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Adebayor, Balotelli e gli altri: guida ai possibili avversari del Napoli in Champions

Analisi delle cinque squadre della seconda fascia: Steaua Bucarest, Hoffenheim, Young Boys, Nizza e Istanbul Basaksehir, tra nomi e suggestioni.

Adebayor, Balotelli e gli altri: guida ai possibili avversari del Napoli in Champions

Domani il sorteggio

Il viaggio inizia domani, ore 12, stazione di Nyon. Il divertissement dei preliminari di Champions ha offerto al Napoli un’urna decisamente favorevole per il sorteggio dei playoff, soprattutto viste le premesse. Perché se l’Hoffenheim e il Nizza avrebbero fatto comunque parte della seconda urna, aver evitato preventivamente Cska Mosca e Sporting Lisbona è sicuramente una notizia da salutare con gioia.

A circa 24 ore dalla definizione del doppio match che potrebbe significare Champions, iniziamo a leggere i nostri possibili avversari. Non andremo a classificarli, non faremo la solita griglia con le stellette in base alla forza, alla qualità e all’esperienza della rosa. Ci limiteremo a una presentazione sommaria. Tanto ci si rivede domani, il destino si compirà molto presto. Non c’è bisogno di stuzzicarlo troppo.

Steaua Bucarest

Un bel ricordo, abbastanza recente, è legato ai rumeni. Mazzarrismo e Cavanismo puro, Europa League 2010/2011, rimonte e surreali partite vinte negli ultimi minuti di gioco. Certo, nel frattempo la storia del club si è ribaltata (ha dovuto cambiar nome in seguito a una vertenza legale, ora si chiama FCS Bucuresti mentre la squadra dell’esercito gioca nei campionati minori), siamo su un altro pianeta anche noi. È solo che la prima impresa europea del nuovo Napoli è legata all’unico club rumeno in grado di rappresentare qualcosa di serio in Europa, due finali di Coppa dei Campioni negli anni Ottanta con un’incredibile vittoria nell’anno di grazia 1986, ai rigori contro il Barcellona.

Oggi, la Steaua è una squadra senza grossi richiami mediatici o tecnici. L’allenatore e il calciatore più costoso (secondo Transfermarkt) sono passati dall’Italia senza lasciare grosse tracce. Si tratta di Niculae Dica, tre partite a Catania, e di Dennis Alibec, cresciuto e mai esploso nell’Inter. C’è poco altro da dire: un paio di brasiliani in squadra (il 31enne Junior Morais, il 25enne William) e un gruppo di calciatori non proprio trascendentali, questa squadra è un po’ il simbolo della carestia di talento calcistico che ha colpito la Romania.

Hoffenheim

Una gran bella storia di calcio, quella del club della cittadina di Sinsheim, nel Baden-Württemberg. La squadra si chiama Hoffenheim perché si tratta di una frazione, quindi se vogliamo un miracolo che da piccolo si ingrandisce. È il solito progetto alla tedesca: puntualità, infrastrutture, idee. In panchina, per esempio, siede Julian Nagelsmann che ha compiuto trent’anni giusto qualche mese fa. Basta questo a far capire la portata rivoluzionaria della squadra biancoazzurra, che trasla la sua modernità di fondo anche nell’approccio al gioco. Ci sono tutti i criteri tattici della nuova tendenza tedesca: velocità, aggressività sul pallone, transizioni veloci pur in un gioco sempre proattivo, di costruzione.

Per applicare certi principi, tanti calciatori di buonissimo livello, dei veri e propri feticci per chi segue il calcio internazionale. Gnabry, per esempio, acquisto di grido del Bayern arrivato pochi giorni fa in prestito; e poi Kramaric, Demirbay, il portiere Baumann, di cui abbiamo scritto anche noi qualche tempo fa. Età media: 24,2 anni. Una cifra direttamente proporzionale alle idee del club, all’anagrafica del tecnico. Difficile trovare una squadra con maggiore hype, in questo playoff di Champions, anche perché si tratta dell’esordio assoluto in manifestazioni internazionali.

