C’è mezza Europa pronta ad investire sul suo cartellino. Ci sono club importanti intenzionati ad offrire una barca di milioni pur di assicurarsene le prestazioni. Chelsea e Manchester City, per esempio, non hanno mai nascosto l’interesse, mentre diverse volte Josè Mourinho, da Madrid, ha espresso giudizi lusinghieri su questo giovane talento. Indiscrezioni, per il momento, che hanno messo in agitazione il popolo napoletano che mai vorrebbe lasciarlo partire. «I tifosi sono incredibili, ci trasmettono un affetto e una passione unica al mondo. Ci aspettano fuori dal centro sportivo, dopo ogni allenamento, e ci ripetono sempre la stessa cosa: “Ragazzi, voi non dovete andare via da Napoli”. E io cosa dico loro? Niente, non rispondo. Le richieste delle grandi? Per me sono quasi un peso, perché debbo sempre dimostrare di essere un talento, ma oggi Napoli è la mia città», dice Marek Hamsik, il giovane centrocampista slovacco, che col suo Napoli è proiettato verso grandi traguardi.
C’è un’intera città che sogna, il secondo posto in classifica che autorizza all’ottimismo: parlare di scudetto è azzardato, secondo lei?
«Non credo, anzi penso che ci sarà una sfida a tre fino al termine: insieme a Milan ed Inter c’è pure il Napoli, lo stiamo dimostrando coi risultati, la classifica parla chiaro. L’Inter deve recuperare con la Fiorentina, però non vedo problemi».
Pensa che la Juve sia definitivamente fuori da questa disputa?
«É difficile che possa rientrare. La vittoria di Cagliari ha restituito loro un po’ di morale, ma per essere competitivi dovrebbero dare continuità ai risultati. Intanto, faremo di tutto per tenerli quanto più lontano possibile dalle prime posizioni, si tratta di un’antagonista in meno».
Ritiene che sia arrivato il momento che Napoli vinca qualcosa?
«Vincere aiuta a crescere. E, dunque, io non vedo l’ora di conquistare qualcosa. Già arrivare in Champions League sarebbe un risultato entusiasmante, senza considerare che siamo ancora in gioco per l’Europa League».
Intanto, domani sera vi toccherà lo scontro diretto con la Roma, all’Olimpico, dove non avete mai vinto: c’è la convinzione in voi di potercela fare?
«É un’occasione importante per dimostrare soprattutto a noi stessi di essere forti al punto giusto da poter sfatare questo tabù. La Roma si può battere, certo, ma dobbiamo offrire una prestazione super, senza avere il timore d’imporci. Guardando il calendario, ritengo che le prossime tre giornate saranno decisive: ci aspettano Roma e Milan in trasferta e nel mezzo il Catania al San Paolo oltre al doppio impegno di Europa League, col Villareal. Saranno partite fondamentali e febbraio potrà essere decisivo per le nostre ambizioni. Nella competizione europea siamo l’unico club italiano presente, non possiamo deludere».
Le piace il calcio italiano, con le sue tecniche e quei tatticismi esasperati?
«Ho sempre sognato di giocare qui, ormai ci sono abituato, imparare la tattica m’intriga».
Qual è il giocatore italiano per il quale farebbe follie per giocarci insieme?
«In Serie A ci sono tanti giovani forti, ma in tutta sincerità non è ancora nato un altro Roberto Baggio. Credo che lui sia stato la migliore espressione del vostro calcio. Conservo gelosamente una foto con dedica che mi feci fare a Brescia. Pensate, lui smise quando io arrivai in Italia: che delusione! Avrei dato chissà cosa per essere suo compagno in campo. Ecco, io m’ispiro a Baggio, anche se lui è stato più attaccante di quanto lo sia io».
Lei ha partecipato al Mondiale sudafricano, nella scorsa estate, e con la sua Slovacchia ha addirittura eliminato l’Italia nelle fase a gironi: che ricordi ha di quella sera?
