Comunque vada, sarà un successo: che sia rinnovo o addio, il Napoli ha (già) dimostrato la sua forza nella vicenda-Mertens.
Riconoscimenti
Quando abbiamo pensato e scritto che De Laurentiis – attraverso le parole sui giornali del Nord – ha toccato un tema, ci riferivamo proprio a quello che sta succedendo in questi giorni. Dries Mertens e il Napoli è un intrigo di mercato, è un tema caldo. Non c’è dubbio. È solo che parliamo di una questione che, in pratica, non si pone. O non si porrebbe, tanto è semplice. La spieghiamo velocemente: il ragazzo, reinventato centravanti dal suo allenatore dopo una felice intuizione tattica, sta vivendo il miglior momento della sua carriera. E, da buon professionista, vuole trarre il meglio dalla situazione A Napoli, possibilmente. Ma anche altrove, non è che faccia molta differenza.
Non è che ci sia molto di più da dire, fare o pensare. Abbiamo letto e leggiamo di serenità familiare in bilico, clausole rescissorie, club cinesi e inglesi. Tutto vero, non osiamo mettere in dubbio il lavoro di ricostruzione narrativa altrui. È solo che, come dire: ci pare tutto contorno. Mertens vuole solo un semplice riconoscimento per la sua nuova dimensione. Vuole sfruttare al massimo il momento, perché la forza contrattuale è più sua che del Napoli. Ed è solo una questione di campo. Avesse rinnovato a ottobre 2016, oppure l’anno scorso, sarebbe stata la stessa cosa. Una stagione da 25/30 gol sicuri o potenziali sposta gli equilibri. La scadenza nel 2018 condisce il tutto con una spolverata d’ansia. Probabilmente, il Napoli avrebbe potuto muoversi per tempo. Si è fatto “fregare” dalla sua stessa forza.
Titolarità
Fateci caso: sopra, parlando delle intenzioni di Dries, abbiamo usato una locuzione verbale e un verbo ben precisi. Ponderati, ricercati. “Trarre il meglio” e “sfruttare”. Non abbiamo usato, volutamente, monetizzare. Sì, perché sarebbe stato riduttivo. E ingeneroso, nel senso che avremmo insinuato che Mertens pensa principalmente ai soldi. Non che un aumento di stipendio non rientri nel gioco delle parti, anzi è l’aspetto fondamentale. È solo che noi vorremmo andare oltre, e parlare di titolarità. Un termine che, in questo caso, ha una doppia accezione.
La prima è economica, ed è legata comunque al campo. Chiudiamo il discorso: Mertens vuole lo stipendio di un titolare inamovibile. Diciamo pure tre milioni e un pochino, diciamo pure la stessa cifra richiesta da Insigne. Niente di esorbitante, ma un trattamento da punto fermo della squadra. Un contratto solido, importante. Ci sta, se lo merita pure. È la dinamica del calcio, non puoi fermare l’ingranaggio. Mertens gioca benissimo? Mertens vuole alzare il suo stipendio. Mertens gioca poco, entra solo nella ripresa perché Insigne è più performante nel tuo sistema di gioco (l’anno scorso)? Non succede niente. È il calcio, baby.
Dries, Arkadiusz e Leo Messi
L’altro aspetto del rapporto tra “trarre il meglio” e titolarità riguarda il futuro tattico del calciatore. Che, all’alba dei trent’anni, si ritrova improvvisamente attaccante. Non centravanti, quella è una definizione più complessa. Diciamo attaccante, che è una dicitura più ampia. Mertens, probabilmente, sa che solo a Napoli potrebbe anche solo pensare di continuare a giocare in quella posizione. Le squadre “nominate” nell’asta improvvisa scatenatasi intorno al belga hanno tutte dei numeri nove veri, inamovibili. Icardi è il capitano dell’Inter, Ibrahimovic probabilmente ballerà per un’altra stagione con lo United, Aguero e Gabriel Jesus si giocano il posto al Man City. Insomma, c’è concorrenza.
