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La svolta della Juventus: più supporto a Higuain, più Pjanic e più rischi (calcolati)

Come gioca la “nuova” squadra di Allegri: una disposizione nuova per nuovi principi, che ha aumentato la consapevolezza dei più forti.

La svolta della Juventus: più supporto a Higuain, più Pjanic e più rischi (calcolati)

Parlando di Juventus, una cosa è certa: il passaggio al 4-2-3-1 da parte di Allegri ha rappresentato una vera e propria svolta. Difficile dire il contrario, i risultati parlano quasi da soli. 9 vittorie su 9 (7 in campionato, una in coppa Italia, una in Champions) dal cambio di modulo, 19 reti realizzate e soltanto due subite, di cui una, col Palermo, a partita abbondantemente chiusa. Una sorta di rivoluzione copernicana, per una squadra che spesso, negli ultimi cinque anni, si era affidata al 3-5-2.

Un messaggio

Svolta destinata a pagare dividendi soprattutto nel lungo periodo: se per adesso tutto questo non ha coinciso con una maggior spettacolarità da parte dei bianconeri, se non a tratti (e da imputare, come da tradizione, più all’impatto in termini di aggressività fisica che di migliorie tecniche in senso stretto), ha sicuramente influito sulla ritrovata autorità nel modo di tenere il campo. Le “cinque stelle” in campo servono innanzitutto da messaggio agli avversari. Superati gli inciampi della prima parte di stagione che avevano fatto pensare a una squadra “umana”, la Juventus è tornata a sembrare, almeno all’interno dei confini (la riprova europea dovrà passare necessariamente attraverso altri esami che non siano un Porto in dieci per oltre un’ora di gioco), assai difficilmente attaccabile, persino nelle intenzioni.

E non è un caso che Buffon si sia arrabbiato tantissimo per il gol subito nei minuti di recupero: arrivato a 575 minuti di imbattibilità in campionato, iniziava a fiutare la possibilità concreta di ritoccare ulteriormente il record stabilito l’anno scorso. Che i più attenti ricorderanno essere risalente allo stesso periodo dell’anno. Piaccia o no, la Juventus ha una continuità nelle proprie evoluzioni tecnico-tattiche e nella capacità di metterle a frutto. Nella prima metà del girone di ritorno, letteralmente si scatena. Esattamente il contrario di quello che capita a noi, ma questa è un’altra storia…

Statistiche

A un primo sguardo, apparentemente non sembra essere cambiato molto. La squadra di Allegri conferma più o meno le stesse statistiche, quanto a conclusioni effettuate, a occasioni reali o potenziali create e alla capacità di subire pochissimo. Ciò che è migliorato sensibilmente è la gestione della palla. I bianconeri riescono a, o hanno scelto di, tenerla di più (59,2% di media nelle ultime sette gare in campionato, media stagionale di 55,1) e risultano anche più efficaci (pass accuracy cresciuta all’86,4% nella striscia in esame rispetto a una media generale di 85,3). Dare maggior sfogo alla qualità degli interpreti, evidentemente, paga, eccome.

Chi più di tutti ha beneficiato del cambio modulo è Higuain. L’argentino ha impennato improvvisamente la propria media realizzativa rispetto all’inizio di stagione (6 reti nelle sette gare vinte in fila in campionato) e soprattutto sembra decisamente più coinvolto nel gioco della squadra. Il maggior supporto a disposizione, senza dubbio, lo agevola.

Campetti posizionali risalenti a Fiorentina-Juventus e Juventus-Inter. Centrocampisti ed esterni, nel secondo caso, hanno accompagnato decisamente di più l’azione del numero 9, anche per caratteristiche, contribuendo ad alzare il baricentro. Che poi quella contro i nerazzurri sia stata una delle due gare di campionato in cui il centravanti non è andato a segno è un dettaglio. Ci serve principalmente a spiegare come il modo di stare in campo degli uomini di Allegri sia cambiato in maniera sostanziale.

Altro personaggio che ha beneficiato clamorosamente del nuovo modulo è Miralem Pjanic. Che nella prima parte di stagione aveva avuto comunque un rendimento affatto trascurabile quanto a gol e assist, ma era sembrato di non semplicissima collocazione nello spartito tecnico-tattico di Allegri. Chi scrive ammette di aver sgranato gli occhi alla prima presentazione del 4-2-3-1 proprio a causa dell’ex romanista. Metterlo in un centrocampo a due sembrava una mossa decisamente azzardata. Impressione, va riconosciuto, che si è rivelata totalmente sbagliata.

Il bosniaco è diventato centrale nell’esecuzione del new deal bianconero. E a dirlo è la quantità di palloni che tocca: al primo giro, contro la Lazio, addirittura 107. 93 nella successiva contro il Sassuolo. 32 e 36, ma in 25 minuti scarsi giocati, contro Crotone e Cagliari. Fino a un irreale 128 (agevolato dal powerplay determinato dall’espulsione di Telles, ma vabbè) nella gara di Champions contro il Porto. Numeri che ricordano quelli del miglior Jorginho.

Un nuovo Pjanic

Il tutto, se vogliamo, si spiega facilmente. La presenza del triplo trequartista davanti a lui tiene bassa la linea difensiva avversaria, togliendogli pressione e mettendolo in condizione di impostare. Da dietro, inoltre, gli esterni difensivi hanno possibilità di salire e di agevolare ulteriormente lo sbocco della manovra. Potevano esistere perplessità sulla capacità del numero 5 juventino di assolvere a compiti difensivi. A parte il notevole contributo dato in fase di ripiegamento dagli esterni Cuadrado e Mandzukic, spazzate via anche quelle.

