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Fabio, napolista e rafaelita dalla foresta di Sherwood: «Domani è un altro giorno»

Fabio, napolista e rafaelita dalla foresta di Sherwood: «Domani è un altro giorno»

Ha 67 anni ma dice di sentirsene 37; in due matrimoni ha generato ben 5 figlie femmine. Imprenditore, Fabio Milone ha abbandonato Palazzo Calabritto e la sua piazza dei Martiri nel 1971 per andare in giro per il mondo. Dal 1984 vive a Nottingham, Gran Bretagna, a due passi dalla foresta di Sherwood, nelle suggestioni romantiche della patria di Robin Hood. Ci viene quasi da immaginarlo, vestito come Russell Crowe nel film di Ridley Scott, mentre impugna arco e frecce per difendere il suo Napoli, che considera una funzione vitale come “respirare, vedere, sentire e toccare”, qualcosa che ha nel sangue e che fa sì che lui possa occuparsi delle cose più importanti della vita, quelle che i profani del calcio dipingono come prioritarie rispetto al pallone. Poveri pazzi.

In Gran Bretagna vive benissimo, anche se si augura di poter tornare a vivere a Napoli (“in questa vita”) e trovarci quello che ha a Nottingham: “Vuoi mettere il proscenio?”, dice.

Il suo piatto preferito sono gli spaghetti lardiati “che fa mammà”, il caffè gli piace tostato all’italiana, ristretto, cremoso e dolce. Di mamma-Napoli gli manca tutto, “ma la porto sempre dentro, quindi in teoria è una mancanza solo fisica”, spiega. È legato particolarmente a Chiaia dove è nato e cresciuto, a Procida, Positano e ai campi di calcio del Macello dietro Poggioreale, dove giocava da ragazzino.

Il San Paolo? Lo frequenta dal ’59: immaginate quanto gli dispiaccia vederlo “ridotto così”.

Il suo rapporto con il Napoli di Benitez è di totale simbiosi: adora il mister dai tempi della Premier League, auspicava il suo arrivo in città fin dall’ultima stagione di Reja, dice che se Rafa restasse lui sarebbe il tifoso più felice della terra, è convinto che la stagione finirà meglio di quella passata, coppe comprese. Ritiene tecnicamente fortissimo Higuain, anche se Hamsik “è il top of the tops”.

In Gran Bretagna sono le 17 e Fabio è chiuso nel suo studio già da un’ora per effettuare la preparazione pre-partita di cui, però, non ci racconta nulla: “Non si divulgano queste cose”, ci liquida così.

Al gol di Toni non si preoccupa (“l’handicap per noi è fisiologico”), ma lo preoccupa molto Banti e l’atteggiamento molle dei nostri. Siede comunque calmo e fiducioso: “Rafa sa sempre cosa fare”, prega. Nell’intervallo va a prendere un po’ d’aria, non è abituato a parlare con qualcuno durante la partita, preferisce il silenzio e la concentrazione. E infatti, sul 2-0, scegliamo un silenzio scaramantico.

Lo ritroviamo a fine partita, in fondo al baratro in cui siamo piombati anche noi. Dice che si ubriacherà di rosso ma, da buon ottimista, aggiunge che “domani sarà un altro giorno per ricominciare”. I veronesi, però, restano quello che sono. Il silenzio cala sull’ultima frase. Siamo certi che ne abbiate capito tutti il senso…
Ilaria Puglia

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