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Napoli non ha e non sa cosa sia una borghesia, perciò contesta De Laurentiis

Si confonde il ceto sociale che controlla i mezzi di produzione con i ricchi o i professionisti. Non c’è borghesia e non c’è lavoro. Da qui l’avversione per chi fa impresa

Napoli non ha e non sa cosa sia una borghesia, perciò contesta De Laurentiis

I cori della curva B durante Napoli-Juventus

Domenica sera al San Paolo, la curva B, roccaforte del tifo napoletano più appassionato e sentito, ha inneggiato contro il presidente De Laurentiis per tutto il primo tempo, tralasciando di sostenere i suoi beniamini in quella che da sempre a Napoli è La Partita.

Ma da dove nasce questo astio verso un presidente che, numeri alla mano, ha così ben fatto nella storia della squadra?

Qui inizia il corto circuito che cerca spiegazioni che vanno dall’antipatia personale, al campionato taroccato, fino alla socioeconomica della mancanza di soldi.

Allora ho provato a pensare perché in una città dove le cose funzionano malaccio e le imprese scarseggiano, un imprenditore viene combattuto.

L’avversione per chi fa impresa

La prima cosa che che mi è venuta in mente è la retorica della Borghesia napoletana incapace, indolente e lontana dalla realtà, persa nei suoi party, i suoi giri in barca e sulle isole.

Qui ho iniziato a farmi un’idea apparentemente lontana, complessa, stramba ma in realtà forte ed evidente: Napoli non sa cos’è ma soprattutto non ha una sua Borghesia.

Qui si spiega l’avversione a chi venendo da fuori, quindi con l’aggravante dello sberleffo, fa impresa e ci riesce, pure bene anzi benissimo.

Il termine Borghesia, nella sua accezione marxista, quella che conta, indica quel ceto sociale che controlla i mezzi di produzione e distribuzione e sfrutta per i suoi fini il proletariato.

Qui troviamo i due elementi centrali, per primo la confusione di indicare i ricchi con il termine Borghesia anche quando vivono di rendita o sono semplicemente professionisti, commercianti. Secondo il Lavoro, quello che non c’è, quello di cui Napoli ha fame e che è la vera tara di questa terra.

La questione Lavoro

Fa comodo descrivere Napoli come un Paradiso abitato da Diavoli, assolve dall’affrontare la questione Lavoro. Fa comodo sia a quella parte del Paese che ha condannato il Sud privandolo della possibilità di svilupparsi, mancando banche territoriali, ferrovie, aeroporti, non sfruttando i porti che pure per posizione dominano il Mediterraneo. Arrivando all’assurdo che la regione più ricca d’Italia risulti di fatto la più povera e spopolata (la Basilicata è il nostro Kuwait, strano a dirsi eh?). Ragionare su questo fa paura perché mette in discussione le fondamenta del Paese sin dalla sua unità. Meglio parlare del passato, come si usa al Sud, o negare l’evidenza come fa il Centro-Nord che ricavandone capitali, forza lavoro e mercato di sbocco ha ben chiari i suoi interessi.
Di fatto l’impresa dal Sud è costretta a emigrare per trovare credito e infrastrutture che le permettano di crescere.

Quindi la Borghesia, intesa come classe sociale capace di trainare il territorio producendo ricchezza, sponsorizzando la politica secondo gli interessi del territorio e offrendo opportunità di lavoro, semplicemente è assente, è emigrata, è altrove.

Quindi di che si parla e si scrive quando si cita la Borghesia napoletana?

Il Lavoro, il grande assente a Napoli e in tutto il Regno fa il resto. Se mi devo arrangiare per sopravvivere, il limite tra lecito e illecito diventa labile, se non inopportuno, e a quel punto il gioco dei Diavoli in Paradiso è servito su un piatto d’argento, inoppugnabile, anche perché alla fine quella illegale diviene la prima industria senza concorrenti, senza altre alternative che emigrare.

Qui scatta l’effetto valanga, perché per emigrare bisogna avere iniziativa. Infatti i primi ad andarsene sono proprio gli imprenditori che cercano condizioni favorevoli a sviluppare il loro business, con loro va via l’iniziativa ma anche i capitali e il Lavoro. Così le forze migliori scompaiono seguendo le opportunità e si crea un deficit sociale incolmabile, anzi che viene riempito da quelli che restano, che necessariamente avranno altre caratteristiche, per lo più mancheranno di quelle di coloro che sono emigrate.

Allora diventa chiaro perché il proletariato fischia contro, vuole lavoro, illegale ma lavoro.

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