Ritratto dell’attaccante che a gennaio potrebbe giocare con il Napoli. Una punta certamente non fatta e finita, ma che caratterialmente ricorda molto Sarri
“Preferisco guardare la gente negli occhi”
In un’intervista a Repubblica dello scorso febbraio (quando venne convocato in Nazionale), Roberto Inglese sembrò sinceramente preoccupato per la sfida al Napoli reduce dal Santiago Bernabeu. «È la peggiore squadra da affrontare in questo momento, gioca un calcio piacevole, efficace, sia in casa che fuori, e non è facile prendere le contromisure. Speravamo di trovarla un po’ stanca per la partita contro il Real, ma non sottovalutiamo la loro voglia di reagire». Non ebbe tutti i torti, in effetti: il Napoli vinse nettamente per 1-3, al Bentegodi. Il goal della bandiera lo segnò Meggiorini.
Certo, Roberto non poteva immaginare che di lì a qualche mese quel Napoli avrebbe bussato alla porta del Chievo per chiedere il suo cartellino. Quello che, inoltre, trasparì da quella breve intervista, è l’informazione forse più importante che terremo presente fino al punto finale di questo articolo. Gli fu chiesto come era solito gestire l’ondata di popolarità e la risposta fu chiara e sicura: «Sui social ho solo profili privati, resto in contatto solamente con chi conosco davvero. Preferisco ancora guardare la gente negli occhi, coltivare rapporti veri». Guardare la gente negli occhi, coltivare rapporti veri. Questo, al momento, è l’unico vero link con Mister Sarri e tutto ciò che calcisticamente rappresenta.
Pochi link con la città di Napoli
Di link con la città di Napoli non è ha poi così tanti, contrariamente alla sua città natale, Lucera, e alla sua città adottiva, Vasto. Lucera è una cittadina a nord di Foggia, incastonata in quel mosaico cultural-geografico che è il Tavoliere delle Puglie. In paese si parla dialetto napoletano. I genitori di Roberto Inglese parlano anche napoletano. Vasto è di fatto considerata la prima città abruzzese ad insorgere ai regnanti borbonici, tre giorni prima dell’ingresso di Garibaldi a Napoli. È probabile che Roberto non immagini nemmeno questi collegamenti storici tra le sue città e Napoli, tanto quanto a febbraio 2017 non poteva immaginare che il suo cartellino sarebbe stato acquistato proprio dalla società di De Laurentiis.
“Studio gli altri per rubare a tutti un segreto”
Dopo questo breve cenno storico, ci poniamo due semplici domande per capire, per poter trarre le giuste conclusioni: da dove viene Roberto Inglese e può essere utile al Napoli di Sarri? Una chiara indicazione ce la diede proprio Inglese, in quell’intervista dello scorso febbraio: «Sono una prima punta classica, forza fisica e voglia di sacrificio: in A devi venire incontro al pallone e partecipare alla fase difensiva. Studio gli altri per rubare a tutti un segreto, non ho un modello unico». Che è un po’ come dire “guardare la gente negl’occhi, coltivare rapporti veri” nel linguaggio di campo. Roberto resta costantemente fedele alla sua umiltà intelligente che gli permette di migliorare se stesso, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita.
Cominciò per caso
Comincia a giocare al calcio per caso. Accompagna un amichetto al campo della Pgs dove viene coinvolto negli allenamenti da mister Michele La Verghetta, per puro senso di aggregazione sportiva. La Pgs è la Polisportiva Giovanile Salesiana di Vasto – ha sedi sparse in Italia – ed è famosa per l’attenzione dedicata alla formazione prima fisica e poi tattica dei ragazzi tesserati. Roberto, però, di talento ne ha più dei suoi compagni di squadra che, unito alla preparazione fisica meticolosa, gli vale il primo salto di qualità. Subito, da giovanissimo. Amichevole contro i giovanissimi del Pescara. Goal. Il Pescara chiede informazioni su di lui. Lo tessera. Così, in pochissimo tempo.
