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Perché dobbiamo essere più juventini e meno napoletani

Perché dobbiamo essere più juventini e meno napoletani

Sono bastate quattro partite quattro, senza vittorie, per constatare che siamo rimasti sempre gli stessi. Mi ci metto anch’io. Ma me ne sento fuori.

Due sconfitte. Due pari. Fuori dalla famigerata “coppetta lig” (orsotifos8 dixit) per fasciarci la testa e per riaprire il mai troppo serrato “cassetto delle recriminazioni”. Certo le parole del presidente non aiutano. Non hanno aiutato in sede di mercato, non hanno aiutato ieri. Ma ormai tutti dicono di conoscerlo, tutti dicono di aver capito il suo gioco ed alla fine però tutti ad aggrapparsi (nutrirsi) delle sue parole. Che altro obiettivo non hanno che deviare l’attenzione. Anche se su 1500 grammi di una persona che fino a che sarà a Napoli ci sarà a cuore. La questione è già deflagrata. Il chilo e mezzo in più ha già aperto scenari lontani da Napoli, per fortuna direi. E non lo dico perché ritenga il giocatore ormai finito, oppure perché sia una vedova di Cavani. Lo dico perché a 29 anni un giocatore di calcio è entrato nella sua parabola discendente. E perchè l’Inter del Triplete porta ancora addosso i segni dell’amore di Moratti. Abbiamo avuto la fortuna di avere Gonzalo con la nostra “9” sulle spalle all’apice della sua carriera, ahilui in una squadra mai troppo vincente. Al momento ha ottenuto due trofei, e cinque presenze in Champions League. Quindi massimizzare il profitto con una sua cessione, avendo ammortizzato quasi del tutto i 37 milioni di euro spesi nel 2013 dovrebbe portare solo giovamenti alla sopravvivenza del nostro amato Napoli.

Del resto dobbiamo prendere esempio proprio dalla Juve che ha sempre guardato al futuro e mai al passato, non come la Roma che vive con un museo vivo e vegeto nel proprio spogliatoio. In diverse epoche la Juve ha fatto a meno dei propri leader: da Gabetto a Sivori da Platini a Zidane, cacciando di fatto Del Piero. E qui il sassofonista Bill ci viene di nuovo in aiuto (Gallo mi perdoni), it’s soccer stupid. Ed il pallone ha bisogno di nuovi stimoli e nuove sfide. La Juve è sempre li. Sempre vincente. Sempre odiata. Ma sempre temuta e rispettata. E sempre davanti agli altri.

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