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25 anni fa, a Marsiglia: la notte in cui finì il Milan di Sacchi

25 anni fa, a Marsiglia: la notte in cui finì il Milan di Sacchi

Chris Waddle era un tipo che amava andare controcorrente. Ala all’inglese di stampo classico, fu uno dei primi calciatori britannici a scegliere di emigrare, di esportare il football dei maestri in qualche altro lido originariamente non degno. Lui scelse Marsiglia, e con la maglia dell’OM, quella sera, mise fine al dominio del Milan di Sacchi. Oggi fanno venticinque anni. Un quarto di secolo dalla prima sconfitta internazionale dei rossoneri di Berlusconi. E Galliani. La stessa gente di oggi.

Una bellissima ricostruzione di quella serata di fine inverno 1991 è stata pubblicata oggi sulla Gazzetta, a firma di Francesco Ceniti. Ed è un ricordo amaro, soprattutto per i calciatori rossoneri dell’epoca. Intanto, però, ripercorriamo brevemente quei minuti: il Milan è sotto di un gol, siglato proprio dall’inglese Waddle, dopo che nell’andata di San Siro è stato fermato sul pareggio (1-1) dai francesi. Manca solo il recupero alla fine, e quindi serve giusto un miracolo per rimettere in carreggiata i rossoneri. Poi, succede che una parte dei riflettori si guasti e si spenga. Visibilità non del tutto compromessa, per il solo recupero si può giocare con questa illuminazione un po’ così. Non è di questo avviso Adriano Galliani, che incredibilmente entra in campo e ordina (sì, ordina) ai suoi calciatori di rientrare nello spogliatoio. Il Milan si ritira. Il giorno dopo il clamoroso dietrofront, con le scuse ufficiali alla Uefa per un errore di cui si fa carico solo l’ad Galliani. La Uefa farà calare la mannaia: lo 0-3 a tavolino, ma anche un anno di esclusione dalle Coppe.  

Nel pezzo di Ceniti, troviamo una interpretazione diversa di quella decisione controversa. Alessandro Costacurta, all’epoca difensore e oggi (aspirante) allenatore e commentatore Sky, racconta di come, secondo lui, l’ordine non sia venuto da Galliani ma direttamente da Arcore. Dal presidente Silvio Berlusconi. Leggiamo: «Fu un danno economico enorme, al di là di quello di immagine che, se vogliamo, fu ancora peggiore. Diciamo che Galliani si sacrificò un po’, prendendosi tutte le colpe inerenti a quella serata. Anche perché una responsabilità così grande non poteva essere solo sua: dopo una figura così, nel caso, avrebbe pagato col licenziamento».

Il Milan di Sacchi vinse la prima Coppacampioni nel 1989. Anche allora visse un episodio simile a Belgrado, nel match contro la Stella Rossa: allora, fu la nebbia a salvare una squadra sull’orlo dell’eliminazione. Costacurta, presente anche in quell’occasione, trova una similitudine tra le due situazioni: «C’è una differenza, però. Nel 1988 eravamo noi i più forti, a Marsiglia no. Quell’uscita dal campo fu una vera figuraccia».

Un’altra testimonianza della serata arriva dalla viva voce di Jean-Pierre Papin, che nel 1992 passerà proprio ai rossoneri: «La situazione era già incredibile, stavamo eliminando quella che per me resta la squadra più forte di tutti i tempi. Quando arrivai al Milan, mi raccontarono che volvevano ripetere quanto avvenuto due anni prima a Belgrado. Solo che non funzionò benissimo».

Pochi mesi dopo, al termine della prima stagione senza trofei internazionali, il Milan decise di separarsi da Sacchi, appoggiandolo alla Nazionale. Arrivò Capello, che in cinque  stagioni porterà a Milanello quattro scudetti e una Champions League. Ovviamente, quella scelta lì fu tutta di Silvio Berlusconi. E ci mancherebbe altro.

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