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Con i soldi pubblici Bagnoli in trent’anni ha prodotto solo conflitti, interessi (e rendering per i giornali)

Quel poco che c’è, funziona grazie a iniziative estemporanee dei privati. Intanto grazie a Fico c’è la prima saldatura tra de Magistris e nuovo governo

Con i soldi pubblici Bagnoli in trent’anni ha prodotto solo conflitti, interessi (e rendering per i giornali)

La nomina di Floro Flores

La nomina di Francesco Floro Flores a commissario di Bagnoli dopo che l’ennesimo Salvatore – Salvo per gli amici – della Patria saluta e se ne va senza aver scalfito nemmeno in superficie lo splendido isolamento dell’area ad ovest di Napoli ha già fatto versare fiumi di parole ed inchiostro. Oggi si mette sotto accusa il conflitto di interessi riconducibile all’imprenditore napoletano chiamato a “governare” un’area che nell’ultimo trentennio ha generato solo conflitti e interessi. Ad onor del vero il “senso dello scuorno” avrebbe dovuto indurre al silenzio buona parte dei critici anche se il governo avesse nominato commissario Jack lo squartatore o Al Capone.

Comprendere quello che dalla seconda metà degli anni Novanta è accaduto in quella zona che avrebbe dovuto essere la fonte meravigliosa dell’economia napoletana dopo la dismissione industriale, è complicato come tentare di capire lo schematismo trascendentale di Kant. Ai limiti della realtà. Difficile, se non impossibile, anche solo intuire come sia stato possibile bruciare miliardi di lire e milioni di euro negli altiforni spenti.

Con i soldi pubblici ed i manager pubblici sono stati prodotti solo rendering buoni per essere pubblicati sui giornali o sui siti web mentre in quell’area tutto quello che non è rimasto sulla carta – a parte l’immenso parco giochi di Cavalleggeri inaugurato a suo tempo e mai aperto – è stato realizzato con iniziative estemporanee dei privati. Gli esempi si sprecano. C’è un porto turistico che viene montato e smontato in pochi giorni, con efficienza tutta cinese, un approdo che tra maggio ed ottobre ospita migliaia di imbarcazioni: dal piccolo gommone al lussuoso yacht. Il mare che bagna la scogliera di Nisida, a causa del gioco delle correnti, è una delle acque più pulite del golfo ed è stata “attrezzata” per chi ama nuotare, mentre laddove la costa è inquinata, le piscine o le docce dei lidi dànno refrigerio dall’afa a migliaia di cittadini durante tutta l’estate.

I locali che si affacciano senza soluzione di continuità su via Coroglio hanno di fatto trasformato questa strada in una leader mondiale dell’industria della movida. Qui l’indotto del by-night fornisce pane e companatico a quei ragazzi di periferia, magari nipoti di operai siderurgici, che preferiscono vivere sul sottile filo che separa il legale dall’illegale piuttosto che emigrare verso il nord per fare i camerieri o i manovali.

Le dolenti note iniziano nell’area interna. Un deserto industriale che nel passato è servito anche come discarica d’emergenza durante la crisi dei rifiuti e dove la sola proposta progettuale di localizzare Città della Scienza dopo l’incendio ha causato risse istituzional-scientifiche ai massimi livelli.

In attesa che il commissario assuma il controllo dell’area, un primo risultato di questa nomina è evidente. Nell’ex collegio rosso di Bagnoli-Fuorigrotta, che alle ultime politiche ha eletto l’attuale presidente della Camera Roberto Fico, sul nome di Floro Flores si è saldata un’alleanza tra il sindaco de Magistris e una parte del governo. Un’intesa che suona già come un avviso di sfratto per il governatore De Luca che dichiarando la sua “preoccupazione” non nasconde il rischio concreto di perdere qui la partita delle prossime regionali.

Ma questa, forse, è un’altra storia.

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