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Chiriches, come convincere giocando poco ed essere un esempio per il Napoli che verrà

Chiriches, come convincere giocando poco ed essere un esempio per il Napoli che verrà

Il caso di Vlad Chiriches è molto particolare: ha giocato appena 1300 minuti in stagione, eppure è riuscito a convincere tutti. L’ha fatto nonostante un errore marchiano contro il Chievo, una cappellata clamorosa in uscita palla al piede. In un tempo minimo, ne abbiamo cifrato il minutaggio, ma anche le 17 presenze totali in tutte le competizioni ci dicono che l’ex Tottenham ha avuto appena il tempo per cercare di dimostrare le proprie doti. Eppure, ce l’ha fatta. 

Certo, ognuno potrebbe in qualche modo rispondere che magari ci si poteva aspettare di più da un calciatore dal valore internazionale riconosciuto, proveniente dalla ricchissima Premier League e titolare della fascia di capitano in una nazionale della media borghesia del pallone europeo. Però, anche questa affermazione, condivisibile di principio, va contestualizzata. Perché Chiriches si è ritrovato a giocarsi il posto con un rinato Albiol e con un vero e proprio mostro come il Koulibaly di quest’anno. Una roba che nessuno si aspettava, forse nemmeno lo stesso Sarri. Che ha effettivamente schierato Chiriches di primo acchitto, in apertura di stagione (Sassuolo-Napoli ed Empoli-Napoli sono state giocate dal rumeno come titolare), poi si è ritrovato per le mani questi due signori qui nelle condizioni di forma e intesa che abbiamo potuto apprezzare durante l’annata. Come dire: non ha potuto fare altrimenti.

Chiriches, però, non si è perso d’animo né si è fatto trovare imbronciato o impreparato nei momenti in cui è stato chiamato in causa. Ovvero, in Europa League (sempre titolare meno che in Napoli-Bruges) e in alcune partite di campionato. Dove, semplicemente, ha giocato nel Napoli e per il Napoli. Ovviamente, questa frase è una false friend. Cioè, Chiriches è un calciatore del Napoli, lo sappiamo. Il senso di questa frase sta però nel rendimento e nel modo di giocare di Chiriches, che in qualche modo non è apparso avulso dal collettivo. Era visibilmente integrato, nel gruppo e negli schemi. Era parte del contesto, e se escludiamo la palla persa in uscita contro il Chievo non si ricordano altri errori gravi. Soprattutto non ricordiamo errori di concetto, e questa è la cosa più importante per Sarri e per tutti gli allenatori di questo pianeta. Una cosa che Chiriches ha interpretato in maniera perfetta.

I dati

La compartecipazione di Chiriches alle dinamiche tattiche, tecniche e di squadra durante la stagione non è misurabile con i dati. Ed è un peccato non esista un indicatore proprio per quella che, tra tutte le cose, ha sorpreso di più. Soprattutto dato il ruolo di “riserva a oltranza” che Sarri ha cucito addosso al centrale rumeno. Quindi, possiamo limitarci a quelli che sono i parametri e le cifre di base. Intanto, la sostanziale differenza tra il numero di intercetti (2,2, di media, tra campionato ed Europa League) e di tackle a partita (1,3 di media), che ci dà una prima esatta definizione di Chiriches. Un difensore non di garra o fisico, ma principalmente votato all’anticipo pulito e alla copertura della linea di passaggio. Certo, c’è anche una certa forza nei contrasti (83% dei take-on, duelli uno contro uno, conclusi con successo), ma c’è soprattutto una tendenza al bel gioco, finanche difensivo, che in qualche modo si sposa perfettamente con il Napoli bello e svolazzante costruito da Sarri.

