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Ancelotti sta curando il nostro sconfittismo

Lo so, basta uno scherzo di Gattuso e la Saittella si riapre. Ma l’allenatore sta risanando anche la città chiacchierona. Intanto sono tornati i bagarini

Ancelotti sta curando il nostro sconfittismo

Saittella Index a meno trenta

Caro Massimiliano, sono talmente felice ed euforico che vorrei scrivere questo pezzo in italiano e non in inglese, come spesso mi accade, che tu poi lo devi pure tradurre.

1) Il Saittella Index è a quota – 30, cioè meno trenta, e tutti ricorderanno chi i numeri negativi sono in realtà quelli positivi, non ci sono veleni in circolazione nell’ambiente e anzi il “sentiment” è roseo, sereno, sorridente. Condizione fragile, che qua basta che Gattuso ci faccia uno scherzo a San Siro e il coro delle cicale riparte come alle sette di mattina di luglio in una pineta del Tirreno. E qui vorremmo dire alle cicale: ma non vedete che Carletto ci ha sottratto alla tirannide del risultato? Non lo vedete mentre con le parole cura il nostro sconfittismo peraltro storicamente fondato? Carletto sta cambiando anche voi. Prendete una sosta, respirate l’aria tersa del mare e la finezza del Maestrale. La vita è bella, anche senza un Palazzo da conquistare. Soprattutto quando si ha un allenatore che in due parole il Palazzo lo mette in crisi come un formicaio scoperchiato.

2) Questa settimana non ho ancora letto di scrittori o intellettuali che denunciano la mancanza di un “centravanti da trenta gol”. Il risanamento ancelottiano anche questo sta curando: la città chiacchierona, fatta di medici, avvocati, professori e romanzieri che, tutti passati da Coverciano, mettono becco dentro i problemi di una squadra, per lo più sul presupposto che gli altri sbagliano e loro hanno ragione. Via, sciò, quando tutto questo sarà scomparso saremo un pubblico migliore. Sarà il momento nel quale Armando De Martino, autore di “La Musica di Sarri”, grazioso libretto, scriverà il seguito: “La Canzone di Carlo”, con prefazione del professor Clemente di San Luca, intitolata: “La Grande Mitezza Dorotea”.

Uno stadio da 35-40mila spettatori è già tanto

3) Diciannovemila: tanti eravamo domenica sera. E io concedo tutto, il freddo, la pioggia, l’influenza che impazza, il problema non marginale che il lunedì di solito si lavora e tutto quello che volete: ma diciannovemila per quella partita significa una cosa sola, che uno stadio da 35-40 mila posti è già tanto per Napoli e che bisognava lasciare il “cesso”, o come altri lo definiscono “il tempio”, a De Magistris e al suo assessore dialettale e andarsene altrove – N.B. questo parere è personale, come tutto il pezzo, non è la posizione del Napolista, o come lo chiamano i tifosi veri, “Il Papponista”.

4) Ohhh a proposito del Pappone. Questo viaggio a Parigi preoccupa. Non perché potrebbe scoppiare da un momento all’altro la guerra con la Francia e lui essere internato in un campo sui Pirenei con baracche non riscaldate, no, non è con i farinielli che si fa la storia. No, ma scusate, stiamo vendendo Allan? Confesso che la mano trema sulla tastiera al solo scrivere questa frase. Ma se dovesse succedere speriamo che il Pappone Pappi al Massimo (noi vogliamo che il Pappone Pappi moltissimo). Così almeno facciamo i soldi e amen, pure noi, in nero. Di KK non parlo. La sola idea che possa essere alienato mi fa riaffiorare le sconfittismo e l’amore per la bandiera azzurra invece che per i fatturati. Del resto dovete sapere che per il direttore del Napolista io “mi sono girato” e merito un’adeguata rappresaglia. Spero che consista in sfogliatelle, possibilmente frolle, posso mangiarne anche otto senza problemi.

A cena con Carletto

5) Confesso una mia aspirazione. Premetto che rifuggo da qualsiasi presenzialismo, foto e tribuna. Potrei andare in tribuna stampa ma mi pago il biglietto, ma una cosa la desidero tanto. Vorrei andare a mangiare, a pranzo, con Ancelotti. Non solo perché vorrei dimostrargli che in quanto a “sfùnnolo” (traduzione: appetito vorace e inestinguibile) lui non è nessuno, ma soprattutto per fargli una domanda: “Ma durante le interviste, che parli sempre un po’ impastato e sembra che tu abbia una cosa in bocca, che ti succhi?”

Il ritorno dei bagarini

N.B. Una domanda a forze dell’ordine e società: vi sarà noto che attorno allo stadio ci sono dei bagarini. Li nota chiunque passi, anche perché sono loro ad avvicinare i passanti per offrire il biglietto. La domanda è: ma dato il complicatissimo meccanismo di vendita, come è mai possibile che si possano vendere biglietti non nominativi? Dov’è la talpa che apre un buco nel sistema?

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