La sconfitta con la Roma non pregiudica la lotta scudetto. Resta però una domanda: come avverrà il rinnovamento della squadra il prossimo anno
I rinnovi
La Juventus vince al 93° una bruttissima partita contro la Lazio. Il Napoli perde in casa 4-2 contro la Roma una partita giocata, tutto sommato, sui soliti livelli.
La classifica dice ancora che il Napoli è davanti, ma come sappiamo la Juventus ha una partita in meno da giocare contro l’Atalanta e, al netto del fatto che tutto è possibile, siamo davanti al sorpasso virtuale in classifica, quando mancano 11 giornate al termine e con lo scontro diretto da giocare a Torino.
Il patto scudetto
Tornando, però, alla stagione in corso, va fatta qualche considerazione.
Siamo usciti dalla Champions in un girone non irresistibile, abbiamo ceduto il passo all’Atalanta in Coppa Italia e al Lipsia in Europa League quasi con sollievo. La società è stata pressoché ferma sul mercato in entrata sia ad agosto che a gennaio, mentre ha lasciato andar via un bel po’ di giocatori che Sarri non considerava utili alla causa.Il risultato di questo modus operandi (e degli infortuni a Ghoulam e Milik) è stato una rosa considerata da tutti troppo corta per affrontare tre (ma anche due) competizioni ed ha rafforzato il convincimento che valesse la pena puntare tutto sul campionato.
L’obiettivo è ancora alla portata. Probabilmente si lotterà con la Juventus punto a punto fino alla fine o, almeno, fino allo scontro diretto.
Il Napoli ha poco o niente da rimproverarsi
Il Napoli, d’altra parte, ha poco o niente da rimproverarsi. Sta viaggiando ad una media punti che negli altri campionati europei ci consentirebbe di festeggiarne la vittoria matematica tra una manciata di giornate, ha macinato record su record, soprattutto in trasferta dove non ha mai perso ed ha pareggiato solo una volta. In Italia, tuttavia, tutto questo non basta, visto che la Juventus non pare sazia dei sei scudetti di fila conquistati, né distratta dal sogno Champions League.
Le incognite per il futuro
La squadra che oggi sta lottando strenuamente per il titolo è figlia in parte dell’epoca Benitez, in parte della campagna acquisti che seguì la cessione di Higuain.
La decisione di puntare esclusivamente allo scudetto quest’anno ha avuto due ricadute: la prima sull’immobilismo sul mercato, la seconda sullo scarso rendimento nelle coppe.
Ora questo meccanismo pare essersi fermato, il Napoli sta continuando a rinnovare i contratti dei propri pezzi pregiati e, di conseguenza, sta investendo poco o niente sul rinnovamento.
L’età media cresce e il ranking peggiora
Il Napoli può permetterselo?
Il Var
Un’ultima considerazione, estranea al ragionamento di cui sopra, riguarda il meccanismo conservativo messo in atto dal calcio italiano nei confronti del VAR.
L’aveva voluto fortemente Tavecchio. Ad inizio campionato ha suscitato molte polemiche fondate, sostanzialmente, non sulla sua efficacia (indiscussa) ma su elementi emozionali (l’attesa per la decisione, l’autorevolezza dell’arbitro…). Polemiche che erano sembrate da subito pretestuose e fuori dal mondo, specialmente dopo che la decisione di estendere il VAR a tutte le competizioni sta per essere presa (a cominciare dai prossimi Mondiali in Russia).
In Italia, invece, dopo l’abbandono di Tavecchio, c’è stata una retromarcia clamorosa. Di fatto si usa sempre meno. In alcuni casi il mancato ricorso al Var ha avuto del clamoroso. La sensazione è che la classe arbitrale abbia fatto quadrato e abbia deciso di resistere all’innovazione. Se sia una posizione luddista o se sia eterodiretta non possiamo dirlo con certezza. Fatto sta che nelle ultime giornate sono tornati prepotentemente alla ribalta gli errori arbitrali di cui, francamente, non sentivamo affatto la mancanza.