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Higuain e il sorriso ritrovato: il centravanti perfetto per il Napoli di Sarri

Higuain e il sorriso ritrovato: il centravanti perfetto per il Napoli di Sarri

Il sorriso. È quel che mancava di più di Higuain a tutti i tifosi del Napoli. Il sorriso al di là dell’esultanza, del momento del gol. Quello che gli abbiamo visto spessissimo, quest’anno, nei momenti di festa della squadra dopo le partite. Quello che avremmo voluto vedere dopo Napoli-Lazio dello scorso anno, e che invece sostituimmo con un broncio solo immaginario e immaginato. Che tutti si ricordano il rigore sbagliato, ma in pochi pensano alla doppietta da assoluto fenomeno fatta pochi minuti prima quel momento fatale.

Oggi, vivaddio, parliamo di tutt’altro calciatore, tutt’altra situazione. Parliamo con il sorriso nostro che è poi il suo sorriso, quello che mancava più di tutti prima a lui che a noi. Secondo chi scrive, il momento chiave della stagione di Gonzalo Higuain è la partita di Bergamo con l’Atalanta. Non tanto perché il Napoli rivince nuovamente dopo due partite di stop, tra l’altro su un campo storicamente difficile. E nemmeno perché succede con una doppietta del Pipita. No, perché quella è la partita dell’abbraccio con Sarri. Un fotogramma che finalmente taglia le gambe e le idee di tutti i detrattori pregiudizievoli della scelta di Higuain, ovvero quella di rimanere a Napoli. Di restare in azzurro anche dopo Napoli-Lazio, anche dopo le (assurde, ingiuste, ingenerose, esagerate) critiche piovutegli addosso. Nel momento in cui, dopo un gol fondamentale, un ex calciatore del Real Madrid abbraccia un ex allenatore dell’Empoli, si capisce che Higuain è rimasto a Napoli perché ha creduto nel Napoli e in sé stesso nel Napoli. E che quel signore in tuta acetata l’ha convinto a diventare ancora meglio del fenomeno che era già.

Lì nascono i 36 gol di Higuain, che intanto erano diventati solo 23 perché i primi 13 erano già stati fatti. Lì nasce il Napoli che volerà fino al primo posto e perderà lo scudetto solo perché ha affrontato una Juventus semplicemente più forte, esattamente dove serve (in rapida successione: in difesa, in campo, fuori dal campo). Lì Higuain prende coscienza che il calciatore che è una testa di cazzo se non vince il pallone d’oro è proprio lui. Lì, infine, Higuain capisce di essere il centravanti perfetto per il gioco di questa squadra.

I dati

Dica36, ma mica ci fermiamo a questo. Perché se i gol sono effettivamente 36, record dei record nella storia del campionato di Serie A, c’è tantissimo altro da scrivere e isolare. Di alcune cose, squisitamente tattiche, abbiamo parlato qui, in una descrizione sommaria dei suoi movimenti in campo al di là delle conclusioni a rete. Altre, invece, le enumeriamo ora. Tipo le 51 occasioni da gol costruite attraverso un suo passaggio, divise tra 2 assist e 49 key passes. Oppure, il primo posto assoluto nella classifica dei tiri della Serie A: 182 conclusioni, con un’accuratezza del 58%, primato per un calciatore sopra gli 80 tentativi a rete.

Di questi tiri, 89 sono arrivati da fuori area. Un dato importante, che in qualche modo permette di individuare l’ampia varietà di soluzioni attrverso cui il centravanti argentino, durante la stagione, ha provato a trasformare in gol un gioco che in qualche modo ne esaltava le caratteristiche. Nel link che vi abbiamo proposto sopra, si parla di un acmbiamento posizionale di Higuain secondo Sarri rispetto al Pipita interpretato da Benitez: il primo, rispetto al secondo, è un calciatore più accentratore e accentrato, vero e proprio punto di riferimento attorno cui gira tutta la manovra offensiva del Napoli. Ma anche primo terminale, anzi forse terminale troppo unico delle azioni azzurre. Però, se fai 36 gol, diciamo che è una scelta abbastanza condivisibile.

Altri dati riguardano l’accuratezza nei passaggi (il 78%) e pure e addirittura gli interventi difensivi, 25 totali in campionato. Soprattutto palle rilanciate, magari da situazioni da fermo (14) piuttosto che veri e propri recuperi su passaggi avversari (9). Roba che fa volume, e che scolora rispetto a quello che quest’anno ha rappresentato Higuain: il centravanti perfetto per un gioco offensivo perfetto per lui. Nei gol segnati, soprattutto, che sono la punta dell’iceberg. Ma anche nell’interpretazione della manovra, da parte di Higuain e della squadra in riferimento al suo modo di giocare il pallone, di chiedere l’assist e di muoversi. Vedi tutto qui, e lo fai con piacere nonostante l’hai già fatto altre mille volte. (in realtà abbiamo scelto questo video con una musica orrenda solo perché ci sono anche alcuni movimenti, oltre ai 36 gol)

Le prospettive

Come quest’anno in campo, il mercato in corso e quello che sarà. Tutto gira intorno al Pipita, dal punto di vista tecnico ed economico. Perché un doloroso addio significherebbe riscrivere tutto daccapo, ma con una cifra grandiosa da investire sul suo sostituto e sugli altri settori della squadra. Una permanenza sognata da tutti, invece, metterebbe il Napoli nelle condizioni di continuare il discorso tattico intorno al suo centravanti perfetto e di impostare una campagna acquisti più conservativa, che punta a consolidare e potenziare l’organico piuttosto che a rivoluzionarlo.

Lui non si è ancora sbottonato sul suo futuro, anche se la data (siamo ormai al 7 giugno e non esiste nulla di concreto) e le sensazioni depongono su un proseguimento della carriera in azzurro. Il discorso da appassionati sulla convenienza o meno della sua permanenza non ha semplicemente ragione d’esistere. L’abbiamo scritto diverse volte sul Napolista, ce l’ha spiegato in una lunga intervista il coordinatore editoriale del sito Calcio&Finanza, Giovanni Armanini. Testuale, ve lo ridiciamo: «non conviene vendere Higuain». Non conviene farlo alla luce di quanto scritto sopra, ovvero la perfetta aderenza tra il progetto tattico di Maurizio Sarri e il calciatore Higuain. Non conviene farlo da un punto di vista economico, perché (Armanini docet) gli eventuali 4 calciatori da 20 milioni acquistati coi proventi della cessione di Higuain avrebbero un costo a bilancio che sarebbe comunque superiore a quello del mantenimento del solo Higuain. E poi non conviene a livello tecnico, perché in giro non ci sono sostituti all’altezza. In realtà ce ne sono solo due, in pratica: Lewandowski e Suarez, e dubitiamo che possano accettare il Napoli. 

Abbiamo avuto la fortuna di accogliere un calciatore come Higuain come dopo-Cavani, mantenendo costante la media e portando un calciatore del Napoli sul trono dei cannonieri alla terza stagione della sua esperienza azzurra. Allora, tre anni fa, dovemmo cedere ai soldi altrui e alla nostra condizione di outsider, di squadra estudiante, per dirla all’argentina, nella classe degli aspiranti top club. Non ci siamo ancora diplomati con un grande trofeo, ma abbiamo imparato ad avere la possibilità economica e di appeal per tenere in squadra uno dei calciatori più forti del pianeta. Non facciamoci sfuggire quest’occasione, che qui, più che in ogni altro posto del mondo, si vince solo quando ci sono i migliori.

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