Young Boys

Se la Steaua evoca bei ricordi, gli svizzeri fanno rivivere un periodo grigio della storia recente del Napoli. Autunno 2014, la squadra di Benitez va in confusione e perde sonoramente a Berna. Una sconfitta indolore perché inutile ai fini della classifica, ma fu una vera scintilla in una stanza ricolma di gas velenosi. Si parlò di un assalto al pullman del club. Al ritorno, il Napoli vinse ma era già una situazione diversa, (quasi) più rilassata.

Oggi, i rapporti di forza sono decisamente a favore del Napoli. Non fosse altro, che per un organico povero di stelle. Gli unici calciatori conosciuti a livello internazionale sono Miralem Sulejmani, fantasista serbo con un passato nell’Ajax e una grande carriera pronosticata e mai avveratasi, e Guillaume Hoarau, un passato nel Psg prima dell’arrivo di Al-Khelaifi (e cinque presenze con la Nazionale francese). Per il resto, la banda del tecnico austriaco Hutter è priva di appeal internazionale. Il risultato più sorprendente del terzo turno preliminare di Champions è stata proprio la vittoria di Berna, un clamoroso 2-0 che ha mandato al tappeto la strafavorita Dinamo Kiev. Ha fatto un gran favore al Napoli, allargando la prima fascia a Cska e Sporting Lisbona.

Nizza

Un errore sarebbe fermarsi a Balotelli. Un altro potrebbe essere sottovalutare o sopravvalutare una squadra buona ma non eccezionale. Che, a sua volta, ha eliminato una squadra buona ma non eccezionale, l’Ajax, che però ha un nome e un peso narrativo decisamente maggiore rispetto ai rossoneri di Favre. Rispetto al terzo posto dello scorso anno, il tecnico svizzero non ha perso (ancora?) calciatori importanti, e ha integrato l’esperienza di Jallet e la freschezza di Makengo a una rosa discreta.

Dove trovano spazio Balotelli, appunto, che è la rappresentazione della croce e della delizia; e poi il terzino brasiliano Dalbert, che in realtà è destinato all’Inter; e poi Jean Michaël Seri, 26enne centromediano ivoriano monitorato da Monchi prima di virare su Gonalons. Accanto a loro, Eysseric e Koziello rappresentano la media borghesia di una squadra dal gioco non esattamente frizzante, ma pericolosa soprattutto in Costa Azzurra, nel bellissimo Allianz Riviera. A lungo in testa nell’ultima Ligue 1, il Nizza di proprietà cinese è un club che sta studiando piano piano da grande, con un progetto organico e a lungo termine. È ancora lontana dai vertici reali e realistici del calcio transalpino, ha avuto l’ultima breve esperienza europea quattro stagioni fa, un’Europa League finita nei preliminari estivi. Mai in Champions League. Anche questo è un dato che deve far riflettere.

Istanbul Medipol Basaksehir

Gioca in uno stadio intitolato a Fatih Terim, e questo è già abbastanza suggestivo. Ha un organico ricco di talenti non più freschissimi, una sorta di revival degli anni Duemiladieci: dalla porta fino all’attacco, Volkan, Clichy, Emre, Inler, Elia, Adebayor. Una storia fantastica, quella della squadra turca nata sulle ceneri dell’Istanbul BB, club di proprietà comunale e quindi contestatissimo dalle tifoserie politicamente schierate della Super Lig. In tribuna ieri sera, nella vittoriosa partita contro il Brugge, c’era il premier turco Erdogan molto legato al club.

La fondazione del Basaksehir come lo intendiamo oggi è datata 2014, l’allenatore Abdullah Avci ha costruito pian piano un modello di gioco e di organico che ha saputo attirare l’attenzione di tutta Europa. Anche perché certe suggestioni del mercato hanno contribuito, eccome, ad alimentare l’hype attorno alla squadra. Che, da par suo, aggiunge ai signori di cui sopra un gruppo di buoni calciatori: il bosniaco Visca, l’ex Birmingham Karim Frei, l’ex Hannover Erdinc. Inler non è ancora entrato in pianta stabile nella shortlist dei titolari, ma è difficile pensare che non possa succedere. Il Napoli l’ha già affrontato lo scorso anno, in Champions, durante la breve esperienza al Besiktas. Era in campo nel match di Istanbul, subentrò tra gli applausi del San Paolo. Due partite che non evocano bellissimi ricordi.

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