ilNapolista

Divisi da un muro, uniti da un pallone: i detenuti di Poggioreale e gli studenti del Sannazaro

Divisi da un muro, uniti da un pallone: i detenuti di Poggioreale e gli studenti del Sannazaro
Ore 12, carcere di Poggioreale.
Si è da poco concluso il quadrangolare di calcio “Una partita per avvicinare, un incontro per raccontare” che ha visto sfidarsi due formazioni di studenti del Liceo Jacopo Sannazaro e due di detenuti dell’Istituto penitenziario di Poggioreale del padiglione Firenze. 
28 ragazzi in campo, ciascuno con la propria storia, la propria famiglia, la propria esperienza, con i propri piccoli segreti, brutti voti e colpe da scontare. A vederli con le loro divise da calcetto non li distingueresti eppure tra poco torneranno ad essere separati da un muro, un muro fatto non solo di mattoni, ma di pregiudizi, immagini distorte, voci che si tramandano, paure alimentate dall’ignoranza e dal disinteresse.
Durante le partite si sono dati battaglia, hanno urlato, incitato i compagni e  tirato qualche calcio agli avversari, tutto con rispetto e sportività. «Abbiamo giocato leggero – spiega Antonio, uno dei detenuti – sapevamo che con i ragazzi delle scuole non potevamo giocare come facciamo tra di noi. Sono davvero felice di poter partecipare a questo incontro. Sono qui da 14 mesi, ma adesso che esco non ci torno più. Ho figli e qui si perde tutto, meglio mangiare aglio e olio che rischiare di tornare qui».

Appena uscito dal campo, anche Gennaro racconta la sua storia: «Tutto dipende come la prendi, quando arrivi a Poggioreale non è facile. Neanche per le nostre famiglie che stanno fuori è facile. A volte penso che se i giudici si mettessero nei panni delle famiglie, se conoscessero le nostre storie e sapessero quante bocche da sfamare lasciamo fuori, forse non darebbero queste condanne».

Tra una patatina e una coca cola, ci si asciuga il sudore e si stringe amicizia, qualcuno ha ancora in mano il vesuvio di cioccolata che la garante per i detenuti Adriana Tocco ha regalato; si interessa dei ragazzi come fossero figli, è lei ad aver avuto l’idea della manifestazione. «Talvolta mi scoraggio – confessa – perché è davvero difficile organizzare queste cose, ma non mi lascio fermare».  

Si alza Federico, uno degli studenti del Sannazaro: «È stata una bellissima esperienza che spero di poter ripetere, perché da fuori non abbiamo idea di cosa significhi stare qui ed è facile avere un’idea sbagliata di voi che siete dentro». 

«Anche noi spesso ci chiediamo cosa pensate di noi da fuori – risponde Luigi, un detenuto del padiglione Firenze – In campo eravamo tutti uguali e ce le siamo dati di santa ragione, ma da dove veniamo noi c’è una mentalità completamente diversa dalla vostra. Anche se non fossimo stati da questo lato del muro probabilmente non ci saremo mai incontrati, invece conoscere questi ragazzi che vengono da posti altri rispetto ai nostri ci fa bene».

