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I record di Hamsik, bandiera del Napoli e di un altro calcio

I record di Hamsik, bandiera del Napoli e di un altro calcio

La partita di Udine, per Marek Hamsik, è una certezza e insieme un bellissimo condizionale. Perché il capitano azzurro giocherà, scenderà in campo per la sua 31esima presenza in campionato, 38 totali in stagione, e raggiungerà così Moreno Ferrario al terzo posto nella graduatoria dei più presenti di sempre con gli azzurri. 396 match in nove stagioni, per una media esatta di 44. E quella in corso, ovviamente, deve ancora volgere al termine. Il condizionale si attiva se, accanto al numero di presenze, parlassimo anche dei gol: al momento sono 97 in tutte le competizioni. Lo stesso numero di Altafini, che verrebbe quindi sorpassato da un Hamsik eventuale goleador in Friuli al quinto posto in questa speciale graduatoria. Se guardiamo ai soli gol in campionato, però, leggiamo 80. Uno solo in meno di Diego Maradona. Come dire: una doppia festa a Udine farebbe entrare lo slovacco nella storia del Napoli.

In realtà, Hamsik ha già un posto tutto suo, e bello di rilievo, nella vicenda ormai novantennale del club partenopeo. A 29 anni (da compiere), lo slovacco è già un calciatore ormai assimilabile a quel concetto di bandiera a cui il calcio postmoderno sembra ormai essersi disabituato. È arrivato giovanissimo, da talentino in erba pescato dal Brescia e già autore, tra l’altro, di un gol nel suo futuro stadio. In questa partita qui, che vi riproponiamo perché rivedere segnare Dalla Bona è sempre un buon palliativo.

Hamsik si unirà al Napoli proprio al termine di quella stagione, con gli azzurri di Reja promossi in Serie A e il diggì Marino che spende 5,5 milioni per portarlo via dal Brescia. Il resto della storia, per fortuna, è nota e bellissima. La ripercorriamo veloce: un primo anno da assoluto enfant prodige del centrocampo, mediano di inserimento in zona gol. 10, tra campionato e Coppa Italia. Poi, una crescita continua pure come collocazione in campo. Mazzarri, ad esempio, lo interpreta come trequartista esterno, largo a destra o a sinistra in base alle lune del compagno di reparto, Lavezzi. Poi venne il biennio Benitez, che è come una di quelle storie tormentate di amore e di odio che non si capisce bene. Tutti, inizialmente, credono che il ruolo di centrale nelle tre mezzepunte feticcio del tecnico castigliano sia fatto apposta per lo slovacco. Che difatti inizia alla grande, trovando gol e giocate di altissimo livello. Poi l’infortunio, l’unico serio da quando è in azzurro, che lo tiene fuori causa per l’intero mese di dicembre e fino a dopo la sosta natalizia. Il Napoli perde quello che nel frattempo è diventato il suo capitano (Cannavaro è stato ceduto al Sassuolo), il primo straniero dai tempi di Ayala, e insieme le certezze sul modulo e la brillantezza dell’avvio di stagione. Hamsik è sottotono, chiude in affanno e continua con un rendimento altalenante anche nella scorsa stagione. Che però, paradosso, è la sua migliore annata per numero di gol (13) e assist totali (15). Lo slovacco interpreta alla meglio un ruolo che, col senno di poi, non gli si addice granché. Un calciatore che “legge” così bene i corridoi del proprio inserimento fatica quando si tratta di giocare il pallone nella stessa zona del mediano avversario, effettivamente.

Lo sa anche lui, che non perde mai occasione per stuzzicare il suo ex allenatore sull’utilizzo in una zona di campo che non gli era proprio congeniale. Roba indiretta («Non mi sono mai divertito come quest’anno»), ma anche parole precise e taglienti come lame («In questo ruolo mi sento a mio agio»). Sempre, però, nel rispetto assoluto di una professionalità esemplare che ne ha fatto un simbolo positivo. Hamsik, infatti, è stato spesso criticato per il suo “assentarsi quando il gioco si fa duro”. Detto in soldoni, secondo i soloni: non sa(peva) essere decisivo nei momenti importanti. Nessun mugugno, nessuna reazione di fastidio verso la tifoseria. La risposta l’ha sempre data il campo: Hamsik, per il Napoli, è decisivo. Ieri, in una posizione in cui non si sentiva valorizzato appieno. Oggi, in un ruolo che sente più suo e in cui riesce a esprimersi al meglio, nella costruzione del gioco come negli inserimenti in zona gol (7 in totale quest’anno, siamo in perfetta media per giungere alla doppia cifra). 

E poi c’è quel discorso della bandiera, della fedeltà assoluta alla causa azzurra. Il Milan, la Juventus, il Chelsea, il Manchester City, il Real Madrid. Nomi ciclici intorno a Marek. Non sapremo mai chi ci ha provato veramente, ma qualcuno deve aver almeno bussato alla sua porta. Sicuro. Cos com’è sicuro che questo qualcuno abbia sempre e comunque trovato chiuso. Hamsik non si muove da Napoli, l’ha detto e ribadito. Un po’ come Totti, il cui rifiuto al Real nei primi anni Duemila è diventato una specie di segreto di Pulcinella, un atto di fedeltà totale, reale e verificato. Una roba vecchia in un calcio nuovo. Sorprendente. Tanto da inimicare il ras del mercato italiano, tale Mino Raiola, a tutto l’ambiente Napoli. Uno che è stato suo procuratore e che sognava di portarlo in giro per l’Europa, nei top club a guadagnare tantissimo (pure in commissioni). Uno che ci ha sempre tenuto a ribadire che «Hamsik avrebbe dovuto lasciare Napoli per trovare le giuste motivazioni». Lo stesso che, qualche giorno fa, ha detto che a Napoli «sanno fare solo i film». Perché il Napoli ha seguito l’evoluzione del caso-Ibrahimovic ma non lo prenderà, e perché magari il club ha sedotto e convinto Hamsik a tal punto da fargli rifiutare ogni ipotesi di cessione. Insomma, uno di quelli che “nun ce vonno stà”. 

Giusto un anno fa, Hamsik disse queste parole: «Per Raiola ho sbagliato a scegliere di restare al Napoli? Ognuno la pensa a modo suo, Mino ha il suo pensiero ed io ho il mio, ma resto orgoglioso di quello che ho fatto. Ormai sono qui da tanti anni, spero di continuare così anche se non si sa mai. Ho sempre detto che finchè sarò contento resterò al Napoli». Questo è Marek Hamsik. Che domani raggiungerà Ferrario, che ha messo nel mirino Maradona e che sembra proprio non averne ancora abbastanza di Napoli. E meno male. Dove la trovi altra roba così? (Magari mettendo la “k” invece della “c” in Marec)
 

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