Rafa Benitez. Ancora lui. C’è sempre. Non solo nei commenti al Napolista, magari fossero solo qui. C’è praticamente in ogni articolo che riguarda il Napoli, che sia un giornale cittadino o nazionale. C’è nelle interviste post-partita: domenica a Sky hanno fatto di tutto per estorcere a Sarri qualche dichiarazione antipatizzante nei confronti del suo predecessore, sia per Hamsik sia per le cosiddette notti allegre. Il tecnico toscano non è caduto nel tranello.
Quattro mesi dopo, con il Napoli quarto in classifica e in serie positiva da sette partite, c’è un astio nei confronti di Benitez che in città praticamente non ha precedenti. Le ottime prestazioni del Napoli sono continuamente messe a paragone col biennio dello spagnolo (non classifica alla mano). L’ultimo anno, addirittura, è stato bollato come fallimentare nonostante un trofeo vinto (il Napoli negli ultimi due anni è l’unica squadra ad aver vinto oltre la Juventus), la semifinale europea dopo 26 anni (ah ora ci siamo accorti che Kalinic giocava col Dnipro), una semifinale di Coppa Italia e un quinto posto anche per un rigore sbagliato a dieci minuti dalla fine. Questa etichetta – fallimento – ha fatto passare in secondo piano la campagna di rafforzamento del Napoli, rafforzamento avvenuto sul telaio di una squadra già buona. Perché, ricordiamolo, negli ultimi cinque anni, il Napoli in campionato è arrivato terzo, quinto, secondo, terzo, quinto. Non male. E in estate sono arrivati Reina (dopo l’annata poco felice dei portieri del Napoli), Allan, Hysaj, Chiriches, Valdifiori. E non è partito nessun calciatore di valore.
Sarri ha tanti, tantissimi meriti, lo abbiamo scritto ieri e non solo. Soprattutto, sembra aver rivitalizzato mentalmente la squadra che infatti ha battuto in campionato Lazio, Juventus, Milan e Fiorentina, ed è quarta a tre punti dalla testa. È incredibile il video dei due minuti dopo il pareggio dei viola: non superano mai la metà campo, il Napoli riparte come se nulla fosse accaduto. Un comportamento da grande squadra che non accusa il contraccolpo, anzi vuole immediatamente riprendersi il maltolto. Quei due minuti sono l’emblema di questo Napoli. Ed è innegabilmente merito di Sarri.
Ma è anche cambiata la percezione. Sin da questa estate. Da quando è montata una campagna fondamentalmente anti-Benitez che ha avuto il merito di compattare l’ambiente e di dar vita a quello spallaaspalla che tanto fastidio aveva dato nell’ultimo biennio. Nella gioia per questo Napoli (che c’era anche da decimi in classifica) una componente non residuale è dovuta all’avversione per Benitez. Lo si evince da quasi tutti i servizi giornalistici sul Napoli, la stoccata non manca mai: domenica sera il salottino di Sky era tutto un darsi di gomito e sorrisini beffardi quando si parlava del Napoli e di Hamsik. La scorsa settimana, al convegno alla Federico II, una persona mi ha avvicinato per parlarmi esclusivamente di Benitez e di quanti danni – secondo lui – avesse arrecato alla squadra. Il quale Benitez, lo diciamo per rasserenare chi non riesce a liberarsi da questa figura, non se la passa poi così male col Real Madrid (all’ultimo ha rotto col Pizzighettone): è primo in classifica (con un bel po’ di infortunati, da Bale a Sergio Ramos, da James Rodriguez a Modric, nell’ultima partita anche Benzema), ha subito due gol in otto partite, ed è tornato a essere sotto accusa per il suo difensivismo: lo hanno sommerso di critiche per aver sostituito Benzema nel derby, roba che qui lo avrebbe osannato. Il tutto senza ritiri pre-partita né controlli notturni (peraltro intelligentemente respinti anche da Sarri nell’intervista post-partita di domenica a Sky).
Insomma, non pensiamo che abbia Napoli nei suoi pensieri (e quando penserà a noi, crediamo che lo faccia col sorriso); allora perché con la squadra che gira a mille non riusciamo a liberarci da questa ossessione? Ed è questa ossessione che mi ha sempre fatto ritenere l’avversione per questa persona completamente slegata dai risultati del campo. Il primo anno il suo Napoli venne fischiato al primo pareggio interno dopo quattro vittorie consecutive in campionato e il successo sul Borussia Dortmund. Benitez ha toccato tasti che a Napoli non si devono toccare, non ha elogiato in maniera acritica lo spirito profondo della città e lo ha pagato in termini di consenso.
Questo Napoli, che piaccia o no, è anche il Napoli di Benitez, così come nel dna di questa squadra c’è il quadriennio Mazzarri e a Reja vanno dati tanti meriti per averci riportato in serie A. Adesso questo è il Napoli di Sarri che forse mai nella sua vita avrebbe pensato di allenare giocatori Higuain, Reina, Callejon, Insigne. È il Napoli oggi è suo. È sua la capacità difensiva della squadra (oggi terza miglior difesa del campionato), è suo il sorriso restituito a Higuain, è suo l’Insigne che ha già segnato sei reti come è suo Hamsik che entra in scivolata su Bernardeschi in contropiede e poi esulta. È lui il nostro fidanzato. E non stiamo con lui solo per fare dispetto all’ex di turno. Altrimenti il rapporto avrebbe il respiro corto e alle prime difficoltà le ipocrisie oggi nascoste dai risultati verrebbero inesorabilmente fuori. Facciamo pace col passato.
Massimiliano Gallo