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Il Foglio elogia De Laurentiis: «Il suo Napoli è un modello per la città»

«Magari Napoli smettesse di chiagnere e abbracciasse il suo modello imprenditoriale, vicino a quello delle aziende del Nordest».

Il Foglio elogia De Laurentiis: «Il suo Napoli è un modello per la città»
Aurelio De Laurentiis (Ciambelli)

L’articolo di Maurizio Crippa

Il Foglio dedica un “elogio a tre punte” al calcio italiano. Un attacco come quello del Napoli, anzi il Napoli fa parte a pienissimo titolo di questo gruppo. Anzi, si trova in mezzo – come Mertens – tra Roma (ovvero come risalire da un crack finanziario sì evitato, ma praticamente consumatosi) e Spal (la descrizione della solidità dopo un fallimento vero). Anche il Napoli è fallito, ed è ripartito da Aurelio De Laurentiis. Che viene definito in maniera entusiastica dall’autore dei tre pezzi (Maurizio Crippa). «Il presidente del Napoli – si legge – è il padrone del vapore ed ha il merito assoluto di questa risalita».

«È paradossale – continua Crippa – che una frangia di napoletani gli dia del buffone e del prepotente. Non serve presentarlo. Produttore cinematografico di cotanta stirpe, outspoken e overdressed, padrone e antipatico, il che per altri significa avere carattere. Uno che vuole dare lustro alla città e goderne il riflesso, senza rovinarsi. È invece interessante domandarsi se il Napoli di ADL sia una casualità, o un modello. E bisogna dire che sì, è un caso di scuola».

Cifre

Prima di questa introduzione al personaggio, Crippa ha scritto dei conti e delle fortune del Napoli. Il fatturato che dovrebbe salire fino a 307 milioni di euro, la società solida, i conti in ordine, il mercato chiuso in leggerissimo passivo. Ma soprattutto: «Il Napoli è un fior di squadra, gioca il miglior calcio, ha campioni magnifici, un allenatore esteticamente impresentabile ma di rara bravura. Puntano in alto, come ai tempi di Maradona».

La città

Da qui partono le considerazioni successive. Totalizzanti, totalitarie, sul Napoli e su Napoli. C’è il caso Higuain, la gestione antipopolare della sua cessione. Ma non è solo questo il punto. Perché anche il caso Reina è stato gestito senza sentimentalismi, senza riferimenti ad amori o passioni.

Secondo Crippa, tutto questo fa di lui «un modello anomalo, per Napoli. De Laurentiis sembra un armatore da baleniere, più che un cinematografaro. Aumenti non ne concede, o molto malvolentieri. Tenere la briglia stretta e la panchina corta, a costo di far schiattare la squadra, è la sua filosofia. Ragione come un imprenditore del Nordest: sgobbare, produrre, rigare dritto, i soli non si butta, con le banche non ci si indebita».

Il finale non è per i deboli di cuore: «In una città che ha sempre fatto dello splendore e del talento i suoi punti di forza, ma anche il suo modello dis-organizzativo e il suo limite imprenditoriale, il Napoli gestito come un’azienda padana è un bel modello. Se il resto della città, invece di chiagnere, facesse come lui». Periodo ipotetico tronco. Aggiungere altro sarebbe stato superfluo, dopotutto.

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