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Cavani: «A Napoli tre anni fantastici, i calciatori vivono in una bolla che deforma la realtà»

In un’intervista al magazine spagnolo Libero, Cavani parla di calcio e calciatori e vita vera: «Porto nel cuore Napoli, lì ho raggiunto tanti obiettivi».

Cavani: «A Napoli tre anni fantastici, i calciatori vivono in una bolla che deforma la realtà»

Intervista a Libero

Edinson Cavani parla a Libero, magazine spagnolo di calcio e cultura. La sua, però, è un’intervista particolare: il calcio, infatti, finisce per passare in secondo piano rispetto a tante altre cose importanti. La vita, in generale, intesa come interessi fuori dal campo, il futuro della sua carriera, il rapporto con la fede e la sua famiglia. È possibile leggere le parole dell’uruguagio qui, in versione integrale. Noi abbiamo fatto una selezione delle parti più interessanti.

«La vita di un calciatore si compone di fasi, di momenti. Periodi belli e brutti si alternano, ora sono in uno di quelli positivi. Anche in Italia ho vissuto grandi emozioni, momenti incredibili. A Napoli, per esempio, ho passato tre anni fantastici. Ho raggiunto molti obiettivi, umani e professionali. Porto nel cuore ciò che Napoli ha saputo darmi durante la mia esperienza in azzurro. A Parigi, oggi, sto vivendo qualcosa di molto simile. Certo, parliamo di un’altra squadra, di un’altra dimensione, di un’altra realtà».

«In questo momento sono un calciatore professionista, ma arriva sempre il momento per crescere, per capire davvero come vanno le cose e che direzione dare alla propria vita. Sto sfruttando il mio momento, ma so che domani il calcio sarà solo un ricordo, una fase passata. Per questo sto cercando di imparare qualcosa nel campo agricolo, sto studiando anche per fare in modo di completare l’istruzione di base, che in Uruguay viene definito Lyceym. Proverò a specializzarmi per poter lavorare, un giorno, anche al di fuori del calcio».

La condizione del calciatore

Proprio in relazione a questo discorso, Cavani fa un affresco della vita di un professionista del pallone: «I calciatori vivono in un ambiente estraneo. In una nuvola, in una bolla. Certo non tutti, non generalizzo. Però spesso ci si dimentica che esiste un futuro con cui è necessario fare i conti. Il calcio ti prende, ti afferra, ti trascina, soprattutto ad altissimo livello. La fama, i media, i gol, i fan, i social network, il lusso: tutto questo, spesso, non ti permette di vedere la vita per com’è davvero. Però poi a un certo punto ti rendi conto che vuoi davvero dare un senso diverso al mio futuro. A me sta capitando proprio così».

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