Qualità, quindi. In senso totale, perché Chiriches è apparso e si è mostrato come un buon difensore, all’altezza o quasi dei due titolari (6 interventi difensivi, lo stesso numero di Albiol e uno in meno di Koulibaly). Ma anche nella sua accezione più specifica, in quello che possiamo definire “controllo del pallone”: l’ex Tottenham, infatti, mette insieme un buonissimo 90% di passaggi riusciti e pure una media di 0,7 dribbling a partita e altrettante conclusioni verso la porta. Ci agganciamo a questo per (ri)scrivere una cosa che sosteniamo da tanto: ovvero, che Chiriches è l’unico dei tre centrali in organico (Tonelli a parte) a possedere tempi di inserimento offensivo sulle palle inattive. Il gol segnato al Chievo, quello al Bruges, ma anche una lunga serie di colpi (soprattutto di testa) e palle contese (bene) nelle aree avversarie ad ogni corner o punizione. Certo, la mira resta sempre quella di un difensore, ma siamo certi che, al di là di un dato che è troppo complicato da reperire, gran parte dei palloni scodellati al centro quando c’è Chiriches finiscono sulla testa di Chiriches. Tanto che l’unico grande neo tattico e offensivo del Napoli di Sarri, gli inguardabili schemi da fermo proposti quest’anno, diventano un’arma efficace con il centrale rumeno in campo. Come in Napoli-Chievo, partita a due facce. Prima l’erroraccio che lancia Rigoni verso il gol. Poi questa roba qua.

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Le prospettive

Intanto, cominciamo col dire che da anni il Napoli non aveva un ricambio difensivo come Vlad Chiriches. Ovvero, un calciatore al livello dei titolari. E che titolari. Il difensore rumeno è una fotografia importante della crescita del Napoli, soprattutto dal punto di vista dell’organico. Una roba che nasce dal mercato armonico portato avanti da Giuntoli nell’ultima sessione. Il diesse proveniente dal Carpi,  con Reina, Allan, Valdifiori e lo stesso Chiriches, ha permesso al Napoli di elevare il livello dell’undici titolare e pure di una porzione della panchina. 

Poi, ecco la prossima stagione. Quella in cui, a partire dal mercato, Chiriches dovrà rappresentare (suo malgrado) un’altra fotografia importante del futuro azzurro. Perché nel frattempo è arrivato Tonelli, e non è ancora partito nessuno tra Albiol e Koulibaly. Il Napoli, quindi, ha in rosa quattro difensori centrali potenzialmente titolari. Con Albiol e Koulibaly sempre davanti, ma con l’ex empolese e appunto Chiriches a sperare che Sarri aggiusti il suo turnover e crei delle vere e proprie rotazioni, pure al centro della difesa. Una roba necessaria, in vista soprattutto dei molteplici impegni che attendono gli azzurri nel prossimo campionato. Se Chiriches dovesse rimanere al Napoli (al momento, non ci sono rumors su un suo possibile trasferimento, e questo non è assolutamente garanzia sulla sua permanenza, anzi), il club partenopeo confermerebbe e amplierebbe ancora i concetti che stanno dietro alla sua politica di costruzione e mantenimento dell’organico. La famosa formula dei “due uomini per ruolo” che, in qualche modo, dovrebbe caratterizzare tutte le grandi squadre. E che, per l’appunto, passa da un Chiriches che resta a Napoli pur con altri tre concorrenti per il suo ruolo in campo.

Per quanto riguarda invece il calciatore Chiriches, c’è poco da dire. Perché ha giocato poco, e l’ha fatto sempre in maniera precisa e non approssimativa. Non è una specie di fenomeno come Koulibaly, ma un ottimo difensore. Giusto qualche eccesso di autocompiacimento, ma è davvero poca cosa rispetto all’ottima interpretazione dei concetti di questa squadra in fase di non possesso. Chriches è riuscito a convincere anche in poche partite disputate, e attraverso un atteggiamento sempre positivo senza mai una polemica. Quello che è servito al Napoli, quello che servirà al Napoli. Che tutti prendano esempio da Chiriches, e che Chiriches rappresenti un esempio per lo stesso Napoli. Come alternativa, plausibile, e insieme a Tonelli, a una buonissima batteria di centrali. Le fondamenta. Costruiamo così anche il resto.

Biografie già pubblicate

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Sul mistero di Strinic, il terzino che all’improvviso scompare dai radar (e sul turnover di Sarri)
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