Il calciomercato dei pargoli è giunto quasi al termine. Papà (tra)vestiti da procuratori hanno quasi piazzato il loro pargolo. Dove? In una scuola calcio! Sì, perché molte scuole calcio hanno organizzato stage e provini (non quelli per il grande fratello) anche a luglio e agli inizi di agosto. Perché? Per avere tre iscritti in più a settembre. Il genitore, quasi sempre inesperto, sceglie la scuola calcio che gli ha regalato tantissime illusioni. Sì, di illusioni si tratta. Il papà vuole che gli si dica: “Suo figlio è bravissimo, un fenomeno, sarà al centro del nostro progetto e potrà arrivare ai campionati nazionali”. Ascoltando queste parole, il genitore raggiunge praticamente l’orgasmo e… accetta. Si arriva agli aspetti concreti e il babbo paga l’iscrizione. Pagare e commuoversi, cosa che quasi mai accade nella vita. Con grande emozione ritira il borsone pieno di magliette, tute, felpe. Le scarpette no, quelle si devono comprare per conto proprio.
Il risultato? Bambini tristi, non contenti di giocare. Lo fanno solo ed esclusivamente per far felici i genitori. Accade anche questo. Durante la stagione, le mamme si ritagliano un ruolo: fanno da tutor al ragazzino, sia a bordo campo sia in bagno quando deve fare la pipí. Al momento opportuno disquisiscono anche di tattica e tecnica. Altri personaggi fondamentali sono i nonni. Discutono da uomini navigati e super competenti. Cercano anche di dettare la formazione da schierare in campo, valutando e giudicando mini calciatori, mister, arbitro, avversari.
In tanti anni da “mister” dei bambini, anche se sono giovane, ho visto di tutto. Soprattutto tristezza. Il mio desiderio sarebbe stato ed è quello di vedere genitori che incitano i figli a divertirsi, spensierati. Ascoltando le parole del mister. Il calcio è una cosa seria e va praticato con disciplina sotto la guida di allenatori competenti. Perché il tempo passa in fretta e i sogni dei bambini rischiano di trasformarsi in ossessioni. Molto spesso le scuole calcio, pur di attirare genitori, trasformano la loro struttura in un “centro commerciale”. Dall’esterno osservi il rettangolo verde e ti accorgi che i bimbi sono in fila, fermi. Come le auto sulla Salerno-Reggio Calabria. A volte, per toccare la palla, impiegano cinque minuti. Bambini che si allenano in venti, a volte in trenta sul campetto dove si gioca cinque contro cinque. I titolari delle stesse scuole calcio, sui propri siti web scrivono costantemente a proposito dell’importanza della crescita, dei valori, dello sport, dell’educazione e poi…e poi il fine settimana pubblicano il risultato e basta. Con il nome della scuola calcio battuta (stiamo parlando della categoria “pulcini”, 7-10 anni).
Chiedo scusa se ho usato termini crudi ma, invece di migliorare, vedo molti passi indietro. Poi ci lamentiamo che i grandi settori giovanili reclutano quasi sempre ragazzi all’estero. Cari genitori, il calcio è un gioco. Fateli divertire, i pargoletti. Dedicatevi, piuttosto, al percorso scolastico di vostro figlio, impegnatevi affinché il ragazzino si realizzi nel mondo del lavoro. In questo modo, forse, ci sarà meno disoccupazione e più divertimento. Buon anno, buona stagione a tutti i baby calciatori.
Mister Massimo Caldieri