Di Francesco il suo primo alleantore
Ora, immaginate un bambino che dopo pochi mesi dall’inizio delle giovanili viene seguito e poi tesserato dalla squadra di cui è tifoso: come si fa a non impazzire di gioia? Come si può non lasciarsi inebriare e ubriacare dalle luci (anche se piccole) della ribalta? Molti si sono persi dopo il primo salto, poi finito nel vuoto. Roberto invece resta allegro e umile, guarda la gente negli occhi e coltiva rapporti veri. Soprattutto, studia gli altri per rubare a tutti un segreto, non prendendo nessuno come modello unico. Sulla panchina di quel Pescara c’è Eusebio Di Francesco – sì, l’attuale allenatore della Roma – che lo fa esordire tra i professionisti, in serie C.
Skills e goal di Inglese, prima stagione tra i professionisti al Lumezzane. Il titolo del video è tutto un dire.
La promozione col Carpi
Di lì in poi comincia il suo viaggio, trasportato dalla girandola dei prestiti. Lumezzane per tre stagioni, poi al Carpi altre due. Alla seconda, conquista la prima storica promozione in serie A della squadra bianco rossa. È qui che fa il suo secondo salto di qualità: «Annata magica, ragazzi presi dal nulla, senza alcuna esperienza, che hanno stravinto il campionato. Correvamo più degli altri, la differenza l’ha fatta la nostra fame. E l’intensità che Castori riusciva a trasmetterci. Non giocavamo un calcio bellissimo, ma non ci prendeva nessuno», dirà poi. Ancora le stesse keyword: guardare la gente negli occhi, coltivare rapporti veri, imparare dagli altri, umiltà intelligente.
Umiltà intelligente
Sono probabilmente queste le caratteristiche che hanno convinto Rolando Maran a stoppare la girandola dei prestiti per portarlo in ritiro con il suo Chievo, nell’estate del 2015. Roberto si dimostra sinceramente riconoscente. Quando, in quell’intervista, gli venne chiesto quanto deve – umanamente e calcisticamente – a Maran, lui non ebbe dubbi: «Molto. È stato il primo a darmi una chance al Chievo».
Continua a ringraziarlo, dopo ogni goal segnato, come a voler manifestare riconoscenza per ogni minuto concessogli, per ogni lezione imparata sul campo d’allenamento. Al suo esordio in una squadra di serie A, gioca molto (26 partite) ma segna poco (3 reti). Credete possa essere un problema per uno intelligentemente umile? Affatto. Al secondo anno al Chievo conquista una maglia da titolare, gioca 34 partite arricchite da 10 reti. Poi, il Napoli che lo lascia ancora un anno a Verona (9 partite e 4 goal ad oggi, in campionato).
Sarri può plasmarlo, ma è utile al Napoli?
Leggendo la sua storia ed osservando la sua carriera, si intuisce come Roberto Inglese potrebbe essere un prospetto ideale da consegnare alla sapiente e, direi, paternale guida di Maurizio Sarri. Sono ben noti i metodi di approccio umano con cui Sarri comunica e lavora con i suoi ragazzi. Plasmandoli, migliorando i loro fondamentali, arricchendo il loro modo di giocare al calcio (vedi Higuaìn e Insigne, tra gli altri). Appunto, come un genitore prende per mano il proprio figlio, accompagnandolo alla soglia della maggiore età, attraverso preziosi insegnamenti impartiti con meticolosa e affettuosa perseveranza.
