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La domenica dell’urlo da Fuorigrotta all’Inghilterra

È stata la giornata dell’urlo. Quello improvviso, assordante e da infarto proveniente dai dirimpettai, accompagnato dal rumore di rotture varie. L’urlo prolungato fino all’esaurimento della voce del telecronista. Quello ad intermittenza di un vicino di casa. C’era pure l’urlo in play back che mi rimbombava dai commenti degli amici su facebook. E persino l’urlo canino del buon Charlie, l’amico del cuore di mio fratello Gianpaolo per sua fortuna allo stadio: ad un certo punto la bestiolina pelosa ha emesso un guaito tra lo sbuffo e la pena per me, sola in casa, che non gli davo retta per mettere in atto una serie di riti scaramantici. E che dire della telefonata dall’urlo delirante dell’altro mio fratello, Marcello, tifoso doc, dalla Spagna, appiccicato con la pennetta che gli faceva vedere la partita a spezzoni, che mi chiedeva “è finita? Ha fischiato?”. Infine quello formato boato, liberatorio a fine incontro, di provenienza globale. Ero  al Vomero, a casa della mamma a vedere la partita Napoli – Lazio. Lontana la pace di casa mia sull’Eremo dei Camaldoli. Fin qui tutto normale. Ma l’urlo più bello, il più sorprendente di tutti per me è stato quello di un telecronista inglese (video pubblicato su youtube) che alla terza rete di Cavani ha subito una metamorfosi: si è trasformato in uno dei nostri telecronisti tifosi, quelli che iniziano a dire “go” e non si sa quando arriverà la elle. Guardatelo, vi emozionerà.

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