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Come gioca la Lazio: difesa, transizioni e le incursioni dei solisti

Analisi tattica della squadra di Simone Inzaghi: configurazione reattiva, difesa ordinata e reparto offensivo in grado di sfruttare al meglio le ripartenze.

Come gioca la Lazio: difesa, transizioni e le incursioni dei solisti

Con l’eliminazione dalla Coppa Italia, la gara di domani sera con la Lazio assume un’importanza capitale nella stagione del Napoli, quantomeno per difendere il terzo posto e/o per continuare a provare a inseguire il secondo, occupato dalla Roma e distante quattro punti. Avversario decisamente non semplice, la squadra di Inzaghi, che sta disputando una stagione davvero eccellente ed è a questo punto l’avversario più pericoloso per la conquista di un posto in Champions League, non avendo, di fatto, praticamente nulla da perdere. E’ un vero e proprio scontro diretto e come tale il Napoli dovrà affrontarlo.

I biancocelesti possono contare su un ottimo momento di forma, anche a livello psicologico. L’aver raggiunto la finale di Coppa Italia, eliminando un avversario, come la Roma, sulla carta superiore, avrà sicuramente accresciuto la consapevolezza di sé dei capitolini. Inoltre, in campionato sono otto le gare senza sconfitta, con sei vittorie e due pareggi. È una squadra che ha trovato un ottimo bilanciamento, che ha capacità di andare a colpire davanti, segnando con regolarità, anche senza numeri esorbitanti (51 reti segnate, sesto attacco del torneo), e imparando a subire pochissimo: solo due gol al passivo negli ultimi cinque turni di campionato. E infatti al momento parliamo della terza miglior retroguardia del torneo (31 reti al passivo) dietro a Juventus e Roma.

Atteggiamento coperto

Un equilibrio che emerge anche dal rapporto tra una buona produzione offensiva tout court (15,7 conclusioni a gara, quinto miglior dato in Serie A, con 12,7 occasioni reali o potenziali create tramite key passes, risultato inferiore solo a quello di Inter, Roma e Napoli) e la capacità di concedere poco all’avversario (11 tiri subiti a partita, hanno fatto meglio solo in quattro). Non per caso, è una squadra che non disdegna, quando serve, di lasciar giocare l’avversario: il 50,8% di possesso palla medio è una percentuale assolutamente non trascendentale, così come non lo è l’80,5% di passaggi riusciti (fanno meglio addirittura in otto).

La propensione ad attendere e a ripartire si è vista con chiarezza già nella gara d’andata, ma anche nella doppia semifinale di Coppa Italia con la Roma. In tutti e tre i casi, Simone Inzaghi ha derogato al 4-3-3 di partenza per predisporsi con un più coperto 3-5-2. E tutto fa pensare che la scelta del tecnico biancoceleste per domani sera sarà la stessa. Difficile pensare a una Lazio che aggredisca molto alta da subito per vincere la partita, molto più probabile un assetto compatto per chiudere quanto più possibile i varchi e affidarsi alle doti in ripartenza di contropiedisti eccellenti come Immobile e Felipe Anderson, ma anche Keita.

Immagine esemplificativa dell’assetto in fase passiva della Lazio: terzini schiacciati sulla linea difensiva a formare un vero e proprio 5-3-2. Trovare spazi, per la Roma, è davvero difficile, anche provando a creare superiorità sugli esterni con il 4-2-3-1.

Chi scrive ritiene che Inzaghi sceglierà questo tipo di schieramento, piuttosto compatto in tutte le zone della trequarti difensiva, invece che quello particolarissimo adottato a Napoli. In quell’occasione, nella nostra analisi tattica post-match, rilevammo che il tecnico della Lazio scelse di impostare un assetto difensivo a blocchi di tre per fascia tra il terzo di difesa, il laterale di fascia e l’intermedio di centrocampo per bloccare le catene azzurre. Il rischio, calcolato, fu quello di lasciare Wallace in potenziale uno contro uno con Mertens. All’epoca, però, il belga stava ancora “studiando” da centravanti e Inzaghi fidò molto nelle sue difficoltà di adattamento.Un girone dopo, Mertens è pienamente padrone del suo ruolo di centravanti e lo dimostrano i venti gol segnati nei cinque mesi passati dalla gara del San Paolo. Oggi, riproporre un azzardo simile sarebbe suicida.

