Di Napoli-Catania due cose non dimenticherò (oltre ad altre, ma è un’altra storia). La fine, innanzitutto, quel non voler abbandonare il San Paolo e quel coro: chi non salta rossonero è. E tutti a saltare. Da quanti anni non lo sentivo. Con quell’intensità. Lo ammetto, mi sono emozionato. Era un coro diverso. Era un coro di gratitudine. Perché erano vent’anni che non andavamo a Milano a questo campionato a tre punti dalla vetta. Poi, forse, in cuor nostro ciascuno ha le proprie sensazioni. Ma questo Napoli ci hanno restituito il diritto a sognare. Ed è una cosa fantastica. C’è il pericolo di svegliarsi bruscamente, direte voi. E che fa, per me ricominciare a sognare è più importante.
Del Milan, di Milan-Napoli, parleremo diffusamente. C’è un’altra cosa che mi ha colpito. Tanto. E’ quell’applauso scrosciante, spontaneo, partito quando Cavani ha tirato il rigore sul palo esterno. Nessuno ha detto nulla. Abbiamo solo applaudito. Come a dire: noi siamo qua, non vi preoccupate, non molliamo. Bellissimo. Credo che per un calciatore possa essere una sensazione da brivido, indimenticabile.
E poi tante altre sensazioni vissute al San Paolo. Quell’esultanza pazza di Cavani dopo il gol di Zuniga, la tensione finale, la sensazione che siamo lassù. Erano anni che non la vivevo. L’ho percepita di nuovo un secolo dopo. Erano gli anni Ottanta, oggi il 2011. Lunedì saremo a Milano. Saremo tanti, tantissimi. Proprio come negli anni Ottanta.
Massimiliano Gallo
L’applauso da brividi dopo il rigore sbagliato
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