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E il collega romanista esclamò: Bergonzi

E’ mezzogiorno, sono al pc della stanza della mia nuova redazione. Anche stavolta con un romanista come compagno di viaggio. Lo stesso romanista, per giunta. Vabbè. E’ mezzogiorno, dicevo. E d’improvviso lo sento, lui di solito taciturno. Una parola secca: Bergonzi. Seguito da un flebile suono incomprensibile, uno di quei mugugni che faceva il mio amato pitbull. Faccio finta di niente, nemmeno sollevo lo sguardo. Perché già so dove vuole arrivare (perché chi se la dimentica quella mitica serata contro la Juve con Bergonzi arbitro). Perché in quella parola, un cognome, è condensato tutto l’essere romanista. Che rosica persino d’anticipo. Non proferisco parola. In cuor mio sorrido, però. E perché è bello che non stiamo più lì ad aspettare le designazioni arbitrali sapendo già – due giorni prima – come il direttore di gara influenzerà il match.
Lascio scorrere, dò uno sguardo al Tevere e mi reimmergo nel lavoro. Cerco di non pensarci, ecco. Stamattina me ne sono andato in un bar di Testaccio per sentire che aria tirava. Mah, non so. Fanno finta di snobbarci ma ci temono. Però è meglio evitarli. E’ dura fino a sabato. Ma è meglio non cadere in alcuna provocazione. Non voglio nemmeno sapere se Mexes lo riablitano, oppure no. Fatti loro. Per me possono mettere Beckenbaeur al centro della difesa.
Io penso al mio Napoli e a Mazzari. Qui all’Olimpico contro la Roma il buon Walter non è mai stato sulla nostra panchina. In tre anni di A abbiamo rimediato due pareggi e una sconfitta. Mitico il 4-4, con d’Esposito che ruppe di netto un sediolino in tribuna stampa alla traversa di Lavezzi. L’1-1 fu figlio di un grande secondo tempo. Pareggiammo in dieci con Hamsik, poi rischiammo di perderla ma all’ultimo minuto Menez si divorò un gol. L’anno scorso, infine, perdemmo. La squadra non c’era e accompagnò Donadoni alla porta. A dare il benservito a Marino ci pensò il presidente. Sembra una vita fa. Da allora è nato un altro Napoli. E noi emigranti testaccini lo stiamo aspettando da un anno e mezzo.
Massimiliano Gallo

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