La stessa situazione si verificherà a Napoli. Sarri, al netto di un eventuale addio alla panchina azzurra, ha fatto intendere a chiare lettere che il centravanti del Napoli 2017/2018 si chiama Arkadiusz Milik. Che Mertens è stato ed è un’alternativa fantastica per variare il gioco d’attacco, ma che la costruzione di un’idea di gioco è un’altra cosa. Per stare a Napoli, che vuol dire giocarsi ma anche rischiare la titolarità, vuole più soldi. Non è che gli si possa dar torto. Ma neanche al Napoli che vuole tornare a giocare con un centravanti vero fa un pensiero campato in aroa.
E la dinamica storico-tattica del calcio ci racconta la stessa successione degli eventi: il falso nueve più forte di tutti si chiamava e si chiama Leo Messi. Nell’anno solare 2012 ha realizzato 91 reti schierato al centro del tridente. Che bello, che meraviglia, tutto perfetto. Però poi il Barcellona compra Suarez. Cioè, della serie: Messi non ce l’ha fatta a confermarsi in quella posizione. Lionel Messi, ora, gioca accanto a una prima punta vera.
Un’altra dimensione
Comunque vada, sarà un successo. Nel senso: il Napoli, con questa grana di mercato, ha confermato ancora una volta la sua crescita assoluta. Pensiamoci insieme: se Mertens dovesse rinnovare e rimanere, lo farebbe con un ingaggio da grande calciatore, e consapevole del fatto che la sua nuova collocazione tattica potrebbe essere in qualche modo “silenziata” da Arek Milik. Certo, se poi Mertens segna 8 gol in 4 partite tra agosto e settembre 2017, la cosa cambia. Ritorna ad essere titolare inamovibile, come ora. Con Milik che entra per variare l’assetto. È una possibilità, appunto. Potrebbe accadere, ben venga per un Napoli che si scoprirebbe forte e pericoloso in attacco con una formula particolare, nata da un’emergenza e diventata imprescindibile. È una possibilità da grande squadra.
Secondo l’altro scenario, pure vivendo l’altro scenario, il Napoli dimostrerebbe la sua nuova dimensione. La cessione di Mertens a una cifra consistente (20-25-30 milioni?) non priverebbe la squadra di un calciatore destinato a essere titolare – almeno nelle idee di partenza. Spegniamo il cuore, accendiamo la testa. E andiamo al di là dell’affetto, del legame costruito in quattro stagioni, dello splendido rendimento in quest’annata così particolare. Un calciatore di trent’anni del Napoli, inizialmente considerato “co-titolare” e destinato a tornare “co-titolare”, viene ceduto per 25 milioni. All’Inter, allo United, in Cina. Cambia poco. È la definizione di un Napoli che vende un suo possibile panchinaro a una grande squadra.
Perché i suoi probabili titolari sono più forti. Perché con i soldi incassati si potrebbe acquistare un altro Mertens, più giovane e potenzialmente più forte da poter alternare con Insigne (Keita?). Perché, se proprio vogliamo conservare i soldi e dare fiato alle trombe dei papponisti, c’è Leandrinho nella Primavera che gioca in quel ruolo lì. E dicono sia bravo, molto bravo.
Programmazione
Noi ovviamente saremmo contenti che Mertens rimanesse. Secondo condizioni che siano conformi al buon senso, al volere del calciatore e alle esigenze del Napoli. Sarebbe una grande dimostrazione di forza del club. Che, però, è già programmato per poter sopperire a questa eventuale partenza. Milik centravanti, Insigne esterno titolare. C’è un altro tipo di forza pronto ad affermarsi.
Sarebbe la riproduzione in piccolo della storia di Higuain. Il miglior calciatore della stagione precedente che decide di andar via, Napoli in rivolta e il Napoli a disegnare una’annata dello stesso livello dell’ultima. Se non migliore, con una rosa più ampia, più forte e più giovane. È già successo, e il prezzo per essere una grande squadra nei limiti delle nostre possibilità è sentire un po’ di tifosi criticare per qualche tempo. Nessun problema. Tanto ormai ci abbiamo fatto l’abitudine.