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A Pescara, la fiera degli errori difensivi: come in avvio l’anno scorso, ma ora c’è meno tempo

Male Albiol, Koulibaly e Ghoulam, non supportati dal resto dei compagni. Solo Hysaj sembra già in palla, serve recuperare subito lucidità e automatismi.

A Pescara, la fiera degli errori difensivi: come in avvio l’anno scorso, ma ora c’è meno tempo

Oggi c’è il sorteggio di Champions. Il Napoli, in seconda fascia, ha la possibilità di incrociare subito squadroni come Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, Tottenham (l’unica big della terza urna). La squadra vista a Pescara, appena quattro giorni fa, non ci è parsa pronta a un match del genere. Certo, ci sono tutte le attenuanti del caso: il differente (e pessimo) approccio dell’Adriatico, la responsabilità che ti investe in maniera diversa quando ti ritrovi ad affrontare certi campioni in determinate partite. Il Napoli, più di tutto, ha però mostrato dei problemi in  fase difensiva. Disattenzioni gravi nella gestione degli attacchi avversari. Ne abbiamo già parlato, appena dopo la partita e nella nostra analisi tattica del day after. Oggi, a freddo, proviamo a chiederci ancora perché.

Lo facciamo perché siamo molto sorpresi che l’aspetto più curato da Sarri nei 21 giorni di Dimaro (chi ha letto i nostri report quotidiani si è reso conto di come e quanto il tecnico azzurro abbia insistito sul lavoro della linea a quattro) sia stato invece il tallone d’Achille del Napoli a Pescara. I due gol, infatti, nascono da errori propriamente concettuali, di reparto. Tra l’altro, in momenti difensivi che sono stati i punti di forza dello scorso anno: il fuorigioco “imposto” dalla linea alta e l’aiuto di tutti i componenti della squadra, anche degli altri reparti, in una situazione di scompenso posizionale.

Forse, nelle due reti, l’unico “innocente” dei quattro difensori è Elseid Hysaj. Non è un caso, non può esserlo: l’albanese, rispetto ai suoi tre compagni di reparto, è apparso quello più in forma e più in palla, anche se non soprattutto dal punto di vista psicologico. La linea sul tocco di Verre per Benali è tenuta benissimo, mentre Albiol e (soprattutto) Koulibaly e Ghoulam tengono una posizione sbagliata perché sfalsata. “Non in linea”, verrebbe da dire, e il significato sarebbe letterale quanto pure riferito ai dettami di Sarri. L’inserimento da dietro del calciatore abruzzese non è semplicissimo da leggere, sì, ma diventa letale perché la linea immaginaria è alta e non viene rispettata in maniera giusta dai quattro difensori.

Sul secondo gol, l’albanese è solo sulla destra ed è l’unico a compiere l’azione giusta: convergere verso il centro per cercare di coprire l’area. I suoi compagni, un po’ tutti, sbagliano letture e intrepretazioni: Insigne non raddoppia sulla destra, permettendo al cambio di campo di trovare due uomini contro il solo Ghoulam; nel frattempo, Koulibaly è venuto su al centro in maniera avventata, precipitosa, costringendo la difesa a correre all’indietro con un buco sul centrodestra, che risulterà letale perché sarà lo spazio in cui si inserirà Caprari; i centrocampisti non coprono preventivamente e vengono presi di infilata da due giocatori e mezzo, da destra verso sinistra del fronte offensivo di Oddo.

Insomma, la fiera degli errori. Due brutti momenti tattici, senza dubbio, a cui porre rimedio diventa fondamentale. Nelle nostre due analisi precedenti, abbiamo parlato di problemi psicologici (ad esempio il rinnovo complicato dei contratti di Albiol e Koulibaly) ma anche fisici, di condizione. Non ritrattiamo, anzi rafforziamo il nostro concetto: il miglior Napoli dello scorso campionato ha iniziato a palesarsi nel momento in cui la fiducia tattica ha trovato la giusta risposta delle gambe. Un equilibrio così sottile come quello della linea difensiva va costruito piano, con pazienza e tempo. L’anno scorso, basta ripensarci, i sei gol subiti nelle prime tre giornate contro Sassuolo, Sampdoria ed Empoli non erano molto differenti da quelli di Pescara: letture sbagliate su situazioni di difesa alta, strafalcioni individuali e gestioni sbagliate delle coperture da parte del centrocampo. Né più, né meno.

Quindi, come dire: c’è di che essere tranquilli, ancora. Ma ancora per poco. Perché se l’anno scorso il Napoli ha avuto il tempo per diventare il Napoli, quest’anno gli impegni che non si possono proprio sbagliare arrivano subito: il sorteggio di oggi, ad esempio, con cui abbiamo aperto il pezzo. Ma anche questa partita interna con il Milan, da vincere e in cui convincere anche per riallacciare un certo rapporto con un pubblico rimasto scottato dall’estate. E da un esordio in cui è venuta meno una delle cose più importanti perché belle (e viceversa) del Napoli di Sarri: l’attenzione difensiva. Albiol e Koulibaly devono rientrare nei loro ranghi psicologici, Ghoulam (uno dei pochi a non fare casino per rinnovi et simila) deve ritrovare la sincronia dei meccanismi difensivi, magari pure “aiutato” dal suo compagno di fascia. Hysaj, invece e come detto, è parso già pronto. Almeno lui ha capito che, questa volta, il tempo stringe.

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