«Quella partita è stata qualcosa d’indimenticabile, se la rigiocassimo altre cinque o sei volte difficilmente la vinceremmo. Certo, un po’ di merito lo vogliamo per quest’impresa. La nostra prima volta a un Mondiale eliminando, per giunta, i campioni in carica: se non ti fa impazzire una roba del genere… In ogni modo, quella vittoria ha cambiato molte cose nei giudizi della critica. In Slovacchia non s’è mai creduto di potersi qualificare per un Europeo o un Mondiale. Ebbene dopo aver battuto l’Italia, nulla più c’è proibito, la gente ci considera vincenti e tutte le altre nazionali ci rispettano di più».
Una risposta lampo: lei è per Messi o Cristiano Ronaldo?
«Senza dubbio voto Messi, è più uomo-squadra, anche se hanno caratteristiche diverse».
Ritorniamo al Napoli: il tridente Lavezzi-Cavani-Hamsik è il più forte del campionato. Qual è la combinazione vincente?
«Cavani sta facendo tanti gol, è il capocannoniere del campionato. Lui ci mette tanta corsa ed è quasi infallibile nei sedici metri avversari. Del Pocho hanno tutti paura. Nell’uno contro uno è tra i migliori in campionato, le sue giocate sono sempre imprevedibili. A me, invece, viene naturale fare gol anche se dei tre io sono quello che aiuta di più nella fase difensiva. Ma va bene così, considerato che sono un centrocampista, è giusto che sia io a dare equilibrio al gioco. Però, la vera forza di questo Napoli è un’altra».
E cioè?
«La solidità del gruppo e il grande lavoro di Mazzarri. Lui è uno che cura molto i dettagli, vuole raggiungere traguardi importantissimi, ce lo ricorda ogni settimana, ci dice che possiamo conquistare un grande risultato a fine stagione. Da quando è arrivato a Napoli ci ha trasmesso davvero tanto, ci ha dato un’anima e ha creato un gruppo di lavoro di grandi intese. Ciascuno di noi sta dando tutto quello che può, anche chi sta giocando meno, quando viene impiegato dà il massimo».
Che effetto le fa vedere tanti giovani che seguono la sua moda con quello strano taglio di capelli? A Napoli da qualche anno esiste il taglio alla Hamsik…
«É bello essere un idolo per i ragazzini, ne vedo tanti andando in giro con i capelli strani come ce li ho io. In Slovacchia, però, questo taglio non è considerato strano e l’idea che qui sia diventato una moda sotto certi aspetti m’inorgoglisce. Siamo ancora nel campo delle cose pulite, quelle che dovrebbero inseguire i ragazzi. Io sono sempre stato un tranquillo, la mia famiglia mi ha insegnato i reali valori della vita. Da bambino, però, a scuola non andavo bene, volevo soltanto giocare a pallone. I miei genitori, pensate, vendettero la macchina per pagare il mio trasferimento dallo Jupie allo Slovan Bratislava».
É scaramantico, Hamsik?
«Sì, ma qui lo sono diventato di più».
Eppure, ha scelto il numero 17…
«Solo perché il 7 è presente nelle mie cifre, sono nato il 27-7-87 e, dunque, è sempre stato il mio numero preferito. Il 17 lo avevo anche a Brescia e mi portava bene».
In conclusione, Hamsik, c’è Napoli nel suo domani?
«Il legame resterà forte, per sempre, qualsiasi sarà il mio futuro professionale. Qui, Martina (la sua futura sposa, ndr) e io abbiamo deciso di concepire e far nascere nostro figlio, Christian, che ha 13 mesi. Il matrimonio? Non abbiamo ancora stabilito la data, ma una certezza c’è: mia moglie sarà Martina».
Mimmo Malfitano La Gazzetta dello Sport
Marek Hamsik: per il titolo ci siamo anche noi
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