ilNapolista

Il ritiro a Dimaro dice che il Napoli deve imparare a sorridere e amarsi di più

È possibile trasformare la rabbia per quello che è avvenuto questa estate nel propellente per una buona stagione.

Il ritiro a Dimaro dice che il Napoli deve imparare a sorridere e amarsi di più
Dimaro 2016 (Foto Ciambelli)

Il sole di Dimaro, l’ultima mattinata del ritiro del Napoli. Sugli spalti c’è fermento, dovremmo scrivere. Invece vogliamo usare le parole giuste, anche se magari non sono proprio da accademia della Crusca: sulla tribunetta di Carciato c’è casino. Che non è per forza una cosa brutta, sia chiaro. Potremo definirlo anche folklore. Ci sono i cori, ci sono le urla. C’è voglia di calcio, di sostenere la squadra. Con poca organizzazione ritmica e testuale anche nei cori stessi, ma ripetiamo: fa niente, è bello lo stesso.

Si tifa in modo sano e poco sano. “Oh Tonelli spezzagli la gamba”, per esempio. E poi “Callejon, Callejon!”. È una bella scena, perché lo spagnolo agita la mano come un tredicenne a Riccione quando il deejay lancia la hit dell’estate. A ritmo. La cronaca più dettagliata, anche di quello che avviene nella parte degli spalti che discute prima di tifare, è qui

Il lavoro della squadra è solo di scarico dopo la partita con la Virtus Entella di ieri sera. Quindi, come dire: c’è poco da raccontare. E allora questo report scriviamolo in maniera diversa. Facciamo una cosa preventiva sulla stagione che inizierà tra 23 giorni, a Pescara. Il Napoli può trasformare la rabbia per quello che è avvenuto in questa estate un po’ così. Lo scoramento, la delusione. Comprensibili, attenzione. Ma possono diventare il propellente per un’annata in cui ci possiamo divertire. Pure con Milik al posto di Higuain, magari aspettando Icardi o il centrocampista. Il Napoli ha dentro e fuori tutte le possibilità per potersi godere un altro anno ad alta quota, Deve solo cercare di trovare la forza di comprendersi, ritrovarsi. Magari di amarsi un po’ di più. Di unirsi, facendo quadrato intorno a sé stesso. E questa canzone va alla società, che ha fatto errori madornali di comunicazione in questo ritiro di Dimaro; e al pubblico, che resta troppo diviso in fazioni al suo interno e per questo non riesce a sorridere pure quando ci sarebbe da farlo.

A differenza di una squadra che quando gioca, quando segna, pure quando si allena, lo fa. Sì, il Napoli che va in campo sorride. L’abbiamo visto a Dimaro, in ventuno giorni di allenamenti. Ieri sera a Trento, contro l’Entella. Ci siamo divertiti perché si sono divertiti. I tifosi dovrebbero fare lo stesso, sempre. Anzi, soprattutto quando sembra non valerne la pena. Perché una cosa è la critica costruttiva, legittima e mediata dalle opinioni; e una cosa è dire che piove quando invece non fa una goccia d’acqua. E il cielo promette più il sole che il diluvio, anche se magari il tempo è ancora incerto. Come succede sempre in Trentino, come succede sempre a Dimaro. Dove oggi, però, c’era e c’è il sole. Non può proprio essere un caso.

ilnapolista © riproduzione riservata