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Senza pubblico (e senza “Un giorno all’improvviso”), il Napoli vince

In ventimila per Napoli-Chievo, il numero ideale di De Laurentiis. Clima surreale ma la squadra non ne risente.

Senza pubblico (e senza “Un giorno all’improvviso”), il Napoli vince

Ma che parlamme a fa’
sempe de stesse cose
pe’ nce ntusseca’
e nun ce ‘ncuntra’ ogne vota

Il Napoli batte il Chievo 2-0, consolida il secondo posto in classifica ma la notizia è lo stadio San Paolo vuoto. Qualche tifoso si arrabbierà, ma giornalisticamente è naturale soffermarsi sui ventimila spettatori di ieri. È una notizia. Ventimila posti, la capienza dello stadio del futuro auspicato da De Laurentiis prima della trasferta cinese.

Il Napoli giocherà pure in un clima surreale, ma evidentemente la squadra di questo clima surreale non risente. Anzi. Tre partite interne, altrettante contestazioni da parte dei tifosi organizzati a De Laurentiis, spalti sempre semivuoti, e tre vittorie. Lo scriviamo da tempo, la retorica del “pubblico più bello del mondo” è oleografia e luogo comune al pari dei “napoletani scansafatiche e imbroglioni”. È una bugia la prima, è una bugia la seconda.

I fatti dicono che il pubblico è irrilevante ai fini del risultato. Certo sarebbe bello, scenografico, avere lo stadio pieno. Con persone desiderose di tifare per il Napoli. I nostri ricordi della fanciullezza sono molto diversi. Ma la realtà è un’altra ormai da anni. Resiste la retorica – falsa – dei sessantamila per Napoli-Cittadella (erano 45mila) e in pochi ricordano che per la semifinale di Europa League Napoli-Dnipro di spettatori ce n’erano 41mila.

Il record di abbonamenti risale agli anni Settanta, a Savoldi. Un’altra era geologica. Non pochi attribuiscono la disaffezione a De Laurentiis, alla sua incapacità di comprendere il grande cuore dei napoletani. Stiamo ridendo da mesi. De Laurentiis non sprizza simpatia, ma il suo Napoli funziona. Girava con Mazzarri, girava con Benitez, gira con Sarri che tra l’altro è anche molto in sintonia con gran parte della tifoseria.

Comprensibile l’assenza per le curve a 40 euro, questo sì, ma ieri sera costava 25. Sempre tanto ma sarà difficile abbassare il prezzo considerato il costo dell’abbonamento. Dispiace soprattutto perché così si allontanano i bambini dallo stadio (anche se ieri ce n’erano tanti grazie all’iniziativa dei supermercati Decò), ma va anche detto che oggi,con questo clima, difficilmente un bambino si innamorerebbe del San Paolo: sembra di partecipare a un rito funebre più che a una partita di calcio.  

Probabilmente l’opinione pubblica vuole restare ancorata a una realtà che non esiste più. I centomila cuori non ci sono più. Ma il Napoli vince lo stesso e gioca pure divinamente. È secondo in classifica dopo sei giornate, come lo è stato lo scorso anno dopo essere stato anche a lungo in testa. È ai vertici da sette anni. Il Napoli lassù è la normalità. E forse il punto è proprio questo, l’assuefazione all’essere forti e competitivi. Non siamo abituati. Siamo abituati a essere deboli e poi a fare un exploit una tantum. Se dobbiamo essere competitivi, allora vogliamo avere la garanzia della vittoria. Sennò restiamo a casa. Sarebbe interessante psicanalizzare Napoli. La cosa più semplice da fare è rassegnarsi. Napoli segue logiche proprie. Oggi il nemico numero uno è colui il quale le ha ridato dignità calcistica e l’ha riportata dove non era più stata da quando passò quel signore bassino e con i ricci. Magari un domani, senza De Laurentiis, riempiremo lo stadio per un pareggio strappato coi denti alla Juventus, partita che riempirà la nostra stagione. Ci piace così. E dove c’è gusto, non c’è perdenza.

Due annotazioni.

  1. Siamo andati nei cessi (sì cessi) del San Paolo ieri sera, li abbiamo trovati né meglio né peggio di quelli degli autogrill (e a memoria non ricordiamo servizi igienici diversi nell’impianto di Fuorigrotta.
  2. Un ringraziamento va fatto alla tifoseria organizzata. Hanno dimenticato “Un giorno all’improvviso”. Per questa amnesia gli perdoniamo tutti i cori “De Laurentiis bagarino” eccetera. Questa assenza sì che vale il prezzo del biglietto. Non ha prezzo.
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