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Il Napoli di Sarri conferma il paradosso di Zenone: la tartaruga non l’acchiapperemo mai

Il Napoli di Sarri conferma il paradosso di Zenone: la tartaruga non l’acchiapperemo mai

Tutto, davvero tutto avrebbe potuto immaginarsi il tifoso, il lungomare rioccupato, le vestigia romaniste sotto municipio, il san Paolo chiuso per sciopero dei dipendenti comunali, Pippo Pelo a palazzo san Giacomo, Gigi D’alessio assessore alle pari opportunità, lo sbarco sulla terra dei fuochi in mondovisione, Monica Sarnelli di colpo invecchiata, Marisa Laurito di colpo ringiovanita, Gerardo Marotta in vacanza a Dubai, Gionni Depp a pane e acqua, padre Zanotelli a spasso in anfibi, Luciano Caldore al Tenco, Moira Orfei acqua e sapone, la differenziata al 70%, la disoccupazione al 10%, insomma tutto, davvero tutto, e forse anche di più, ma mai di dover finire a rincorrere anche l’Empoli ridimensionato per a noi aver ceduto pezzi pregiati e timoniere, aprite il New York Times e vi diranno che al solito quelli forti erano Saponara e Pucciarelli, occhio a preparare l’assalto per Gennaio.

Nel frattempo solito ritorno amaro a cascina Sarri, su un campo per la verità più sciagurato dell’ultimo rapporto Svimez, a nulla valendo i piccoli e timidi miglioramenti pur notati e apprezzati nella manovra dalla cintola in su, se poi quando è dopo anche minime e insignificanti scosse di assestamento da liceo Mercalli ballare fanno una difesa evidentemente allestita all’asta su e-bay, nel mentre Pipita tanto rumore per nulla si traveste per un pomeriggio da Freddi Rincon con Allan, Valdifiori e Marek a tirargli la volata da degni gregari quali non si capisce se davvero siano o meno, e intanto Gabbia non segna più come nemmeno Dustin Hoffmann sbagliava un film.

Squadra che stenta si cambia, dicevano i nostri nonni, tranne che per Albiol e Chiriches evidentemente, per i quali probabile il contratto preveda una clausola Ilaria D’Amico, in sella c’è da stare sino alla rottura delle acque, inutile scandalizzarsi a questo punto di fronte a un allenatore incapace di adattarsi alle circostanze, di leggere davvero le partite e abiurare all’occorrenza il proprio fantomatico credo, allorquando se anche Ugo Cilento si sposta da medina a chiaia una ragione ci sarà, la zingara bisogno non c’è di interpellare se persino a zia Concetta il fuorigioco vuoi spiegare. Paradosso di Zenone ancora una volta confermato, ordunque, con la tartaruga a prendersi allegramente gioco della lepre azzurra e il solito Lorenzigno a predicare nel deserto, sia in campo che fuori con apprezzabili cordiali saluti alla Giuve che tanto quest’anno sognare tutti ci fa. Il tifoso, da par suo, assiste attonito a questo indecoroso spettacolo, nel mentre la società indugia inutilmente sullo stadio senza di grazia chiarire con quali soldi il progetto dovrebbe essere finanziato, se tutti i potenziali sponsor hanno da tempo investito per griffare coi loro nomi le fermate dei bus, ciliegina sulla torta dopo il vergognoso Soriano-gate che pure dopo l’addio di Michu sarebbe servito come il pane in chiave di quadratura felina sulle fasce. Perché ancora una volta possiamo discutere di schemi, formazioni e quaquaraqqua, possiamo ingaggiare anche Messi e Sebino Nela, ma il problema era e resta Dela.
Otto Tifoso

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