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E alla fine si va. Perché non si può non andare

E alla fine si va. Perché non si può non andare. Anche se stavolta ce l’ho messa tutta per desistere, non mi sono impegnato, ho cercato di distrarmi. Ma il richiamo è troppo forte. Si va perché per me Milano è quel che per tanti di voi rappresenta la musichetta: le colonne d’Ercole del nostro Napoli.
Perché Milano è Milano, gente che va veloce, la metro italiana che più somiglia alle capitali europee, quella cappa in cielo, la moda, Jannacci, Vecchioni. E perché hanno lo stadio più bello d’Italia.

Se vuoi diventare grandi devi dimostrarlo a San Siro. Io l’ho sempre pensata così. Anche se noi lo siamo stati prendendole quasi sempre. Non voglio qui ricordare tutte le sconfitte cui ho assistito in quello stadio. Magari ricordo uno zero a zero con gol ingiustamente annullato ad Alemao a pochi minuti dalla fine. Ma il grande Napoli era già in dissolvenza.

Milano è roba strana. È gente che si alza cinque minuti prima della fine del primo tempo così arriva prima al bar per bersi il caffè. È un po’ come quando vai a vedere una partita di baseball in America, fai le corse e poi capisci che dura quattro ore, che lì gli americani entrano e se ne vanno quando vogliono, anche prima della battuta decisiva. L’importante è che abbiano mangiato popcorn e festeggiato qualche compleanno da celebrare sul maxi-schermo.

Milano, dicevamo. È l’esame di maturità. Fin qui ci siamo sempre lasciati attanagliare dalla paura. Con l’Inter soprattutto, in pratica non abbiamo mai giocato. Sconfitti ancor prima di cominciare. Sull’erba alta, con il freddo che fa lì. Domani si va. Facendo finta di non pensarci. In silenzio. Treno, passaggio dagli amici, la metro con quella fermata Lotto cui non so perché sono legato. E il vialone. Che bello quel vialone. Soprattuto d’autunno. Con le foglie a terra. Serve a concentrarsi, a entrare nel prepartita. Poi San Siro, lo vedi da fuori, si staglia. E le salamelle. Quel vociare. L’insopportabile inno dell’Inter. E tu in silenzio.

Facci parlare, domani. Sia pure solo con gli occhi. Non possiamo non esserci. Perché è giusto dare il massimo in Champions, lo so. Però Milano è Milano. Troppe volte siamo andati via in silenzio guardandoci negli occhi. Troppi schiaffi abbiamo preso qui.
Massimiliano Gallo

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