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Goggia: «L’infortunio è stata una mazzata mentale. Da tempo mi seguono psicologi e psichiatre»

È suo il miglior tempo nelle prove a Beaver Creek A La Gazzetta: «La testa è razionalità, ma personalmente prediligo il lavoro sulle emozioni»

Goggia: «L’infortunio è stata una mazzata mentale. Da tempo mi seguono psicologi e psichiatre»
Are (Svezia) 05/02/2019 - Campionato del Mondo di Sci Alpino / foto GEPA pictures/ Mario Kneisl/Insidefoto/Image Sport nella foto: Sofia Goggia

Sofia Goggia oggi in pista (alle 19, nella discesa di Beaver Creek, Stati Uniti) dopo il grave infortunio del 5 febbraio. L’infortunio che l’ha costretta a portare una placca con sette viti attaccata al pilone tibiale destro a fare da zavorra è stata una mazzata, più mentale che fisica. Ora però e pronta e alla Gazzetta racconta questi mesi passati a riprendere la condizione ottimale.

Questa mattina si sono svolte le prove e Sofia Goggia ha realizzato il miglior tempo. Dietro di lei Lauren Macuga, Breezy Johnson e Lara Gut-Behrami. Brignone nona.

Goggia: «La testa è razionalità, ma personalmente prediligo il lavoro sulle emozioni»

Cosa ha imparato dall’ultimo, lungo stop della carriera?
«Premesso che questi episodi non capitano mai per caso, stavolta faccio veramente fatica a vedere un insegnamento da questo infortunio. Ho sempre sfruttato i momenti di difficoltà per imparare qualcosa e anche stavolta mi sono chiesta “perché?”».

Adesso come sta?
«Ho passato parecchi momenti di sconforto, se ci ripenso ancora adesso mi viene da piangere. Ho pianto per sei ore quando abbiamo deciso che non sarei andata a fare la preparazione in Argentina. Un calvario, praticamente. Insieme ai dottori abbiamo preso la decisione giusta e mi sono rifatta a Copper Mountain con un ottimo allenamento».

Adesso Sofia Goggia sta meglio?
«Lo spero. È stato sicuramente un anno molto difficile, con l’infortunio mi è arrivata addosso una mazzata colossale. Non è stato certo il primo, ma è come se lo fosse stato da quanto l’ho patito mentalmente. Per la prima volta dentro di me ho sperimentato il gelo e allora ho fatto tabula rasa, sono tornata a essere un foglio bianco da scrivere. In che modo? Da tempo mi seguono psicologi e psichiatre, sono stata la prima atleta italiana a parlarne pubblicamente. Per me è molto importante avere una mente lucida razionale, assieme agli obiettivi giornalieri su cui lavorare. Per non parlare dell’aspetto emotivo: a parità di talento e di lavoro, due ragazze possono rendere ugualmente, quello che scappa come una saponetta e fa la differenza sono le emozioni che hai dentro. La testa è razionalità, ma personalmente prediligo il lavoro sulle emozioni».

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La chiave del suo ritorno sia nello scarpone.
«Indosserò uno scarpone normalissimo, con linguetta disegnata con lo scanner e magari i gambaletti in carbonio, che sono come dei parastinchi da calcio. Tanto da qualche parte deve far male, che siano le vibrazioni o il poco spazio nel piede, la morsa o la piastra che comprime, muscoli e tendini finiscono per essere completamente strizzati».

In questi nove mesi di stop ha avuto il tempo di studiare. Quando la potremo chiamare dottoressa Goggia?
«Mi mancano sei esami per laurearmi in Scienze politiche, tra i quali due scogli come microeconomia e macroeconomia. Relazioni internazionali e diritto dell’Economia, invece, andrebbero messi obbligatori in tutti i corsi di studio, sono importanti per la comprensione del pianeta. La situazione attuale? È molto complicata».

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