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Il calcio italiano prenda esempio da quello inglese per non sprofondare nella voragine

Gazzetta e Stampa: per riportare il calcio italiano in vetta bisogna aggiungere modernità alla tradizione. In Italia si salva dal vecchiume solo l’Atalanta

Il calcio italiano prenda esempio da quello inglese per non sprofondare nella voragine

Dopo le due semifinali di Champions abbiamo ancora gli occhi pieni delle immagini di un calcio bellissimo, fatto di emozione, spettacolo, grandi rimonte, gol all’ultimo secondo. Abbiamo scritto per giorni della poesia di vittorie che non ci appartengono, ma che sono rimaste scolpite nella nostra mente per la loro bellezza e imprevedibilità. La bellezza del calcio, quella che te lo fa amare fin da bambino, l’idea che il pallone è rotondo e che tutte le partite, sempre, anche quelle che dai già per perse, possono subire un ribaltone.

Una sensazione di pienezza, quella che ci ha travolti tutti, una riconciliazione con l’idea romantica del calcio come lo abbiamo sempre sognato.

Un calcio, però, che è quello inglese, non il nostro. Anzi, un calcio lontano anni luce dal nostro. Raggiungerne la consapevolezza scava un enorme buco dentro di noi. Quasi la sensazione di un vuoto cosmico.

Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport, “critica” chi ha affermato che le squadre italiane non si sarebbero mai lasciate sopraffare come hanno fatto i ragazzini dell’Ajax perché nel calcio italiano c’è più esperienza.

In parte è vero, scrive, ma non basta la tradizione tattico-difensiva italiana. E l’Ajax lo dimostra, perché è riuscita ad arrivare alla pari con Liverpool, Barcellona, Tottenham, City.

“Ha condiviso il gioco al potere in Europa: difendere attaccando, osare sempre, annullare il fattore campo (quante rimonte esterne…), grande tecnica in velocità, intensità di ritmo, manovra collettiva”.

Adesso tocca al calcio italiano rimboccarsi le maniche e arricchire la nostra tradizione difensiva con sprazzi di modernità.

“Che vuole dire cambiare mentalità di gioco, ma anche migliorare la qualità degli allenamenti e la scelta degli allenatori per arrivare a quell’intensità agonistica, educare i vivai con spirito nuovo”.

Proprio come hanno fatto gli inglesi.

In Italia l’unica squadra che sembra sfiorare il modello anglosassone è l’Atalanta, che sembra “stia spalando terra nella voragine” che rischia di inghiottire tutto il resto.

“Il dio del calcio ogni anno manda giù un diluvio e salva quattro semifinaliste di Champions per indicare il gioco che vuole. Mettiamoci al lavoro se alla prossima pioggia vogliamo salire sull’arca. Altrimenti, con il calcio tattico e camminato dei nostri stadi, ci toccherà nuotare ancora”.

La pensa così anche Tardelli, che sulla Stampa elogia la Premier League, che non ha bisogno della tanto criticata Var e che distribuisce i diritti tv anche ai club più piccoli, dando vita ad un campionato competitivo ed emozionante. Non c’è che da complimentarsi con il calcio inglese, allora, ma anche prendere esempio dai colleghi britannici. La Lega dovrebbe farlo:

“se davvero la volontà è quella di riportare il nostro campionato ed i nostri calciatori sul tetto del mondo. Non sono sempre i soldi che ti permettono di vincere. Le idee, la condivisione, il coraggio e, perché no, la poesia, spesso sono più importanti. La Champions ne è la prova”.

 

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