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Cari del Napolista, oggi siete saittella illuminista

Dopo Inter-Napoli Zambardino in aperto dissenso di linea. Ci vorrebbero analisi più faziose e passionali, meno razionali.

Cari del Napolista, oggi siete saittella illuminista

Saittella Index 2019 = 30 (4 gennaio)

Amici della Saittella, potremmo cazzeggiare a lungo su Napoli-Bologna e sui fessi che continuano a ripetere il mantra “il Napoli gioca male”. Per tacere di quelli che “Ferlaino avrebbe portato Ronaldo a Napoli”.

Si potrebbe filosofeggiare un po’ su un pubblico che ormai ha assunto la presunta estetica e non il risultato come punto di riferimento del proprio giudizio – dimenticando alla grandissima la noia mortale e la prevedibilità del bel gioco, quando ce l’avevamo. Ma non mi va.

Vaffanculo Index

Vado di prima persona, depongo la finzione della Saittella, ci ho pensato otto giorni, dalla notte maledetta del 26 dicembre. Perché ci sono notti nelle quali avviene tutto e tutto entra in gioco: la cronaca nera, l’antropologia di un paese, la cultura degli arbitri e quella della squadra, e quella di chi osserva e scrive. E magari pensa di essere fuori della mischia ma è invece una parte della mischia. Come è capitato in quelle ore al Napolista. E con lui ha fatto rumore il fallimento del pubblico perbene.

Mi verrebbe da ribattezzare questa puntata Vaffanculo Index. Ma poi siamo amici, non mi va. Procediamo con calma e non perdiamo la bussola: il dopo Inter-Napoli è il successo finale del Napolista, che di fatto ha tracciato una strada di analisi che altri media nazionali e anche Carlo Ancelotti è sembrato seguire. E io Carlo Ancelotti non lo discuto, non solo, ma quando minaccia di far uscire la squadra come risposta agli insulti io lo adoro. Ma posso dissentire da lui, sì? Ma più che dissentire, io faccio un altro mestiere, sono in un’altra posizione.

Gli incidenti

Dunque, i nodi di San Siro: gli incidenti in strada. È la parte più facile del pezzo. Noi non c’entriamo niente con quelli che si ammazzano fuori dallo stadio, no? E non lo so. Non so quanto siamo tutti d’accordo che tutte le componenti ultras devono essere bonificate e trasformate in tifo civile. Ma lasciamo perdere.

La notte dei buu

Lode a Sky che nei giorni successivi al 26 ha fatto ascoltare più volte i boati di scherno verso KK ed ha sottolineato gli errori di Mazzoleni. Non erano “pochi deficienti” a urlare. Era mezzo stadio. Era l’antropologia feroce e vile di questo paese, cattolico di nome e carogna di fatto. Ma qui ci interessa un’altra cosa. Non solo Mazzoleni sbaglia le procedure, ma assume già davanti a questo fenomeno l’atteggiamento che porta Koulibaly all’errore dell’applauso. La sua, di Mazzoleni, è la più raffinata delle cattiveria, quella che usa il potere per creare il criminale e punirlo, alleandosi con l’ingiustizia che questi patisce. Roba da polizia dei Miserabili di Hugo.

E questa volta è toccato a Sky parlare di Mazzoleni. Va be’ capisco che Ancelotti e la società non lo hanno fatto, ma esistono ruoli e ruoli. E un giornale che vive nel cuore del tifo e della cultura sportiva, ha un altro ruolo rispetto a tecnico e squadra. Non teorizza la assoluta correttezza del comportamento di Mazzoleni solo perché bisogna essere inattaccabili e nel pieno rispetto dei regolamenti.

Il crollo dei nervi

Ahhh quante pippe qui, da parte di illustri commentatori, teorici della tenuta nervosa dal profondo delle loro poltrone appesantite da struffoli e insalate di rinforzo. Intendiamoci: il problema della tenuta nervosa esiste. Immagino che Ancelotti – lo ha anche fatto capire pubblicamente – se ne sia molto doluto con la squadra, che a un certo punto non si teneva più le budella in corpo.

Ma i ruoli esistono: l’allenatore può anche pensare di avere una squadra da sottoporre al lavaggio del cervello. La società può anche multare uno che dalla panchina va dritto verso l’arbitro per mettergli le mani addosso. Facciano. Ma io, tifoso, vedo un’altra scena: vedo una squadra provocata allo stremo e sconfitta solo grazie a un’espulsione che permette all’avversario di inserire una punta in più.

E’ sbagliato? Sono le emozioni di me-tifoso, che fondano la mia cultura sportiva, una cultura tifosa. E’ la mia visione dei fatti. Senza che questo significhi mettersi a blaterare di essere campioni morali perché gli altri rubano. Per me fanno fede gli annuari, non sono neoborbonico pallonaro e riconosco alla Juventus di vincere anche per merito. Anche. Il discorso tifoso si distribuisce lungo un arco molto lungo di posizioni. A un estremo ci sono gli ultra e il professor Clemente di San Luca, all’altro estremo Il Napolista. E noi in mezzo, a bagnarci sotto la pioggia delle incertezze, mentre voi vivete delle vostre certezze e ancora pensate che il giornalismo e la scrittura siano una missione didattica che cambia il mondo. E non una cronaca della vita e dei suoi patimenti, delle sue passioni (che non sono i patimenti) e della sua razionalità. Che è umana solo se vive nel brodo delle emozioni.

Riscoprite la passione

Cari del Napolista, dico a quelli che ci credono, non a quelli che lo usano per andare “avanti”: riscoprite la passione. Non siate la saittella illuminista di oggi, perché oggi lo siete. Rendetevi conto che il vittimismo è certo un errore ma che, come diceva il grande Andy Grove, fondatore della Intel “Anche i paranoici hanno veri nemici”.

Pensateci quando vedete arbitrare certi signori. Il delirio ha sempre un nocciolo di realtà. Altrimenti diventa tutta una predica fredda, fatta da sacerdoti celibi che ogni volta che parlano “insegnano”. Fottetevi voi e i vostri insegnamenti. Per me “Wrong or Right, my Side”. Che sbagli o sia nel giusto, è la mia parte. Il Napoli.

Post Scriptum

Grazie a Massimiliano Gallo per la libertà di scrivere ciò che penso. L’autore qui è a fine corsa: non deve fare carriera. Riconosce solo i legami di amicizia e di tifo. Perché siamo tifosi del Napoli, no? Lo siamo?

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