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Roma, vorrei ma non posso: le sei promesse di Pallotta smentite dai fatti

Roma, vorrei ma non posso: le sei promesse di Pallotta smentite dai fatti

Buoni propositi, ottimismo, progetti di crescita. Le parole dei presidenti si riempiono sempre del meglio, salvo poi essere smentite dai fatti. A volte le promesse non possono essere mantenute: la voce del campo è sempre più forte e il calciomercato non guarda in faccia alle speranze dei tifosi. E a Roma, James Pallotta in più occasioni si è piegato alle circostanze, arreso all’evidenza, smentendo di fatto le sue stesse dichiarazioni tra il disappunto dei tifosi.

1) «Garcia sarà il nostro Ferguson»

La ricerca della stabilità, a partire dalla panchina. Uno dei più grandi obiettivi della Roma americana che invece in 5 anni ha cambiato 5 allenatori. Con l’arrivo di Rudi Garcia sembrava essere cambiato qualcosa: il profilo ideale per costruire un progetto duraturo. «Fu mia la decisione di esonerare Zeman, non mi aveva convinto – disse Pallotta -. Andreazzoli? Sapevo che sarebbe stato un tecnico ad interim. Garcia? Anche lui è stata una mia decisione, ovviamente. Abbiamo voluto fare qualcosa di diverso ed unico, pensando di impostare un progetto con un allenatore che doveva rimanere a Roma almeno dieci anni, sul modello di Alex Ferguson al Manchester United». La Roma invece il suo Ferguson non l’ha trovato.

2) Lo scudetto

«Noi dobbiamo puntare a disputare una stagione importante, il nostro gruppo è ricco di qualità e sarà di sicuro protagonista. E’ vero, siamo a -3 dalla Juventus ma possiamo anche recuperare. Io allo scudetto ci credo e sono convinto che possiamo vincerlo». Ad inizio novembre 2014 era questo lo spirito con cui Pallotta guardava all’allora prossimo futuro. Quella Roma che doveva diventare da principessa a regina ancora non ha trovato la corona, quella Roma cantiere aperto ha ancora i lavori in corso, e lo scudetto è rimasta una parola, trionfo di qualcun altro.

3) Stadio

La tabella di marcia, nel dicembre 2014, prevedeva questo: «Ci aspettiamo che all’inizio del 2017 Roma possa avere il suo incredibile e spettacolare stadio», aveva annunciato Pallotta. I tempi di attesa per veder finito il nuovo impianto capitolino invece si sono allungati. Cambi in Campidoglio, progetto consegnato con qualche mancanza, nuovi incontri per proseguire con l’iter burocratico, rallentamenti, slittamenti tra posa della prima agognata pietra ed apertura. «Se fosse per me lo stadio sa­rebbe stato già pronto da ieri – parole ben più recenti di Pallotta -. Ma una volta partito il pro­getto purtroppo sono appar­si problemi che non ci aspet­tavamo, che non ci hanno fatti felici, per questo moti­vo sono frustrato. Ma continuiamo a lavorarci in manie­ra continua».

4) Totti

«Francesco ha 39 anni ed ha ancora un grandissimo talento e qualità, e credo sia ovvio per lui, penso, e per molta gente che non può più giocare allo stesso modo di prima. Semplicemente il suo corpo non glielo permette, la testa gli dice una cosa e il corpo un’altra». Dichiarazioni del presidente del marzo scorso durante la Sports Analytics Conference del MIT Sloan School of Management. Sembra una vita fa: prima del rinnovo di contratto per un altro anno da calciatore, dopo i 160 minuti in campo del capitano in 7 partite tra l’11 aprile ed il 14 maggio conditi, fortunatamente per la squadra, da 4 gol e 2 assist che hanno trascinato la Roma al terzo posto.

5) «Benatia resta con noi»

Benatia resterà a Roma? Domanda bollente di una calda giornata del luglio 2014. «Il giocatore non è mai stato in vendita, non abbiamo ricevuto offerte, non abbiamo intavolato trattative, Benatia resterà alla Roma, è importante e fondamentale fuori e dentro dal campo», la risposta di Pallotta. Poi qualcosa è si è rotto dopo il colloquio a quattr’occhi a Boston: tra un’offerta irrinunciabile, menestrelli ed il “castello di invenzioni” del marocchino («Volevo restare ma dovevano fare cassa»), ecco l’addio. «Ha mentito. Lo ritengo assolutamente inaccettabile – lo sfogo di Pallotta -. A Sabatini ho detto che stava avvelenando lo spogliatoio e che lo volevo fuori: sia Rudi che Walter hanno concordato con me. Non è stata una questione di denaro, è stata una questione di personalità nel nostro spogliatoio».

6) «Cessione di Pjanic? Non è vero»

«Si parla di un’eventuale cessione di Pjanic. Non è vero, voglio che resti. Sono stanco di queste voci, fanno male alla squadra». Così Pallotta ad inizio aprile. La volontà di non privarsi del bosniaco infatti c’era, peccato che c’era anche una clausola che ha permesso al giocatore di trattare con il club che lo voleva, la Juventus. Oggi per Pjanic inizia un nuovo capitolo della sua carriera, aperto con le visite mediche insieme al suo nuovo club, col quale si legherà per i prossimi 5 anni. Con la cessione di Pjanic ai bianconeri viene demolito il primo mercato della prima Roma americana.

(articolo di Guendalina Galdi, tratto da www.forzaroma.info).

Il Napolista ha deciso di postare questo pezzo per mostrare come la suggestione classica dell’erba del vicino sia, in realtà, solo una suggestione. Napoli e Roma sono due ambienti simili, e la situazione azzurra è molto migliore rispetto a quella giallorossa (lo abbiamo descritto anche oggi, nella nostra analisi comparata di mercato).

Non è un “accontentiamoci di quello che abbiamo”, ma l’erba del vicino non è sempre così verde come siamo abituati a pensare e vedere.

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