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Dobbiamo stare tutti con Ancelotti: il razzismo stadio per stadio

Una triste quanto vergognosa cronaca degli ultimi anni. L’allenatore del Napoli ha riportato il tema al centro del dibattito: nessuno si tiri indietro

Dobbiamo stare tutti con Ancelotti: il razzismo stadio per stadio

L’appello di Ancelotti

Povera giustizia sportiva, che deve tradurre in linguaggio burocratico e giurisprudenziale quello che succede sugli spalti. Prendiamo ad esempio quella ignobile giornata allo Stadium di Torino del 29 settembre scorso, quando i tifosi della Juventus se la presero con il Napoli e i napoletani, ed ebbero solo una giornata di chiusura della curva che riempirono con gli spalti offerti ai ragazzi.

La sentenza del giudice sportivo comminò una giornata di chiusura della curva appunto e un’ammenda di 10.000 euro «per cori insultanti di matrice territoriale, reiterati e aggravati dalla recidiva specifica nei confronti dei sostenitori del Napoli. Cori preceduti al sesto minuto del secondo tempo da coro discriminatorio di matrice evidentemente razziale nei confronti di Kalidou Koulibaly».

Ricordate l’allenatore Allegri che disse di non averli sentiti quei cori? Centocinquanta chilometri più in là, al San Siro di Milano, il 20 ottobre del 2013, durante la partita Milan-Udinese dalla curva della squadra di casa si levò un deciso «Noi non siamo napoletani», seguito da «Senti che puzza… scappano anche i cani». Dopo che lo speaker invitò i tifosi a non intonare questi cori, al 15esimo della partita, dal settore ospiti, i tifosi dell’Udinese risposero con un «noi non siamo napoletani».

Si fa fatica a tenere il conto di tutti gli episodi da censurare negli stadi. Insomma, l’appello di mister Carlo Ancelotti ha validi motivi per essere sostenuto. C’è bisogno di una “rivoluzione culturale” per cambiare il clima negli stadi. Le società, i giocatori, il mondo del calcio, gli stessi sportivi devono isolare i tifosi violenti. Violenti non solo nei comportamenti ma anche con le parole.

Sarà dura, ma bisogna provarci. E la sfida di Ancelotti ha già una verifica in tempi brevi. A Bergamo, il 3 dicembre per Atalanta -Napoli. Se i tifosi locali dovessero intonare cori razzisti e offensivi, ha avvertito Ancelotti, il capitano del Napoli si rivolgerà all’arbitro per chiedere la sospensione della partita, come prevede il regolamento.
Bergamo purtroppo sì è già distinta per i cori razzisti contro il Napoli. Nel campionato scorso, il 21 gennaio, i tifosi dell’Atalanta se la presero con Koulibaly.

I milanisti inveiscono contro il Napoli anche quando giocano contro un’altra squadra. Che dire degli juventini che giocando contro il Sassuolo non trovano di meglio che intonare «Napoli usa il sapone»?

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Kalidou Koulibaly Photo Matteo Ciambelli

I cori contro i neri: Koulibaly, Matuidi e tanti altri

Ma anche i giocatori della Signora non vengono risparmiati, come Matuidi finito sotto una valanga di cori razzisti dai tifosi del Cagliari. Naturalmente è il colore della pelle che scatena l’odio. Una ricerca sul web. Anno 2011. La piazza, anzi la curva è quella del Verona. Il 9 maggio tocca a un giocatore di colore del Lumezzane a essere il bersaglio. Il 26 agosto uno del Pescara, il 9 ottobre tocca a un nero del Torino. Il 4 dicembre a Monza, il bersaglio è un giocatore nero del Como.
Insomma l’inferno, in Italia, si manifesta quasi ogni domenica. Il 4 marzo del 2012 il giudice sportivo nel suo provvedimento stabilisce che la Lazio deve pagare una ammenda di 20.000 euro perché «suoi sostenitori, nel corso della partita Roma-Lazio, hanno indirizzato reiteratamente a un calciatore della squadra avversaria (Juan della Roma, ndr) grida e cori costituenti espressione di discriminazione razziale».

