Ci risiamo. Esattamente un girone dopo. Allora fu Firenze. Adesso è Torino. Ci risiamo. E ci vergogniamo. O comunque ci imbarazziamo. Costretti a dissimulare. Perché ci sentiamo più deboli. Perché NOI CI VERGOGNIAMO DI AVER VINTO A TORINO. Ed è semplicemente pazzesco. Camminiamo a capo chino. Sconfitti nell’animo. Convinti – e questa è la più grande sconfitta – che abbiano ragione loro. Che abbiamo vinto come la Juventus. Che Higuain ha commesso fallo. Che l’arbitro ci ha favoriti.
Oggi Vittorio Oreggia, direttore di TuttoSport, ha titolato “Toro derubato” e ha chiesto ai designatori arbitrali “quando finiranno queste minchiate (testuale, ndr). Non ricordo se la medesima richiesta venne inoltrata col medesimo ardore all’indomani dei due derby di stagione. Può essere, semplicemente non ricordo. Ieri sera a Tiki Taka è andato in onda un breve ma intenso processo, con frasi roboanti (“stai assassinando il regolamento del calcio”) per quella spinta di Higuain a Glik che è caduto come potrei fare io se ricevessi uno schiaffo da Mike Tyson. Ma il punto non è questo: è fallo? Ok. L’arbitro non lo ha fischiato. Higuain è stato abile. Abile. Quello è caduto, l’azione è proseguita e noi abbiamo segnato. Se al posto di Glik ci fosse stato Chiellini, Doveri avrebbe fischiato? Certo. Lo sappiamo. Ma questo Oreggia non lo scrive.
Perché dobbiamo sempre sentirci fuori posto quando vinciamo partite che magari non avremmo meritato secondo lo stil novo del calcio? Perché? Ci hanno riservato lo stesso trattamento quando a Dortmund ci hanno fischiato un rigore contro che non si è mai visto fischiare sui campi di calcio? O quando a Roma, all’andata, abbiamo perso una partita per un rigore inesistente? Per non parlare dei dodici (o undici) centimetri. Se ci lamentiamo, siamo i soliti piagnoni: “una grande squadra sa reagire a queste situazioni”. Quando invece queste partite le vinciamo, ci sentiamo a disagio. Ci sentiamo inferiori. Noi ieri non abbiamo rubato nulla. La partita andrebbe anche rivista, con attenzione. Io l’ho rivista ieri sera, ho rivisto il secondo tempo. Ho avuto coraggio, lo so. E l’ho rivista senza volume. Senza il commento dei telecronisti di Sky. E ho visto una partita in cui il Napoli ha tenuto il campo. Il Torino ha tirato in porta quattro volte (nel secondo tempo). Il palo di Meggiorini, l’unico tiro in area di rigore su azione. Poi il tiro di Darmian da fuori: bel tiro ma un portiere lo para sempre, sempre. E poi Immobile: prima con un incrocio da fuori area e poi con quel tiro sciagurato originato da un erroraccio di Behrami. Per il resto, è stato Napoli. Macchinoso, non spumeggiante. Come volete voi. Ma in controllo della partita. E invece sembra che abbiamo rubato chissà cosa. Ma cosa? Ma quando?
Il Corriere della Sera scrive di “non gioco del Napoli”. Poi ne riparliamo in un altro articolo. Ma non si era detto che era da grandi squadre vincere le partite così? Ce lo avevano ripetuto anche la sera precedente, mi pare. E giustamente, aggiungo. Mettiamoci d’accordo: vogliamo vincere ogni partita tre a zero senza che l’avversario tiri in porta? Cambiamo sport, allora. Nello sport si vince anche così. Non avremmo vinto il mondiale del 2006, altrimenti. E tante altre sfide – non solo calcistiche – sarebbero terminate diversamente. Si diventa grandi comprendendo queste cose. Abbiamo vinto la seconda partita consecutiva per 1-0. Uno a zero. Come sognavamo a inizio stagione. Come, da sempre, sogna un tifoso. E ora non va bene?
Avete visto lo striscione della curva Sud per Strootman? “Sputagli ancora”? Ecco, trovatemi un romanista illustre che stamattina prenda le distanze da quello striscione. Non lo troverete. Devo convenire – ha ragione Zambardino che me lo ha detto al telefono – che, a parti invertite, il Napolista avrebbe scritto il suo pezzullo indignato contro l’inciviltà delle nostre curve. Magari ieri sera Tiki Taka ci avrebbe montato su mezza trasmissione. Insomma, è un problema di egemonia. Noi mediaticamente non siamo egemoni, siamo sudditi. Questo è il punto. E oggi è tutto mass-media. Il post-partita e, soprattutto, la settimana contano quasi quanto la partita. Condizionano. Noi non siamo organizzati. E perdiamo. Saremmo dovuti scendere in piazza al gol di Higuain. Tuffarci nella fontana del carciofo. Stiamo diventando grandi. Ai tempi di Diego, era un continuo. Un continuo. Ricordo che utilizzarono persino Cesare Casella, un giovane a lungo sequestrato in Calabria, contro Diego.
Rassegniamoci, gli applausi e i complimenti degli altri non li avremo mai. Non ci sopportano. Non ci tollerano. E quando vinciamo come piacerebbe a loro, vanno fuori di testa. Come quando provano a mettere in difficoltà Rafa e lui non risponde. Sono otto mesi che non risponde. E il Napolista gode. Impariamo da lui. Uno che sa vincere. E che comprende benissimo quanto vincere faccia imbestialire gli altri.
Massimiliano Gallo