Ieri sera, venerdì, il settimanale Tv7 del Tg1 – testata guidata dal napoletano Mario Orfeo – ha mandato in onda uno speciale così intitolato: “Sulle tracce di Genny ’a carogna – Viaggio nel male del tifo napoletano”. Sei giorni dopo, ci è sembrata le degna prosecuzione di una settimana nera per l’informazione italiana (in particolar modo quella televisiva), contrassegnata da una visione parziale e in malafede dei fatti avvenuti dentro e soprattutto fuori allo stadio Olimpico sabato scorso, in occasione della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli.
Una premessa è necessaria: ci chiamiamo il Napolista ma chi ci conosce sa che non siamo mai stati teneri con i nostri tifosi organizzati; non stiamo qui a proporre l’ennesima difesa della nostra città. No, stiamo qui a provare a scuotere una categoria. La nostra. Quella dei giornalisti. Che ha gravissime colpe in questa vicenda. Che ha contribuito giorno dopo giorno a fare disinformazione, a sviare l’attenzione dalle reali responsabilità di sabato sera. E che si è accucciata ai piedi comodo stereotipo impersonificato da Genny ’a carogna che ha il physique du role per andare in prima pagina e bucare il video. È il suo affacciarsi sulla scena che cambia tutto: sia il sentimento degli italiani, che fin lì sui social si erano espressi per la sospensione della partita, sia l’attenzione dei media che finalmente avevano trovato l’osso da spolpare.
Siamo seri. Anzi, siamo professionali. E onesti. Abbiamo un ragazzo colpito da un colpo di pistola e che ancora lotta tra la vita e la morte. E altri due feriti. Questo ragazzo, Ciro, è stato colpito sabato pomeriggio in una zona di Roma che in teoria sarebbe dovuta essere militarizzata. È stato colpito da un neonazista, notissimo alle forze dell’ordine. Neonazista, De Santis, che poi è stato selvaggiamente picchiato dai napoletani che lo hanno ridotto in fin di vita. Dei politici italiani, l’unico che ha evidenziato la gravità dell’accaduto, di questo accaduto, è stato Massimo D’Alema che ha chiamato in causa anche la Roma.
Di questo, però, nessuno ha parlato. La notizia del ferimento di Ciro viene battuta dalle agenzia di stampa alle 19.03 di sabato 3 maggio. Alle 19.44 un’altra agenzia dice che i napoletani sono feriti probabilmente per un assalto di ultras romanisti. Ma non servirà. Il circo mediatico ha già scelto la sua strada, come perfettamente descritto da Carlo Maria Miele. Perché? Perché così dice la Questura. Per la Questura «il triplice ferimento non sembra essere collegato a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali». E così deve essere, quindi.
A questo giornalismo istituzionale, da voce del padrone, si piega innanzitutto la Rai, principale responsabile della disinformazione che ancora oggi siamo costretti a subire. Cerqueti dà vita a una telecronaca imbarazzante, da deferimento all’Ordine dei giornalisti. Le telecamere della Rai inquadrano esclusivamente la curva del Napoli. Ampio e giusto (per carità) risalto viene dato alla ormai famosa trattativa tra Hamsik e Genny; nemmeno una zoommata, invece, su quella tra Pradè e la curva viola. Vabbè. Il protagonista ormai è stato trovato: Genny. La “bella storia”, la storia che “giornalisticamente funziona” è servita su un piatto d’argento. C’è tutto. Le pagine e i servizi si riempiono da soli. La verità o almeno la ricerca di essa può aspettare. Se ne riparla la prossima volta.
Eppure gli aspetti interessanti non mancano, come proveranno a rivelare i quotidiani nei giorni successivi. Come mai nessuna trasmissione televisiva si è chiesta perché due anni fa il piano sicurezza per la finale Napoli-Juventis funzionò alla perfezione? Come mai nessun giornalista televisivo ha avvertito l’esigenza di intervistare – anche incappucciato, con la voce falsa – un poliziotto in servizio sabato? Eppure Il Mattino lo ha fatto e l’agente ha rivelato aspetti inquietanti, ha dichiarato di essersi sentito mandato allo sbaraglio dai suoi superiori. Tutto questo per il giornalismo televisivo non esiste. Esiste solo Forcella, Genny, la camorra, il padre di Genny. L’immagine di Napoli che piace al resto d’Italia. Come testimonia questo servizio di Studio Aperto che fa semplicemente ridere. Per non parlare di quest’altro in cui si insinua che la pistola fosse dei napoletani.
Eppure sono emersi aspetti inquietanti. Dei neonazisti non si interessa nessuno. Delle spaccature all’interno della polizia, pochi giorni dopo l’applauso agli agenti condannati per l’uccisione di Aldrovandi, non si interessa nessuno. Del Mattino che scrive in prima pagina che la lettera minatoria recapitata a Genny ’a carogna proprio al Mattino potrebbe essere stata scritta da frange estreme della polizia non si interessa nessuno. Dell’odio ultradecennnale tra romanisti e napoletani non si interessa nessuno. La verità, quantomeno la ricerca della verità non interessa. C’è Genny a coprire tutto.
Forse siamo faziosi. E allora è stato fazioso anche Mario Sconcerti che, inascoltato, ha detto le stesse cose. Ci ha provato persino Enrico Mentana a dire che indossare una maglietta, per quanto di cattivo gusto, non è ancora reato. Sul Corriere del Mezzogiorno, Scotto di Luzio – mai tenero coi napoletani – ha scritto dei tantissimi pregiudizi che hanno sommerso Napoli in questa vicenda.
Insomma, cari colleghi, il giornalismo esce a pezzi da questa vicenda che ormai non tornerà più sulle prime pagine dei giornali. Ci sarà ancora qualche passaggio tv, forse, come stasera a Tv7, ancora Forcella, Scampia, la carogna e stronzate simili.
Intanto il prefetto Pecoraro, già coinvolto nello scandalo Shalabayeva (insieme al ministro fantasma dell’Interno Alfano) il lunedì mattina (quindi rilasciata la domenica) non trova di meglio che dire a Repubblica che questo accade quando le forze dell’ordine vengono delegittimate con il tormentone spending review per dimezzare le prefetture. Ma che volete che sia? Vorremmo mica cercare di capire come sia stata possibile una simile debacle dell’ordine pubblico? Vorremmo mica cercare di capire se c’è altro? Se possa essere stata una “bussata” a Renzi?
Ma a nuie che ce n’importa. C’è Genny che copre tutto e garantisce anche ottimi ascolti. Tanto chi vuoi che protesti, lo sanno tutti che Napoli è camorra, no?
Massimiliano Gallo