In fase offensiva, con un assetto così schiacciato verso il basso, la Lazio ha avuto qualche difficoltà a risalire il campo, riuscendoci bene solo quando coinvolgeva i centrocampisti o gli esterni, invece di tentare sempre e solo il lancio immediato per le punte. Alla prima occasione in cui è successo, anche grazie a una dormita della Roma, è arrivato il gol di Milinkovic-Savic, giocatore sempre più determinante nelle due fasi (5 eventi difensivi, 4 falli, ma anche 4 conclusioni, due dribbling e due key-passes) grazie alla sua fisicità e al senso dell’inserimento.

Il primo vero sganciamento offensivo di Milinkovic-Savic, che crea praticamente parità numerica nell’azione offensiva della Lazio. Il gol arriva poi per la dormita di Manolas su Immobile e per quella di Paredes che non lo controlla sulla respinta di Alisson, ma lui è lì. E’ il vero ago della bilancia della Lazio in questo momento.

Occhio però a sottovalutare anche i solisti: quando Felipe Anderson si accede, diventa potenzialmente immarcabile e in grado di spaccare qualsiasi difesa. Il brasiliano, contro la Roma, non ha mai tirato in porta, ma con 3 dribbling e 3 passaggi chiave è risultato uno dei più indigesti per i difensori giallorossi.

Il numero 10 della Lazio non ha paura di prendersi lo spazio in progressione puntando la retroguardia avversaria, qui il piazzamento dei centrocampisti della Roma gli permette di affondare, la linea difensiva indietreggia e Immobile può attaccarla alle spalle creando una chiara palla gol.

La Roma, pur con un netto predominio territoriale, ha avuto notevoli difficoltà nel fare gioco, soprattutto nel primo tempo. Uno tra i più in crisi è stato Nainggolan, che non ha quasi mai trovato la posizione. In tal senso, si può essere fiduciosi che l’intelligenza tecnica e tattica di Hamsik, che già all’andata fece malissimo al dispositivo difensivo di Inzaghi, sia superiore e in grado di permettere agli azzurri un maggior impatto nello sviluppo della manovra e nel collegamento tra centrocampo e attacco. Pur con tutti i problemi derivati dalla doppia linea che rendeva quasi impossibile trovare la profondità, i giallorossi hanno mostrato che dietro la Lazio non è impenetrabile e può essere attaccata, sfruttandone alcuni punti deboli.

Il cross dalla tre quarti effettuato da Emerson Palmieri sembra innocuo. Sembra, perché Dzeko, in uno dei pochi lampi della sua partita, attacca bene lo spazio alle spalle della linea difensiva e si procura lo spazio per battere a rete. Sintomo di un’attenzione alle posizioni e allo spazio non sempre ottimale della retroguardia biancoceleste.

Inoltre, lo spazio tra le linee, con rapidità e coraggio nell’uno contro uno, può essere anche trovato. Nella ripresa la Lazio era certamente molto più stanca e faticava a coprire con la stessa intensità la propria area, ma alcune situazioni di gioco proposte dalla Roma somigliano a quelle che potrebbe proporre, con profitto, la squadra di Sarri.

Il subentrato Perotti parte da sinistra, in posizione arretrata, e taglia verso l’interno, chiedendo e ottenendo l’uno-due da Dzeko, che si propone da vero e proprio perno. Perotti poi riesce a penetrare e scarica per Strootman, che nel frattempo si è inserito senza marcatura trovando luce per il tiro da dentro l’area. Scommettiamo che se sostituiamo i nomi con quelli di Insigne, Mertens e Hamsik vi suona familiare?

La gara contro i biancocelesti, ad ogni modo, sarà tirata e combattuta lungo tutti i 90 minuti. Per gli uomini di Inzaghi, il problema, forse, di dover rinunciare a due colonne come de Vrij e Biglia. Dovrebbe esserci la stessa difesa che scese in campo al San Paolo a novembre, con Bastos, Wallace e Radu. Lukaku e Basta confermatissimi sugli esterni, centrocampo tutto corsa e fisico con Parolo a rimpiazzare Biglia affiancato da Milinkovic-Savic e Lulic. Davanti, dovrebbero giocare Anderson e Immobile con Keita pronto a subentrare per provare a spaccare la partita.

Per il Napoli, prevedibile una partita in cui la palla dovrà circolare con pazienza alla ricerca del varco giusto, evitando di scoprire il fianco. Specialmente sulla fascia preferita, quella sinistra, dove l’opportuno funzionamento del consueto gioco a tre può aprire la scatola, anche grazie agli inserimenti di Callejon dall’altra parte per i cambi di campo, ma dove Basta e Milinkovic-Savic, come visto, possono ribaltare il fronte rapidamente e supportare adeguatamente le due punte. La velocità di Immobile e Anderson imporrà assoluta precisione nelle coperture preventive, evitando di esporsi scelleratamente al contropiede come fatto dalla Roma martedì sera.

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