Proprio come in quell’ampex reso celebre dalla Gialappa’s, sono d’accordo a metà col professor Trombetti. Lui ormai sostiene da tempo, potremmo dire da sempre, che le società di calcio sono aziende e un bravo imprenditore è colui il quale fa crescere la sua creatura e non chi la conduce al fallimento sia pure dopo brevi ma intensi fasti. E, qui forse sorprenderò il professore, io sono d’accordo con lui.
Aurelio De Laurentiis è un ottimo imprenditore per la società calcio Napoli. Non perché abbia scoperto chissà che, ma perché qui ha trovato il suo terreno di coltura ideale (dai tifosi ai giornalisti). Altrove, a Roma, ad esempio, alla terza ripetizione del refrain “dalla C alla Champions” gli avrebbero piantato una contestazione che la metà sarebbe bastata a farlo espatriare. Ma questo è solo parte del discorso.
Mi perdonerà l’amico Spadetta, non sono mai stato d’accordo col refrain cacc’e sorde. Un po’ perché non credo che più soldi investiti siano garanzia di maggior successo (e questo nel calcio come nel giornalismo e in altri campi), un po’ perché sono zemaniano e quindi mi dà più soddisfazione rivitalizzare Pandev o vedere crescere Insigne che strapagare Cristiano Ronaldo. Ma queste possono essere considerate devianze, lo ammetto.
Detto questo, però, non mi sfugge che la politica di De Laurentiis solo incidentalmente incroci quella del “calcio che fu” celebrata dal professor Trombetti. A De Laurentiis il calcio in sé non interessa. In cuor suo il presidente ride dei ricordi del professore sul gioco del pacchero, sulle maglie numerate dall’1 all’11 e senza nomi sulle spalle (questa è una mia aggiunta perché mi mancano tanto), sull’Hotel Gallia. Se potesse, De Laurentiis inserirebbe nel calcio una pausa di un’ora tra un tempo e l’altro per fare esibire qualche cantante e magari prima di un rigore aprirebbe una lotteria gratta e vinci facendo scommettere il pubblico sull’esito della realizzazione. E di esempi potrei farne tanti altri.
È vero, De Laurentiis ha ridato vita al Napoli. Ma lui ha ottenuto dal Napoli molto, ma molto di più. Non c’è nulla di male, per carità. Fa il suo mestiere e lo fa bene. E noi, che in fondo siamo solo dei malati, pur di vedere quella palla rotolare in fondo al sacco ci arrampicheremmo su ogni tipo di specchio per dare una cornice “alta” alla sua politica. Lunga vita a De Laurentiis, quindi. Quest’anno, al contrario di Antonello Perillo, ho persino rinnovato l’abbonamento (per me era un atto dovuto, dovevo ringraziarlo della cessione da me tanto agognata), ma lui Sivori non sa nemmeno chi sia. E, caro professore, nemmeno gli interessa saperlo.
Massimiliano Gallo
De Laurentiis è un ottimo presidente, ma col calcio che fu non c’entra niente
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