La Serie A cerca di copiare la Premier con 20 anni di ritardo e punta su un canale proprio e uffici esteri per rivalutare il calcio made in Italy nel mondo
Repubblica parte dall’evidenza dei fatti, 4 squadre inglesi nelle finali delle coppe europee. Non c’è da sbagliarsi, la Premier domina tutti. Compresa la Serie A. È lontano il 1990, l’anno dei Mondiali in Italia, l’anno della seconda vittoria del Milan in Coppa Campioni, l’anno della Samp vincente in Coppa delle Coppe e Juve e Fiorentina a giocarsi la Coppa Uefa. Le coppe ora parlano solo inglese.
Il sorpasso è cominciato nel 1993
Quando la lega inglese decise di staccarsi dal resto del movimento. E affidarsi a due manager provenienti da istituzioni finanziare di primo piano (Barclays Bank e la società di consulenza Ernst & Young)
L’obbiettivo della Premier era quello di trasformare il calcio non più solo in un evento sportivo, ma in spettacolo. Uno spettacolo capace di attirare un vasto pubblico e proprio per questo di essere rivenduto.
Che ci siano riusciti lo dicono le cifre. Nel triennio 2016-19, per i soli diritti tv venduti all’estero, la Premier League si è messa in tasca 4,05 miliardi di euro. Giusto per capirsi, la Serie A ha ricontrattato quelli del triennio 2018-2021 per 1,1 miliardi.
L’Inghilterra ha puntato a riempire gli stadi, abolendo il calcio da divano, infatti non vengono trasmesse tutte le partite della domenica in Tv. In Italia invece lo svuotamento degli stadi parla di un pubblico sempre più abituato al calcio da casa, senza valutare gli introiti della vendita dei biglietti. Va anche detto che mentre in Premier 13 squadre su 20 hanno uno stadio di proprietà, in Serie A si è molto lontani da questo con solo 5 società che possono vantarlo.
La Lega ha annunciato alcune iniziative in tal senso, come il progetto di un canale proprio in partnership con la spagnola Mediapro, si tenta di copiare l’Inghilterra, ma con 20 anni di ritardo.