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La lezione di Benitez a Higuain sulla voglia di vincere

Si sarebbe detto di Mourinho che avrebbe volutamente attirato su di sé i riflettori per evitare processi alla squadra e all’allenatore. Di Aurelio De Laurentiis non si dirà. E probabilmente a ragione. Fatto sta che il presidente si è preso la scena del post-partita con quella inversione a U in direzione del tifoso poco contento della sconfitta a Parma. Il filmato non ci consente di capire se le mani addosso gliele abbia messe oppure no; in realtà, cambia ben poco. Resta il gesto poco urbano e la conferma che il nostro presidente ha il suo temperamento e le sue modalità d’azione. Spesso sgradevoli ed evidentemente non modificabili.

Il gesto di De Laurentiis, comunque, il suo effetto lo ha sortito. Altrimenti nel dopo Parma avrebbe tenuto banco il labiale di Higuain nei confronti di Benitez e la risposta, stavolta da non ricercare nel labiale, del suo allenatore: «Decide il tecnico e Duvan ha dimostrato più voglia di vincere». Insomma, qui comando io e il caso, se non chiuso, viene depositato nel fascicolo “dissidi col capo”.

Due episodi che rivelano come la sconfitta di Parma non sia stata digerita facilmente dal Napoli. De Laurentiis (e anche noi) ha definitivamente compreso che il secondo posto è andato. E Benitez aveva una faccia nera che raramente gli abbiamo visto. Forse nemmeno dopo il 3-0 allo Juventus Stadium. Evidentemente all’allenatore un po’ di cose non devono essere piaciute. E non può passare inosservata la doppia sostituzione dei suoi due pupilli: Callejòn (la cui eccellente stagione ovviamente non può essere messa in discussione dopo una prova opaca) e appunto Higuain che da un po’ di giornate invece lascia a desiderare.

Per il resto, che cosa dire? Benitez ha trovato il suo Pioli. A fine anno il Parma di Donadoni sarà l’unica squadra ad aver battuto il Napoli sia all’andata che al ritorno. Un doppio 1-0. Al San Paolo ci punì Cassano; ieri è stato Parolo. È stata una partita strana, giocata sotto ritmo, che il Napoli sembrava in grado di controllare, facilitato dall’inconsistenza in avanti dei nostri avversari costretti a rinunciare a Cassano e ad Amauri.

Il Napoli ha mostrato ancora una volta un ottimo Fernandez, giocatore rigenerato da Benitez. E a mio avviso anche un buon Insigne che ha corso come un dannato per tutta la partita ed è riuscito anche a rendersi pericoloso. Certo, dopo il gol di Parolo e soprattutto dopo l’ingresso di Mertens e Zapata, è stato un altro Napoli. Tenere un Mertens così in panchina è davvero dura da digerire. Ma per Benitez Callejòn è intoccabile. E fino a ieri sera gli azzurri lottavano ancora per il secondo posto.

In venti minuti il Napoli ha collezionato tre palle gol (due per Zapata e una per Insigne) e di fatto si era guadagnato un calcio di rigore con lo stesso colombiano. Ma l’arbitro lo ha ammonito per simulazione.

Il Napoli colleziona così una sconfitta evitabilissima e apre spiragli di preoccupazione per un finale di campionato privo di motivazioni: sia perché la Roma è andata, sia per il ritmo non temibile della Fiorentina. Queste giornate rischiano di essere una lunga preparazione in vista della finale di Coppa Italia e toccherà a Rafa spingere la squadra a continuare a cercare la vittoria in tutte le gare.

Non è ancora tempi di bilanci, ma ci stiamo avvicinando. E vale la pena osservare come ieri il Napoli abbia giocato con soli tre giocatori dello scorso anno: Inler, Hamsik e Insigne. Fernandez, di fatto, può essere considerato un nuovo acquisto. La difesa era completamente rinnovata. Nel nuovo assetto Behrami ha perduto il posto di titolare. E dell’attacco già abbiamo parlato. È una squadra che è stata rivoluzionata. Non rigenerata, come ad esempio la Roma. Dove Garcia ha svolto e sta svolgendo un eccellente lavoro, ma dove l’ossatura è la stessa da anni. E quest’anno sono stati effettuati quattro innesti – uno per reparto – che hanno funzionato alla perfezione.

Insomma, il Napoli ha cambiato tutto. Sin dal ritiro. Ha cambiato preparazione. Ha cambiato modulo. Ha cambiato preparazione della partita. Ha cambiato i calciatori. Un anno di transizione in piena regola che, probabilmente, non aveva previsto una Roma così forte. Molti aspetti positivi sono ormai evidenti. Soprattutto nelle partite che contano. Altri negativi, anche. Su tutti, il cinismo da grande squadra, la capacità di vincere partite senza giocarle a mille. Insomma, mostrare sempre quella voglia di vincere che ieri sera Benitez ha visto più in Zapata che in Higuain.
Massimiliano Gallo

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