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Dalle sconfitte si impara e (caro Sarri) anche dalle conferenze stampa

Posta Napolista / Ogni sconfitta porta con sé un insegnamento. E Sarri ha ancora da lavorare sulla comunicazione

Dalle sconfitte si impara e (caro Sarri) anche dalle conferenze stampa

La cultura della sconfitta

Caro Napolista, i miei figli si amano e si riempiono di complimenti. Poi però, quando giocano contro, a pallone o alla console, si prendono a palate. Certe volte mia moglie o io siamo costretti a intervenire per sedare la rissa.
Nei giochi c’è chi vince e c’è chi perde, è lapalissiano. Lo è altrettanto però il fatto che a nessuno piace perdere, e così quel fratello che stimi tanto, quando vince diventa il tuo nemico numero uno. Eccola, l’antipatia del vincente, ed ecco spiegato forse perché noi tutti ci ricordiamo del Napoli di Vinicio o dell’Olanda di Cruijff: perché non hanno vinto una mazza.
La più importante eredità che Sacchi ci ha lasciato in dono è la cultura della sconfitta. Concetto ancora “altro” al giorno d’oggi, giacché è raro trovare qualcuno che accetti la sconfitta per quel che è: un’occasione per migliorarsi. Dal punto di vista statistico la sconfitta è più probabile della vittoria, specie nelle competizioni sportive. Ma noi siamo incapaci di far tesoro degli insegnamenti che ogni sconfitta porta con sé, e inseguiamo la vittoria a tutti i costi, secondo la logica per la quale il secondo è il primo dei perdenti.
Ma per vincere, è necessario che una squadra sia un meccanismo divino, con ingranaggi che rasentino la perfezione nel loro girare per il verso giusto, e con i tasselli che vadano nella posizione corretta quasi per magia. Ci arrivi con la bravura, con la tenacia, con l’imparare dagli errori che inevitabilmente farai… e con quel pizzico di fattore C che è una componente fondamentale nello sport.

Il ritorno del silenzio stampa

Stamattina fra il serio e il faceto auspicavo un ritorno del silenzio stampa. So bene che non è possibile, specie in Europa, però sono altrettanto consapevole che il nostro Sarri – che tutto il mondo calcistico ci invidia – è come Achille: ogni tanto la freccia lo colpisce proprio sul tallone. Il suo punto debole, sul quale sta lavorando ma che è tutto fuorché sanato, è la comunicazione. Perché è vero, hai ragione a strigliare i tuoi pretendendo il massimo, e fai bene a tenere da conto il famoso fattore C di cui parlavo io prima. Ma se alla tua prima uscita pubblica dici che abbiamo vinto le ultime partite a culo, può essere che qualcuno degli ingranaggi perfetti che hai costruito inizi a scricchiolare.
Allora, secondo me, non demonizziamo questa sconfitta. Leggiamola al contrario: non perdevamo da marzo? Significa che dopo marzo non abbiamo imparato più niente. La lezione di ieri è stata tosta e il professore (che si chiama come il mitico Tigre di Montevideo) forse l’avevamo sottovalutato. Allan ha tracciato la strada, dicendo che questa è una scoppola che ci servirà a non ricaderci in futuro. Magari impari anche Sarri a non delegittimare la truppa, almeno davanti ai microfoni. Sono sicuro che la gestione delle risorse la insegnino anche in banca.
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