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Tra il pentitismo e la Juventus, ahimè sto con la Juventus

Lo so, questo piccolo spazio personale – tu chiamalo, se vuoi, blog – si è da sempre caratterizzato per una sana, robusta vena anti-juventina. Un mix di sfottò, goliardia, sana rivalità calcistica che – ahimè – in rete trova scarso apprezzamento. Di fatto il rapporto si traduce nella seguente semplificazione: un breve scritto anti-juventino seguito da insulti dei tifosi bianconeri. La risposta ironica non ha spazio di rappresentanza. Ma questo riguarda il calcio in generale, e il web in una misura ancor più universale.

Eppure, dopo aver fatto arrabbiare gli juventini anche sul caso Conte, a pochi giorni dalla sentenza sull’ennesimo filone del calcio scommesse  l’uomo di giustizia che è in me deve, sia pure a fatica, imporsi sul tifoso e denunciare quel che sta avvenendo. E cioè che la giustizia italiana, ancora una volta, sta affidando le proprie decisioni a un pentito sulla cui attendibilità esistono (a dir poco) forti dubbi.

La storia è nota. Secondo il pentito Filippo Carobbio, ex giocatore del Siena, l’allora allenatore dei toscani Antonio Conte rivelò ai giocatori che la partita in programma contro il Novara sarebbe finita in parità, e quindi non avrebbero dovuto dannarsi l’anima più di tanto in campo. L’incontrò in effetti finì 2-2, ma le rivelazioni di Carobbio non hanno mai trovato alcun riscontro. Nessuno le ha mai avallate e al momento non risulta alcun giro di denaro. Insomma, la parola di Carobbio contro quella di Antonio Conte. Un po’ poco per condannare un uomo, sia pure solo dal punto di vista sportivo.

Certo, altre cose dovrebbero essere ricordate. E cioè che qui entra in campo l’essere juventini. E quindi l’insipienza di un presidente – Andrea Agnelli – che pur di ottenere uno sconto di pena (poi negato) “impone” al proprio allenatore di patteggiare. E quindi di ammettere la propria responsabilità. Ma questo vuol essere un post indulgente nei confronti della Juventus e quindi si fa finta che Andrea Agnelli nemmeno esista.

Il punto è un altro: messo alle strette e dovendo scegliere tra il pentitismo e la Juventus, persino uno come me sta con la Juventus. In un Paese che ha vissuto e subito Tangentopoli, la cui vita politica e amministrativa è quotidianemente condizionata dagli umori e dalle decisioni dei palazzi di giustizia, adeguatamente veicolati da tanti organi di informazione, anche l’incrollabile fede anti-juventina deve momentaneamente essere accantonata.

Forse sarebbe il caso che qualche signore dello sport italiano dica qualcosa sul modo in cui la giustizia sportiva sta arrivando alla propria verità. Una modalità che sembra lontana anni luce da quella che tutti noi ci augureremmo se dovessimo trovarci nei panni di Antonio Conte.

p.s. che poi noi nei panni di Conte non ci troveremmo mai e poi mai perché non siamo juventini è un altro discorso. Lo riprenderemo un’altra volta. Dopo questa parentesi, che può essere considerata un’eccezione nel senso matematico del termine.

Massimiliano Gallo (tratto da Linkiesta)

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