Sono seduti in cerchio tutti col fiato corto e il sudore che scende copioso, ragazzi di dentro e ragazzi di fuori, perché in fondo ciò che li rende diversi è solo l’essere ai due lati opposti di quel muro.
A guardarli bene non si sono mischiati davvero, sono seduti quelli del Sannazaro da una parte e quelli di Poggioreale dall’altro. Una volta fuori dal campo, senza più pallone contrasti e agonismo, hanno perso l’innocenza dello sport e si sono ritrovati nei ruoli che società, legge, consuetudini ritaglia loro.
«Quando ho visto il muro stamattina – racconta Giosuè, uno studente – e siamo passati sotto il portone avevo un po’ d’ansia ma il calcio è come una linea orizzontale che attraversa tutti e quello che abbiamo fatto noi qui stamattina è il vero calcio, mentre ci accanivamo sulle caviglie dell’avversario, ci tiravamo le maglie, ci bombardavamo di tiri, abbiamo condiviso una passione».
Ciro salta in piedi, sorride: «Siamo persone anche noi qui dentro – dice – ma a volte le persone lo dimenticano»
«A volte ci sono muri tra gli stessi quartieri della città – interviene l’assessora all’Istruzione Annamaria Palmieri che è seduta tra gli studenti – ci sono molti ragazzi che non sono mai stati in alcuni quartieri, che li temono senza averli mai visti nè vissuti»
Sono tutti stanchi, è stata una lunga mattinata, e «tra poco trasmettono “Uomini e donne”» precisano alcuni del padiglione Firenze, fans della trasmissione della De Filippi, ma non è ancora tempo di salutarsi, non è ancora tempo di tornare ognuno al proprio lato del muro. Sono talmente simili anche nella spontaneità: «Avevamo sei ore a scuola oggi – afferma senza troppi giri di parole Grumetto – meglio una partita di pallone! Però i ragazzi di qui sono fantastici, molto diversi da come li immaginavo, dicono perfino meno parolacce di noi»

«Noi siamo fortunati rispetto ad altri compagni, – racconta ancora Luigi – perché noi abbiamo sbagliato e siamo qui, ma almeno siamo vivi e usciti da qui avremo la possibilità di cambiare. Molti dei nostri amici hanno fatto una brutta fine e nessuno potrà mai dare loro la possibilità di conoscere una strada diversa».
L’ultima riflessione viene da Alberto, uno dei volontari della Uisp, che ha offerto il supporto tecnico e i palloni: «Credo che la partita di oggi sia stato un vero spot per il calcio perché si è giocato nel rispetto delle regole e nella condivisione della partita, come non avviene spesso nei campi di calcio. Penso che sarebbe bello abbattare questo muro non solo per un giorno, ma nella quotidianità».
Il direttore di Poggioreale Antonio Fullone, prende la parola per saluatare e ringraziare tutti, lo lasciano parlare nonostante tifi Taranto perchè giura di simpatizzare Napoli: «A Verona organizzavamo un torneo a cui partecipavano 58 scuole, questo è quello che vorremmo riuscire a realizzare anche qui. Sono arrivato da poco e c’è tanto lavoro da fare, ma c’è la volontà da parte di tutti per far si che questo posto non sia più un posto di pena, ma faccia parte di un vero progetto di recupero e reinserimento»  

Partecipanti al Torneo:

Cicciotto e Nanduccio per Poggioreale, Sarnellazzi e Jambo Team per il Sannazaro

Cicciotto (maglia grigia): Tufano, De Matteo, Noto, Maisto, Mazzarrella, Murcus, Brancaccio.

Nanduccio 
(maglia gialla): Di Matteo, Cantone, Soria, Volpe, Liguori, Migliardi, Scognamillo.

Sarnellazzi (maglia bianca): Parisi, Flores, Sagra, Pascarella, Criscuolo, D’alessio, Della Gala.

Giambo Team (maglia aranacio): Grumetto, Habetswazzner, Gaeta, Guerriero, Mariconda, Corrado, Longobardi.

 

Giambo Team Cicciotto 3-1
Narduccio Sarnellazzi 6-4

Finale 3° e 4° posto
Cicciotto Sarnellazzi 7-4

Finale
Narduccio – Giambo Team 6-1

Alla fine vincono i ragazzi di Poggioreale, manita di Volpe, non a caso chiamato Higuain.
«Sono stato bravo! – esulta con grande entusiasmo Domenico Parente, il funzionario giuridico pedagogico che ha deciso chi del padiglione Firenze poteva giocare – avevamo diversi vincoli per la scelta, in primo luogo dovevano aver passato il primo grado di giudizio, poi ovviamente ho valutato i meriti comportamentali e in ultimo, ma non troppo le abilità calcistiche»
«È stata un’esperienza veramente formativa per tutti – conclude il direttore Fullone – ma oggi abbiamo vinto noi!» I ragazzi del Sannazaro non ci stanno e chiedono di tornare per la rivincita, o forse solo per passare un’altra giornata al di qua del muro.

ilnapolista © riproduzione riservata