Se c’è una cosa che Inglese sa fare bene, è migliorarsi. Ma, assodato ciò, in che modo può essere utile al Napoli? Per capirlo, partiamo da un assunto: il Napoli cerca una prima punta vera, da inserire in modo efficace nella turnazione degli attaccanti e per concedersi una variante tattica oltre alle opzioni legate ai movimenti di Dries Mertens. Il secondo passo è fissare un punto di paragone per capire quanto Inglese corrisponda al profilo ricercato dal Napoli: l’ultima stagione completa di Arek Milik, all’Ajax. Certo, l’Eredivisie non è la serie A, per valori assoluti delle compagini e, nel dettaglio, per il valore tecnico delle difese, ma leggere i numeri è sempre un esercizio utile.
https://www.youtube.com/watch?v=5bN4Cgidq7U
Skills e goal di Inglese, stagione 2016/2017
“Devo credere di più in me stesso”
Comparando le stats della scorsa stagione di Roberto Inglese e, come detto, dell’ultima all’Ajax di Arek Milik, si legge la prima differenza sostanziale: 10 goal segnati per il primo, 21 per il secondo. Tenendo sempre presente le diversità dei due campionati, si può, però, leggere una maggiore propensione al goal dell’attaccante polacco. Fondamentale su cui Inglese sta lavorando, come da lui stesso dichiarato in un’altra intervista: «Come migliorare? Primo: devo credere di più in me stesso. Secondo: devo attaccare meglio la porta avversaria e migliorare in fase difensiva. Terzo: segnare di più».
I suoi numeri, paragonati a quelli di Milik
È nettamente differente anche il dato sui passaggi totali effettuati: 368 per Inglese, più del doppio (758) per Milik. Anche qui i numeri sono sufficienti a descrivere una maggior predisposizione del polacco a partecipare alla manovra della squadra, sia in fase difensiva che offensiva. Non a caso sono 25 i key passes di Milik, 10 in più di quelli totalizzati da Inglese. Numeri che ci dipingono un Milik maggiormente disponibile anche alla fase di rifinitura per i compagni, in fase offensiva. Il tutto è impreziosito dalla qualità e dall’attenzione con cui Milik passa il pallone ai compagni: 544 passaggi riusciti per lui, più del doppio di quelli di Inglese (257). Al netto del diverso spessore dei due campionati, dei differenti movimenti di squadra (e del loro peso specifico nei rispettivi campionati) in cui sono inseriti Milik (Ajax) e Inglese (Chievo), la propensione alla giocata precisa è un fattore universalmente riconoscibile, sempre.
Forte di testa e nei duelli in area
I 9 goal su 10 realizzati da Inglese con conclusioni all’interno dell’area di rigore ci dicono che è molto buono il modo in cui attacca gli spazi ridottissimi tra le difese schierate e che i suoi sono movimenti da nove puro. Al pari di quelli di Arek Milik che con i suoi 18 goal su 21 realizzati con conclusioni dall’interno dell’area di rigore, rispecchia appieno le caratteristiche realizzative del “vero nueve”. I numeri dei gol realizzati di testa ci dicono che per Inglese (4 su 10) la propensione alla conclusione di testa è superiore a quella di Milik (6 su 21) che, è evidente, preferisce la giocata di piede (13 goal su 21 sono stati realizzati col sinistro) nonostante la sua altezza.
Per Inglese, dato da non sottovalutare, è maggiore l’efficacia nei duelli in area di rigore: 44,08% di duelli vinti per lui, 37,41% per Milik. Notevole per un giocatore non imponente. Così come importante è l’accuratezza con cui Inglese conclude verso lo specchio della porta: il 55%, 49% quella di Milik. In un campionato come la serie A – e in un gioco strutturato e meticoloso come quello del Napoli – l’accuratezza nei fondamentali è determinante.
In conclusione, non possiamo dire con certezza se Inglese possa effettivamente incidere nel Napoli di Sarri. Quello che, però, possiamo affermare è che il profilo umano è perfettamente plasmabile proprio come piace al nostro allenatore che, con tempi medio-lunghi a disposizione, potrebbe apportare notevoli miglioramenti anche ai fondamentali tecnici. Ma questo lo sa bene lo stesso Inglese, a quanto pare: «Se sei un fenomeno, e non lo sono, devi fare lo stesso molta esperienza». Intelligentemente umile.