È il giocatore nero che scatena gli odi razziali. Il 25 marzo si gioca Juventus-Inter. Le ingiurie razziste sono rivolte agli interisti Maicon e Obi. Sempre gli juventini se la prendono l’11 aprile del 2012 contro un nero della Lazio.
Per la par condicio ecco un episodio in provincia: il 10 novembre si gioca Belluno-Giorgione. Verso “scimmiesco” nei confronti del calciatore del Belluno Stephane Acka.
22 dicembre del 2013. Inter-Milan. Entrando nel merito della discriminazione razziale, i tifosi interisti «hanno rivolto il verso scimmiesco» ai giocatori del Milan De Jong, Balotelli e Muntari.

A San Siro, una settimana prima, il 16 dicembre, i tifosi della Roma si sono esibiti nella peggiore manifestazione razzista contro il Milan. Scrive così il giudice sportivo che ha chiuso la curva sud della Roma per una partita: «la maggior parte dei circa 1700 sostenitori della Roma intonava più volte il coro “Rossoneri squadra di neri” nonché numerosi ed intensi “buuu” verso il calciatore del Milan Mario Balotelli».

Mbaye Ibrahima del Livorno è la vittima designata dei laziali il 15 dicembre del 2013. Fabinho, del Perugia, il 24 novembre, è stato bersagliato dai tifosi dell’Ascoli con ripetuti «buuu». Deve essere lo stesso gruppo che un mese prima, il 27 ottobre, ha insultato e offeso un giocatore di colore del Lecce.

Anche i giudici della Uefa si sono dovuti occupare delle manifestazioni razziste negli stadi italiani. Durante Lazio-Varsavia, il 19 settembre del 2013, i laziali si sono prodotti in ripetuti cori razzisti. La Geremia successiva è stata giocata con la curva Nord chiusa.

Repubblica

Matuidi

I campioni juventini Pogba e Asamoah sono stati gli obiettivi dei cori razzisti di tifosi interisti nella partita del 14 settembre. E tre juventini di colore sono stati bersagli dei laziali il 18 agosto sempre del 2013.
Il 12 maggio del 2013, le cronache registrano che l’arbitro di Milan-Roma ha sospeso l’incontro per un minuto per i cori razzisti dei romanisti contro i giocatori di colore della squadra di casa.

Solo 7500 euro di multa al Como per i cori “scimmieschi” dei suoi tifosi, il 7 aprile del 2013, contro un giocatore di colore del Treviso. I razzisti creativi hanno partorito il 24 febbraio di quell’anno per Inter-Milan, ben 15 banane gonfiabili dedicate a Mario Balotelli, bersaglio naturalmente di improperi razzisti. Sempre a Balotelli (e a Boateng) sono stati rivolti cori razzisti dai tifosi dell’Atalanta, il 27 gennaio del 2013.

Viene da dire finalmente quando i cosiddetti cori “scimmieschi” si materializzano a Trapani, durante Trapani-Spezia, il 29 novembre del 2014. Un gruppo di tifosi dello Spezia rivolgono a un calciatore nero del Trapani le seguenti offese razziste: «negro, africano di merda». Ai tifosi del Trapani, invece: «Brave scimmie, scimmioni». Verona-Napoli del 12 gennaio del 2014. È Koulibaly la vittima dei cori “con il noto verso scimmiesco” dei veronesi.

Zoro nel 2005, durante Messina-Inter, decise di abbandonare il campo per protesta contro i cori razzisti degli interisti nei suoi confronti

Boateng

Questa non vuole essere solo una brutta cronaca dell’Italia bestiale che va in scena negli stadi. Un segnale positivo di reazione c’è, c’è stato. Come una clamorosa protesta di calciatori che ha segnato una cesura con il passato. Il primo gesto dopo l’isolata protesta di Zoro nel 2005 in Messina-Inter.

