Ero felice, tre goal alla Juve e una cena in compagnia di amici erano una accoppiata perfetta, mi aveva predisposto a una piacevole nottata per locali del centro storico, il modo, cioè, in cui avevo deciso di prolungare l’euforia che solo una vittoria del Napoli ti lascia addosso, ma poi sullo schermo è comparso lui e mi sono intossicato cena, vittoria e mi è passata anche la voglia di uscire. Lui è anche il motivo per cui dopo anni non ho preso l’abbonamento, gli altri motivi, se vi possono interessare, sono una pigrizia cosmica e una certa diffidenza per la maroniana tessera del tifoso.
Sì lo so che è un imprenditore, che eravamo a Lanciano, che non avevamo i palloni e blabla, ma detto molto semplicemente il prodotto che prova a vendermi ogni volta che si presenta sugli schermi non mi interessa, la Superlega europea che ci ripropone con insistenza metodica mi sembra il modo per spostare più in là il momento dei veri investimenti e un eccezionale strumento di distrazione di massa da quello che dovrebbe essere il famoso e tanto sospirato salto di qualità.
Ma vabbè, poco importa, il goleador mistico mi aveva reso euforico, l’effetto comico del bofonchiare di Delneri aveva reso ancora più dolce la vittoria, incalzato da una D’Amico mozzafiato il vecchio editorialista de La Padania si era prodotto in una riuscitissima imitazione dell’ispettore Clouseau con il risultato che mi ero letteralmente incollato al televisore.
Poi si è palesato lui e io novello Elvis ho avuto l’impulso di spegnere la televisione nel modo meno ortodosso possibile. Confesso che questa volta ci ero cascato, la dolce vittoria mi aveva persuaso a dare una possibilità al Presidente, tre goal alla vecchia signora credevo che bastassero come antidodo alla facondia del presidente più immaginifico d’Italia, ma mi sbagliavo. Un presidente euforico questa volta provava a convincermi che non avrebbe fatto grossi investimenti perché Platini imponeva il fair play finanziario e che, sia ben chiaro, lui le rispetta le regole! Il calcio da cambiare che impedisce a un vero imprenditore come lui di investire pesantemente non si declinava più nelle forme di una fantasmagorica Superlega europea, ma dell’austero fair play finanziario. Le battute su Berlusconi che farà di tutto per vincere lo scudetto devono essere sembrate al presidente un raffinatissimo understatement, ma a me sono sembrate un capolavoro del dico-non-dico degno di Alberto Sordi presidente del Borgorosso Football Club. Quindi, caro presidente, fai quello che vuoi, i napoletani adoranti ti premettono di gestire il Napoli come preferisci, i risultati in qualche modo ti danno ragione. Non comprare Inler, Criscito e vendi Marek, ma la prossima volta che ti palesi in tv io cambio canale; ti voglio bene, ma proprio non ce la faccio a reggerti.
Andrea Pomella