L’abnegazione che sta dimostrando Pjanic anche in non possesso ha del clamoroso. 11 interventi difensivi contro la Lazio, 6 contro il Sassuolo, 5 contro l’Inter, 6 contro il Porto. E allora scopriamo che quanto detto da diversi bianconeri nell’ultimo periodo è proprio vero. Decisiva, sta risultando l’attitudine al sacrificio di tutti gli uomini offensivi in campo. Sanno che per poter coesistere, devono fare la propria parte anche in copertura. E la fanno assai bene. Al resto, pensa poi la qualità, enorme, in fase offensiva.

Facciamo riferimento a quest’azione, che, secondo Juventibus, era la prova di quanto i bianconeri ora fossero quasi come il Napoli quanto a qualità del gioco offensivo. Diciamo che questo è il manifesto di cosa potrebbe essere se volessero davvero, e anche il manifesto di cosa può succedere ora in qualsiasi momento, diversamente dal passato. Avere tanti uomini di tale qualità in campo, contemporaneamente e con la possibilità di scambiare da vicino, può produrre effettivamente questi risultati.

La Juve, tuttavia, resta fedele a se stessa. Anche variando quantità e qualità degli interpreti d’attacco, non snatura più di tanto i propri principi. Uno dei quali è, e resta, la preponderanza fisica. Mandzukic esterno alto d’attacco potrebbe solo apparentemente sembrare una forzatura. Certo, se parlassimo di gioco palla a terra sarebbe così. Ma non è quello il modo in cui utilizzare il croato, bensì come una torre.

Su cross proveniente dalla destra, Mandzukic sfrutta la sua posizione dall’esterno per convergere verso l’area e fare da sponda in mezzo. Dybala è già pronto a ricevere e infatti calcerà al volo verso la porta. Una situazione che la Juventus sta sfruttando spessissimo. Infatti…
Nasce da qui il primo gol del nuovo corso. Mandzukic prende posizione e gira di testa, Dybala si trova lo spazio e attacca il pallone, calciandolo di prima verso la porta e trovando il gol.

Altra differenza sostanziale rispetto al passato, è che la Juventus ora accetta il rischio di subire potenziali uno contro uno in difesa qualora il lavoro del triplo trequartista in pressione posizionale o in raddoppio di marcatura sull’uscita del pallone dalla retroguardia avversaria non dovesse bastare nel garantire il recupero palla immediato. Proprio qui, la Juventus può essere attaccata. Khedira e Pjanic non sono dei fulmini di guerra nei rientri difensivi e una possibilità è quella di sfruttare le mancate coperture preventive. Forse l’unica, considerando la difficoltà di trovare sbocchi sugli esterni dove le catene saranno bloccate a doppia mandata.

Situazione di gioco contro l’Inter. Icardi riesce a prendere posizione sul marcatore di riferimento e ad appoggiare all’indietro. Khedira e Pjanic non hanno letto per niente lo sganciamento di Joao Mario che arriva al limite dell’area senza alcuna marcatura con possibilità di puntare direttamente la porta.

Quale partita, dunque, stasera? I possibili scenari sono di due tipi, in considerazione del doppio confronto. La Juventus ha una capacità riconosciuta di autodeterminarsi e di decidere che tipo di match voler impostare. Per cui potrebbe scegliere di partire a tutta birra, cercando di indirizzare non solo la gara ma l’intera qualificazione, come ha già fatto per esempio nelle gare contro Lazio e Milan, ma anche contro l’Inter (che però fu brava a reggere il primo urto). Oppure, sapendo di dover gestire sui 180 minuti, puntare a un aspetto niente affatto marginale come quello di non prendere gol in casa, aspettando le nostre mosse e puntando a ripartire con la micidiale batteria a disposizione.

Come dicevamo, sarà difficile per il Napoli avere il predominio sulle fasce: le catene Alex Sandro-Mandzukic e Lichtsteiner-Cuadrado se la giocano alla pari se non in superiorità contro quelle azzurre. A proposito, sarà importantissima la prestazione di Maggio come terzino destro: il nostro numero 11 ha fisico e stacco in elevazione per contestare i possessi aerei a Mandzukic.

Bloccare Dybala

Il Napoli dovrà cercare di sfruttare la superiorità numerica nella parte centrale del campo (cosa a cui Allegri potrebbe ovviare, e lo farà, con un simil 4-4-2 in non possesso come nello scontro diretto di febbraio dell’anno scorso), e non è casuale infatti che di recente i bianconeri abbiano sofferto principalmente contro l’Inter, per la già ricordata posizione di Joao Mario a sparigliare le carte in mezzo. Allo stesso modo, come rovescio della medaglia, dovrà trovare gli accorgimenti per assorbire i movimenti, in fase offensiva, dei tre trequartisti juventini, per non farsi beffare tra le linee, specialmente da Dybala.

Lì sarà compito di chi giocherà tra Diawara e Jorginho “disturbare” la Joya, ma non possiamo fare a meno di pensare che uno come Allan, con la propria capacità in interdizione pura, stasera sarebbe potuto servire, e molto. In generale, il Napoli dovrà ricordare che è una gara che si gioca sui 180 minuti e prestare attenzione costante per evitare errori che possano compromettere il ritorno al San Paolo. Purtroppo gli azzurri non hanno gran dimestichezza col doppio confronto, ma stasera si può scoprire se saranno stati fatti passi avanti.

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