«Il 3 gennaio 2013, nei primi minuti della partita amichevole tra il Milan e la Pro Patria, Kevin Prince Boateng – si legge sulla pagina Wikipedia dedicata al campione del Milan – fu bersaglio, insieme ai compagni di squadra Sulley Muntari, Urby Emanuelson e M’Baye Niang, di cori razzisti da parte di un piccolo gruppo di tifosi locali. Boateng, irritato da un simile comportamento, prese il pallone con le mani e lo calciò contro gli spalti in direzione di coloro che si erano resi protagonisti di tale gesto per poi uscire dal campo rifiutandosi di continuare a giocare, appoggiato con convinzione dalla sua squadra e da quella avversaria. L’intero stadio ha applaudito durante l’uscita dal terreno di gioco dei giocatori, mentre il capitano del Milan Massimo Ambrosini, portatosi a centrocampo, ha chiesto e ottenuto di sospendere la partita al 26º minuto del primo tempo».

La reazione a quei cori razzisti ha rappresentato per la prima volta una protesta dei giocatori. Che si è ripetuta, per esempio, un’altra volta nel corso di Sampdoria-Napoli il 13 maggio scorso, quando al 31esimo del secondo tempo l’arbitro ha sospeso per tre minuti l’incontro, dopo che i tifosi della Sampdoria avevano ripetutamente offeso gli ospiti intonando «Oh Vesuvio lavali col fuoco».

Purtroppo può succedere che anche un giocatore insulti con frasi razziste un avversario. Il 9 marzo del 2014 si è giocato Atalanta-Verona. Un giocatore dell’Atalanta è stato squalificato per dieci giornate per aver rivolto a un giocatore del Verona l’epiteto: «Alzati vu cumprà».

Boateng quando abbandono il campo in Pro Patria-Milan

Il 28 settembre del 2014, durante Este-Correggese, Ernesto Bonazzoli (ex Sampdoria e Padova) ha rivolto offese razziste nei confronti dell’arbitro marocchino e per questo è stato squalificato per dieci giornate.
Ancora Balotelli vittima di offese razziste a Cagliari, il 26 gennaio del 2014. Il 4 maggio, offese dagli interisti. Persino a Coverciano, il 21 maggio uno sconosciuto ha gridato rivolto a Balotelli: «Negro di merda»

Cinque anni dopo l’episodio Boateng, è l’allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti, a lanciare l’allarme per il razzismo negli stadi, dando uno scossone alle sonnolente istituzioni e società sportive, proponendo al popolo dei tifosi di calcio di reagire opponendosi alla deriva razzista. Ancelotti non se la prende solo con gli “altri” ma anche con i “propri” tifosi: basta offendere gli avversari, mai più un coro razzista negli stadi.

Nello scorso campionato, su diciannove partite giocate in trasferta ben dodici sono state funestate da cori razzisti e le società che ospitavano il Napoli sono state sanzionate dalla giustizia sportiva con ammende o chiusura delle curve per almeno una partita in casa.

Ancelotti chiede oggi coerenza ed efficacia nelle iniziative della giustizia sportiva per fronteggiare il dilagare dei cori razzisti, come aveva chiesto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, alla fine del campionato scorso, non ritenendo più sufficiente solo la multa o la chiusura di una curva.

Antisemitismo

Nell’archivio dell’Osservatorio Antisemitismo è ricordato l’episodio di un gruppo di tifosi laziali che mentre andava allo stadio Olimpico, il 15 aprile scorso, intonava «Anna Frank è della Roma». E il 30 marzo del 2013, durante Lazio-Catania, si è sentito il coro «giallorosso ebreo».

Antisemitismo, contro i giocatori neri – bersagliatissimo è il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly  – e contro le squadre del sud, il Napoli in particolare.

In questa cronaca dell’Italia bestiale succede anche questo. Durante Juventus-Torino, in occasione della diretta televisiva su Rai 2, lo juventino Benatia – in collegamento – ha sentito dall’auricolare insulti razzisti (“che cazzo dice questo marocchino di merda”). Benatia ha sporto denuncia contro ignoti. «Sei uno zingaro», un gruppo di tifosi dell’Atalanta l’ha gridato rivolto al giocatore dell’Empoli Livaja.

Tutto quello che succede sugli spalti durante le partite di calcio che abbiamo cercato di ricostruire in questo articolo, inquina il rito magico dello stadio. Magico perché per novanta minuti si ritrovano intere famiglie sugli spalti, con ragazzi, madri e padri. Una giornata particolare di allegria, si trasforma in una lezione di odio e razzismo. Ancelotti propone di invertire questo clima. Speriamo che l’appello non rimanga inascoltato.

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