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La politica e l’informazione, in Italia, si sono adeguate al calciomercato permanente

Si tratta ovunque e di continuo, sia nel calcio che in politica. E’ stato Berlusconi ad iniziare. Per trovare un senso a tutto questo sono state moltiplicate pagine di giornale e trasmissioni dedicate

La politica e l’informazione, in Italia, si sono adeguate al calciomercato permanente

Sulla Stampa Gabriele Romagnoli si sofferma lungamente sul cambiamento avvenuto nel calcio mercato e su come la vita pubblica italiana, dalla politica all’informazione, si sia adeguata nei ritmi e nelle modalità a questa “attività di frenetico mercimonio” riservata ai calciatori.

Il calciomercato inizia ufficialmente domani, scrive Romagnoli. In realtà non si è mai smesso di parlare delle ipotesi di acquisto dal calciomercato dell’anno scorso. Prima gli affari si chiudevano all’Hotel Gallia di Milano, dove i manager si riunivano per le contrattazioni. Oggi è diverso.

“È una fiera permanente”.

Le trattative vanno avanti di continuo, ininterrottamente, su siti e giornali.

“Si tratta ovunque, negli hotel di Baku, su spiagge greche, negli yacht ormeggiati in Costa Azzurra dai nuovi protagonisti del mercato che hanno surclassato i manager delle società: gli agenti”.

Qualcosa di simile, scrive Romagnoli, è accaduto nella politica italiana. Tutto cambia di continuo, tra proiezioni, infografiche e sondaggi. Chi è chiamato ad amministrare fa calciomercato permanente.

“Nulla è consolidato, nessuna squadra: di calcio o di governo”.

Un tempo, in politica, si discuteva nelle piazze o nelle tribune televisive. Ora anche questo sistema è esploso. Il comizio è continuo, si svolge su infinite piazze, sia reali che virtuali.

“La credibilità con cui i leader si rivolgono alle platee è la stessa che hanno i presidenti delle società di calcio. Gli uni e gli altri promettono a getto continuo: la riduzione delle tasse e l’arrivo di un fuoriclasse”.

E’ stato Silvio Berlusconi ad “aprire i vasi comunicanti, utilizzando il calciomercato in campagna elettorale. E viceversa”.

Ad averci rimesso è stata l’informazione.

“Il concetto di notizia si è slabbrato fino a dissolversi. La necessità della verifica è saltata. La verità è stata sostituita non da quella lontana parente che è la verosimiglianza, ma da quella sconosciuta che è l’aspettativa, moglie del desiderio”.

Il caso della Juventus ne è l’emblema, scrive Romagnoli.

“Risulta incredibile che una agenzia di stampa possa aver rimosso i vertici per aver diffuso ora e luogo della presentazione di Guardiola come nuovo allenatore della Juventus (per chi non lo sapesse è invece Sarri, ma per un po’ lo è stato Pochettino, o Inzaghi). Certo, il mercato, quello azionario, che vive di illusioni e non di realtà, si è turbato, il titolo si è mosso, ma se tutte le affermazioni su affari dati per conclusi e mai realizzati avessero portato a provvedimenti per chi ne era autore, le redazioni si svuoterebbero”.

Qualcosa di simile accadrebbe se i politici dovessero pagare le conseguenze delle promesse mai mantenute. Invece viene dimenticato tutto, perché cambia tutto di continuo, non ci sono più né bandiere né ideologie.

“È un gran via vai cui manca una sola cosa: il senso”.

Per cercare di trovare un senso a tutto questo sono state moltiplicate le pagine di giornale e le trasmissioni dedicate.

“Vi proliferano esperti svociati che fanno l’oroscopo delle future formazioni. Anche in quello il calciomercato ha precorso i tempi: le «bombe di Mosca» al Processo di Biscardi valevano le intemerate di Sgarbi e Corona mentre si affronta la situazione politica nei talk show. E ora, signore e signori: chiasso. Quarantatré anni fa Rino Gaetano tracciava un confine alla credulità affermando: «Mio fratello è figlio unico perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone». Ora siamo tutti orfani e disposti a qualunque paradossale baratto, tra la verità e il sogno di una infinita mezza estate”.

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