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Dopo la Boldoni condannata, d’Errico accusa i giornali napoletani che corteggiano il potere

La consigliere di De Luca (ex moglie Ferlaino) condannata per evasione fiscale eppure non sospesa. Il direttore del Corrmezz attacca i giornali che all’epoca si schierarono con la Boldoni (sbeffeggiando il Corrmezz)

Dopo la Boldoni condannata, d’Errico accusa i giornali napoletani che corteggiano il potere

Il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico commenta, sulle pagine del suo giornale, la sentenza di primo grado che ha condannato Patrizia Boldoni, consigliera per i Beni culturali di Vincenzo De Luca, per evasione fiscale.

Il direttore commenta la sentenza in relazione al ruolo istituzionale che la Boldoni ricopre e al fatto che, nonostante la sentenza attenda gli altri gradi di giudizio, la legge prevederebbe la sua sospensione dalla nomina. In vista delle prossime elezioni, d’Errico si pone domande che a suo dire qualsiasi cittadino si porrebbe di fronte alle urne nel dover scegliere il proprio rappresentante. E per il Pd di De Luca il nome della Boldoni al fianco di quello di Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia e assessore alla legalità della giunta regionale, fa a cazzotti. E il silenzio di De Luca (che pure d’Errico definisce cavallo di razza) , già più volte accusato di eccessivo familismo, non porterà alcun aiuto, anzi “temo, favorirà le forze d’opposizione che certamente non meritano questo aiuto insperato“.

Ma più forte del commento politico, arriva quello sulla stampa. Enzo d’Errico riprende e condanna le accuse di De Luca alla categoria (“giornalisti farabutti”) ma ricorda anche l’atteggiamento che ebbe la stampa napoletana sulla vicenda Boldoni.

Attenzione, però: i giornalisti non sono infallibili e talvolta corteggiano il potere in modo mellifluo. Quando, oltre un anno fa, raccontammo in esclusiva i dettagli del caso Boldoni venimmo sbeffeggiati con articoli insinuanti, difese d’ufficio a mezzo stampa, grotteschi retroscena, insomma il peggio della Napoli vischiosa che si erge a moralista quando non ha nulla da perdere e fa un passo indietro appena c’è da metterci la faccia, che applaude i suoi sodali e ringhia contro chi non le appartiene, che flauta i suoi «oohh» davanti a qualunque stupidaggine culturale e gira lo sguardo se chi amministra la cultura evade il fisco. I fatti ci hanno dato ragione. Perché abbiamo fatto il nostro mestiere, nient’altro. Ma eravamo soli. Come capita spesso in questa città quando cammini controvento.

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