Sconfitta pesante, eccessiva nel punteggio. Adesso squadra e ambiente dovranno avere la forza di reagire e interiorizzare il concetto che non è finita
Allora finì 1-2
Era di marzo anche trent’anni fa. Precisamente, il 6 marzo. Contro la Roma – al San Paolo – il Napoli di Maradona che sembrava facilmente avviato alla conquista del secondo scudetto, subì una sconfitta che fu il primo campanello d’allarme di quel campionato che si concluse col trionfo dei rossoneri di Sacchi. Trent’anni dopo, la Roma torna a far male al Napoli capolista. Allora finì 2-1. Stasera è finita 4-2. Una sconfitta oltremodo pesante, eccessiva. Un risultato che non rispecchia quel che si è visto in campo, almeno come dimensione del punteggio. La Roma comunque non ha rubato nulla, ha giocato una buona partita ed è stata brava e fortunata a sfruttare gli episodi. Il calcio, insomma. Una sconfitta che rischia di lasciare il segno. Su questo si dovrà lavorare molto.
Le romane decisive
Una giornata – la 27esima – che potrebbe essere uno spartiacque per questo campionato. E a essere decisiva è la città di Roma. La Juventus batte la Lazio all’Olimpico all’ultimo minuto con l’unico tiro in porta di 93 minuti: di Dybala. I giallorossi di Di Francesco rimontano gli azzurri che sono andati in vantaggio con Insigne. Adesso il Napoli ha ancora un punto di vantaggio sulla Juventus, ma è un punto virtuale perché la squadra di Allegri deve recuperare la partita con l’Atalanta.
Squadra e ambiente devono reagire
Non si può sparare su questo Napoli, sarebbe da folli e da irriconoscenti. Sono quelle partite che improvvisamente ti sfuggono dalle mani. Mai il Napoli fin qui era stato rimontato, mai il Napoli aveva subito quattro gol in campionato, mai il Napoli di Sarri ha battuto la Roma al San Paolo: un pareggio e due sconfitte in tre stagioni.
Adesso l’ambiente deve avere la forza di capire che nulla è perduto. Una sconfitta non vuol dire obbligatoriamente addio al campionato. Sarebbe da folli mollare adesso. È stata certamente una battuta d’arresto. Un passaggio a vuoto. Ma lo scudetto non era vinto prima di questa giornata e non è perso adesso.
La partita
Sarri rinuncia ad Hamsik febbricitante. Al suo posto, Zielinski. Di Francesco riposiziona Florenzi terzino destro, schiera i tre big di centrocampo e avanti si affida a Dzeko, Under e Perotti. Segneranno tutti e quattro. Doppietta del bosniaco, pareggio di Under grazie a un rimpallo su Mario Rui che ha creato una palombella imparabile, e infine Perotti a difesa azzurra ormai liquefatta.
Il Napoli va subito in vantaggio – al sesto minuto – con Insigne decisamente l’uomo più pericoloso. Classica azione euclidea del Napoli, cross arretrato di Mario Rui per Insigne che in area apre il compasso e disegna un semicerchio che finisce rasoterra in rete. Nel corso della partita, Insigne ingaggia un duello a distanza con Alisson. Non sappiamo nemmeno quante volte Lorenzo abbia calciato verso la porta. Il portiere brasiliano gliele ha prese tutte. Mentre non sempre il Napoli è stato in grado proporre il suo gioco, anche per merito degli avversari.
Il pareggio immediato
Si è capito subito che sarebbe potuta essere una serata storta. Perché la Roma pareggia immediatamente. Alla prima azione. Tutto nasce da un disimpegno sbagliato di Koulibaly, che finisce sui piedi di Jorginho prima e di Strootman, poi carambola su Nainggolan che lancia per Under il cui tiro vi abbiamo appena descritto.
Il Napoli non molla. Ma la Roma è organizzata. Nainggolan segue Zielinski come un’ombra. Su Jorginho va in prima battuta Dzeko, oppure ci pensa Strootman che per il resto attende Allan. È una battaglia a centrocampo. De Rossi e il belga lottano e sono molto mobili. In difesa, Fazio giganteggia. Ed è un gigante velocissimo. Superba la sua prestazione.
A Dzeko piace il San Paolo
Il Napoli prova a snocciolare il suo gioco. Insigne sfiora il gol un paio di volte. Poi, però, è la Roma a passare. Con Dzeko che qui aveva segnato anche lo scorso anno. Stessa porta, sotto la curva B. Stavolta di testa. Al termine della migliore azione della Roma, un fraseggio prolungato che nasce a sinistra e si sposta a destra; cross di Florenzi, il bosniaco salta in testa ad Albiol ed è due a uno per la Roma.
Stavolta il Napoli accusa il colpo. Prova a rendersi pericoloso ma progressivamente impercettibilmente, si affievolisce. Mentre la Roma acquista sempre più sicurezza. I giocatori li ha. Florenzi corre come un dannato, Strootman sbaglia pochissimo. E Dzeko evidentemente al San Paolo si sente a proprio agio.
La ripresa
I giallorossi tornano in campo più ringalluzziti del Napoli. Sono più rilassati, hanno più fiducia nei loro mezzi. Aspettano gli azzurri che cadono anche nella trappola del nervosismo. Il Napoli prova a giocare. e a segnare. Con Insigne due volte, con Callejon che colpisce il palo su corner. Al 65esimo Sarri si affida ad Hamsik.
Ma la Roma sa ripartire. Lo fa una, due volte. E al 73esimo Dzeko sfodera un gran sinistro dal limite dell’area che va insaccarsi sul palo opposto. Qui finisce la partita. C’è tempo per il quarto gol di Perotti e per il secondo di Mertens. Adesso la squadra deve essere in grado di interiorizzare il concetto che non è finita. Da brividi l’applauso finale del San Paolo. Affatto pieno (39mila spettatori, per un incasso di 1.173.692,69 euro), ma chi è venuto a Fuorigrotta ha mostrato grande amore nei confronti di questa squadra che sta disputando un signor campionato.