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Quelli che tra Roma e Napoli dicono no al tifo violento (con elogi al Napolista)

Nella guerra tra cori e striscioni, rivendicazioni e Daspo, scontri e promesse di vendetta, c’è una parte trasversale che va oltre, che con piccoli gesti dice che si può superare quello che è accaduto nel pre-partita della finale di Coppa Italia, tra i tifosi di Roma e Napoli. A guardare il mondo che sta sotto più che a quello che sta sopra, vengono fuori molte voci che dallo stadio ai forum delle squadre di Roma e Napoli, spostano il tiro, contestano la prosecuzione dell’odio nei canti, si ribellano, e cominciano a mettere in discussione la dittatura degli ultrà. Saranno pochi per ora, ma intanto all’Olimpico, mentre si inneggiava al Vesuvio e al colera e persino a Daniele De Santis, c’era un lenzuolo bianco con una scritta nera che diceva: «Lo sport non è violenza. Forza Ciro siamo con te». Bisogna andare a cercarli, magari le telecamere si occupano di più di Chiellini e dei suoi gomiti, ma ci sono. C’è una parte di persone che non ci sta. Che tra chi spara per strada e chi rischia di sparire in un letto d’ospedale, prova a sperare.

In una ipotetica filologia del tifo, andando a scavare sui forum si trova l’altra parte, quella che ha lasciato lo stadio, e che vuole tornarci con moglie e figli, senza trovarsi in una battaglia. Certo, deve firmarsi con un nickname e prendersi anche degli insulti, ma intanto comincia a dire che non c’entra con quelli che imperano su tv e giornali. Gente come Cacco che a dispetto del nome scelto, scrive su romanews.eu: «Che tristezza. Davvero. Ho abbandonato il distinto sud al 15mo minuto della ripresa. Mi veniva da vomitare. Quanti idioti. Aridatece il vecchio Cucs. Liberateci da questi imbecilli e dagli avanzi di galera. Non se ne può più». Si intravede un mondo lontano dalla violenza che è costretto al silenzio, come Bernardo: «Siete bravi solo con pistole e coltelli… siete bravi solo a minacciare i tifosi per bene… vi sentite i padroni della curva ma non valete niente!». E a farli contenti arriva anche il comunicato dell’Associazione italiana Roma club, che rappresenta i tifosi della Tevere: «Condanniamo senza se e ma il comportamento di quei tifosi della curva che, invece di incitare la squadra, hanno preferito riprendere a cantare cori antinapoletani e contro Napoli». E ancora Sindaco (nickname non Marino): «Pessima immagine, pessime scene». Alliss: «Dopo più di 30 abbonamenti di curva sud mollo, fino a che questi scompaiono dagli stadi lascio stare». Mz: «Fuori da ogni cosa che vi riporti alla Roma».

E se anche vi pare poco, è pur sempre un inizio, una svolta. Anche se nell’irrealtà del web. Nonostante gli ultrà e il comandamento di silenzio. È una disperata ricerca di civiltà, una riconquista degli stadi, di minoranza, fatta di piccoli passi, però esiste.

Anche dalla parte napoletana un grande lavoro lo sta facendo il sito ilnapolista.it dove c’è la ricerca delle responsabilità, una discussione aperta e civile, soprattutto un grande progetto di racconto dello sport. E dove Luca La Mantia, senza mascherarsi, racconta il tifoso non ultrà: «Non so se De Santis sia
effettivamente il responsabile del ferimento di Ciro Esposito. Ma è vigliacco e indegno sostenere o anche solo giustificare un gesto del genere o chiedere a gran voce l’impunità di chi in passato ha commesso violenze. La cosa positiva è che la maggior parte della tifoseria romanista abbia preso una posizione dopo anni di silenzio e di difficile convivenza». E questo dovrebbe rincuorare il padre di Ciro Esposito che si era detto amareggiato dai cori di incitamento e dai troppi «Daje Danie’».

Bisogna auspicare l’uscita dalle parti, dalle contrapposizioni, che richiede un cambio antropologico e di linguaggio, e che lentamente si sta formando. Anche se l’odio tra simili era già tutto in un verso del pittore Toti Scialoja: «Il sogno segreto dei corvi di Orvieto è mettere a morte i corvi di Orte». Non sapeva nulla di tifo e stadi ma conosceva gli italiani e la violenza nascosta nei confini geografici ed
esplicitata dal calcio, in un inferno pubblico.
Marco Ciriello (dal Mattino del 14 maggio 2014)

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