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L’idea di Aurelio
sul calcio femminile

La misoginia del mondo del calcio (e non solo) è un fenomeno non più definibile dilagante, è ormai un oceano che progressivamente divora sempre più lembi di terraferma. E infatti, tra cape di leoni, allusioni a Lavezzi, rassicurazioni sugli abbonamenti, ci è evidentemente sfuggita un’esternazione (o almeno è sfuggita a me: ah quanto mi piacerebbe avere un luogo dove poter leggere lo stenografico delle dichiarazioni di quelli del Napoli) del nostro presidente. E cioè che ci vorrebbe una squadra femminile per ogni società di serie A.
Ovviamente Aurelio guarda al soldo. Ma probabilmente ha anche lo sguardo più ampio. Chissà, forse sarà merito della signorina Jacqueline, donna silenziosa ed educata, che sa come contenere e indirizzare un uomo che possiamo definire esuberante. So per certo che De Laurentiis è da sempre stato interessato al calcio femminile, si interessò anche alla squadra di Napoli, voleva cercare in qualche modo di farne un business. «In America o in paesi come Germania e Francia il seguito è notevole», leggo in un trafiletto del Corriere della Sera. E non ha torto. Del resto il Mondiale femminile in Germania sta riscuotendo un certo successo di pubblico.

Ovviamente già immagino le reazioni dei napoletani… Temo che il tutto rimarrà lettera morta. Il calcio femminile, tranne pochi momenti, ai tempi della Morace e di Betty Vignotto, non ha mai scaldato le folle. Per fortuna non suscitano più scalpore le giornaliste che si occupano di calcio (ahi quant’è lontano lo sgabello della Parietti o Sandro Ciotti che scosta in diretta la camicetta della Ruta per sbirciare il seno), ma le donne tutt’al più possono fidanzarsi coi calciatori. Del resto anche qui la nostra Ilaria sembra una mosca bianca, come se il calcio fosse un territorio riservato ai virili (o presunti tali). A Roma, non ho mai capito come mai, quando si va allo stadio uno su tre è donna. A Napoli no.
Massimiliano Gallo

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