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Sacchi: «Il Napoli fa cose contro la storia italiana, Sarri ha alzato il livello culturale»

L’intervista di Sacchi alla Gazzetta: «Insigne ha intuizioni geniali, la caratteristica storica dell’Italia è difesa e contropiede».

Sacchi: «Il Napoli fa cose contro la storia italiana, Sarri ha alzato il livello culturale»
Arrigo Sacchi

L’intervista alla Gazzetta

Arrigo Sacchi, uomo di infinita cultura calcistica. Eppure, anche un uomo ancorato (storicamente) alle sue posizioni (storiche). Anche oggi, nel giorno di Spagna-Italia, non dimentica di lanciare un’invettiva forse troppo severa contro il calcio italiano. Reo, secondo lui, di non aver mai definito il calcio inteso come sport. Una definizione esagerata, spiegata così alla Gazzetta dello Sport: «Pratichiamo questo sport come 2000 anni fa, in stadi simili a quelli degli antichi romani dove, non a caso, si urla “devi morire”. Abbiamo sviluppato agonismo e determinazione feroci che hanno compensato storicamente le nostre lacune. Altrove vincere senza merito non è vincere. La Spagna persegue sempre la perfezione: che essendo irraggiungibile obbliga a didattica e miglioramento
continui».

Ci viene da dire ovviamente: il turning point del calcio spagnolo e italiano è stato l’incrocio tra Milan e Real Madrid, Coppa dei Campioni 1989: «C’era poca differenza e il nostro carattere prevaleva. Loro erano sulla strada giusta, ma inseguivano lo spettacolo individuale. Il salto di qualità dopo che il mio Milan ha dato una lezione totale al Real Madrid: quel giorno hanno capito che il calcio non si interpreta individualmente».

Il modulo come semplice disposizione in campo

La Spagna e l’Italia: scontro di idee, non di sistemi di gioco: «In ogni caso se fosse a 3 sarebbe a 5. Loro hanno due centrali e 2 terzini­ali. Noi 3 centrali e 2 terzini mediani. E se hai tre dietro, siccome i miracoli li fa solo il Signore, hai un giocatore in meno in mezzo. Il sistema diventa un 5­2­3 che può mettere in difficoltà il centrocampo, se non siamo bravi a scalare. L’Olanda ha giocato a tre, ma era sistema difensivo puro. Il metodo migliore è quello che una squadra ha interiorizzato e interpreta in automatico. Ma oggi c’è meno tempo e non esistono più blocchi cui affidarsi, causa stranieri. Se cambi sistema sempre, finisci col puntare sulle individualità. Ventura sta facendo un ottimo lavoro in una situazione complicata. Con quello che ha. Se la nostra caratteristica è difesa, coperti e contropiede, è normale che vi ricorra. Con una tattica prudente avrà il sostegno di tutti, pur sapendo che se perde saranno guai». Questa parte è decisamente più condivisibile.

Sarri e Insigne

Proprio per questo, qualcosa sta cambiando: «È bello quando un tecnico cerca uno stile come in Spagna: lo fa Sarri, ci hanno provato Sousa a Firenze, Di Francesco col Sassuolo, Giampaolo alla Samp. Altri si stanno avvicinando». Per Sacchi, Sarri sembra un’ossessione. Positiva, si intende. Dopo, infatti, lo celebra ancora (per l’ennesima volta): «Il calcio si gioca con la mente più che con i piedi. Il Napoli fa cose contro la storia. Va a Nizza dopo il 2­-0 dell’andata e attacca 90’: pensi se fosse caduto in contropiede cosa avrebbero detto! Ma ha osato. Ha alzato il livello culturale: oggi a Napoli applaudono il terzo posto, stanno con le grandi con un terzo del bilancio. Sarri sta dando uno stile a un calcio, quello italiano, che non ha stile riconoscibile».

Sacchi su Insigne «Il Barcellona non mi sembra all’altezza del Real: perso Neymar, Insigne sarebbe stato perfetto. Il più grande talento italiano degli ultimi 10 anni, ha intuizioni geniali. Deve solo evitare di fare il “furbetto” ogni tanto. Quando non ha voglia di correre. Quando Mertens e Hamsik bloccano i centrocampisti che hanno sbocco solo nel terzino destro e lui guarda indietro, fa chiusure preventive, invece di tentare di portar via il pallone. È un peccato, perché tatticamente è proprio bravo».

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