ilNapolista

Insigne non è Neymar ma immaginarlo al Barcellona non fa più ridere

Cosa diciamo quando parliamo di Insigne come miglior giocatore italiano e come possibile erede/sostituto di Neymar al Barcellona.

Insigne non è Neymar ma immaginarlo al Barcellona non fa più ridere

Premessa

Siamo tutti felici e ammirati del momento di Lorenzo Insigne. Al di là del gol, che per un calciatore emotivo come lui rappresenta una necessaria autocertificazione di grandezza, Lorenzo ha raggiunto una dimensione di assoluta maturità. Che si alimenta partita dopo partita, che consiste nell’essere utile e bello, funzionale ed estetico, insieme. Quello che fanno i grandi campioni, insomma: le grandi giocate utili al gioco, utili alla squadra. Nicola Lo Conte, scandagliando Nizza-Napoli, ha recuperato ed esaltato questo gesto tecnico qui. Roba da circo, eppure da grande calcio, e anche perfetta nel contesto dell’azione e della situazione di gioco e partita. Peccato per l’assist finale, Lorenzo ha provato ad imitare sé stesso al Bentegodi.

Ieri sera, durante il salottino di Mediaset Premium, così come nel mezzo della telecronaca, c’è stata la sagra del paragone e dell’iperbole. Insigne miglior giocatore italiano, Insigne possibile sostituto di Neymar al Barcellona, poi la crasi Insigne Neymar italiano. Insomma, roba irriverente. Che andiamo ad analizzare, punto per punto. Dopo aver ricordato che proprio il “numero” appena mostrato ha sollecitato Ciro Ferrara al paragone e a dire che Lorenzo starebbe benissimo nel Barcellona.

Il miglior giocatore italiano

In questo momento, il valore assoluto di Insigne è in grandissima ascesa. La sua rincorsa inizia da lontano, dall’era Benitez, dopo un anno di apprendistato forzato con Mazzarri. Da lì Lorenzo si reinventa uomo di fascia, esterno di sinistra moderno, col piede opposto, via via sempre più addentro un meccanismo tattico che prima lo premia (Benitez, appunto) poi lo esalta (Sarri, che gli mette Hamsik accanto a sinistra e gli accorcia un po’ il campo difensivo). Insomma, una crescita che mantiene le premesse degli anni giovanili pur cambiando qualcosina rispetto al ruolo, alla percezione delle caratteristiche tecniche – a Foggia e Pescara, con Zeman, Insigne era soprattutto un attaccante, una seconda punta che amava giocare largo.

Ora, al di là delle classifiche potenzialmente oggettive (per Transfermarkt, Bonucci e Verratti valgono più di lui), parlare di Insigne come miglior calciatore italiano ha senso a livello di talento, di completezza, di bilanciamento tra pro e contro del suo gioco. E anche nella definizione del suo ruolo. In questo momento, infatti, l’Italia non ha un esterno sinistro da 4-3-3 (o da 4-2-3-1, ma cambia poco) di questa qualità.

Però, tornando a Verratti e Bonucci, parlare di miglior calciatore italiano in assoluto è un po’ eccessivo. Perché parliamo di due calciatori che giocano regolarmente la Champions (Bonucci fino allo scorso anno, almeno), che posseggono letteralmente la nazionale italiana, che giocano in club più importanti del Napoli (soprattutto il centrocampista abruzzese). Insigne e il Napoli stanno crescendo insieme, la loro “distanza” dal vertice assoluto si sta accorciando, e dal punto di vista narrativo Lorenzo paga ancora queste piccole differenze. Questo non ridimensiona il suo talento, ma la percezione che si ha di lui all’estero. Le sue due stagioni migliori, poi, hanno coinciso con le esplosioni di Higuain e Mertens. Questo, agli occhi del mondo, lo ha reso laterale rispetto al discorso-Napoli sul circuito internazionale. Anche se, lo sappiamo, la sua importanza e la sua incidenza nel contesto interno alla squadra sono decisamente più alte.

Neymar italiano

È lo stesso discorso se tiriamo in ballo Neymar, o la definizione di Neymar. Basti pensare che parliamo del calciatore più pagato nella storia del calcio. Non del più forte, probabilmente, ma questa è ormai una parte marginale del discorso. Di Neymar si parla come un predestinato da dieci anni, praticamente, pensate che la sua prima pubblicità in televisione è del 2010. Che poi è l’anno del suo debutto in Nazionale. Neymar aveva 17 anni.

Ecco, siamo in una dimensione narrativa completamente diversa. Insigne può certamente pensare di essere all’altezza tecnica di sostituire il brasiliano nel Barcellona, del resto in questo momento sta giocando Deulofeu e quindi rientrerebbe in un discorso di assoluto upgrade. Ma è l’impatto ad essere completamente imparagonabile, simile solo se vogliamo completamente depotenziare il contesto italiano. Insigne è un fior di professionista ma non è un uomo marketing, è un calciatore fantastico ma non è un’azienda che produce introiti, non è un profilo hipster riconosciuto nel mondo, è un prodotto interno che si sta affacciando al calcio dei grandi(ssimi) grazie a una maturazione progressiva, tecnica, tattica e spirituale. È frutto del lavoro sul campo e di doti iniziali importanti, ma non è ancora considerato un eletto del gioco.

Della serie: l’anno scorso avremmo riso un po’ sulla possibilità di vederlo in blaugrana. Quest’anno non ridiamo più, la consideriamo una possibilità realistica – ma solo come “sostituto” di Neymar. Insigne potrebbe andare al Real Madrid o al Psg per reclamare un posto da titolare? No. Forse al Bayern, ma solo perché stelle come Robben e Ribery vanno verso il tramonto. Al Manchester United ci sono Mkhitarian e Rashford, al City ci sono De Bruyne e Bernardo Silva. Già Chelsea, Liverpool e Atletico Madrid, per esempio, potrebbero essere destinazioni eventuali commisurate alla forza e alla dimensione di Lorenzo. Ecco, appunto, un gradino sotto ai club che hanno campioni assoluti e riconosciuti a livello internazionale.

Conclusioni

Insigne, a 26 anni, ha tutto il tempo di costruirsi ancora una leggenda di vincente e di top player. Il percorso iniziale non è quello degli eletti di cui abbiamo parlato sopra, ma le doti e il tempo ci sono. Una grande vittoria a Napoli, uno scudetto o un’imponderabile Champions, chiuderebbero questo grosso cerchio magico della narrativa. Sarebbero due esplosioni definitive, noi con lui e lui con noi. Per arrivare “fino al Barcellona”, intendiamo. E poi ci sono i Mondiali, Ventura pare essere convinto dell’utilità di Lorenzo per il progetto della nazionale (era ora, vien da dire) e anche quella potrebbe essere una vetrina definitiva.

Insomma, non poniamo limiti al caso. Neymar italiano, oggi, è ancora troppo. Non da riderci su, ma l’anno prossimo potremmo ritrovarci qui a dover ritrattare ancora. A dover rilanciare la puntata, perché nel frattempo Insigne ha fatto call e ha abbassato il full, il poker o la scala reale. Non potrebbe che renderci felici. Per lui, per noi.

ilnapolista © riproduzione riservata