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Napoli secondo, nell’88/89 vincemmo l’Uefa

Secondo me sul sito si è perso un po’ il senso della misura. Scherzo ovviamente perché la bellezza del Napolista è proprio questa: ognuno può dire la sua in qualsiasi momento. Ma un simile condensato di polemiche con la squadra seconda in classifica solo in una piazza virtuale aperta al dibattito come il Napolista lo potevamo trovare. Questa è la settimana delle celebrazioni: Cavani capocannoniere, il Napoli secondo in classifica. Pazienza se siamo una grande che sembra uscita dagli scatoloni di Ikea piuttosto che da una maison parigina. Abbiamo il tavolo per le riunioni Galant e lo scaffale Hillis. E abbiamo anche la poltrona Poang con la dieresi sulla a, di quelle che dondolano e fanno tanto comodo mentre guardi la tv. Siamo una piccola grande o grande piccola vedete un po’ voi, ma siamo secondi e stiamo crescendo. E allora addio Ikea.
Milan quaranta punti, Napoli trentasei, non accadeva dal 1992 che il Napoli non fosse così in alto in classifica. Milan in testa con 29 punti, poi Juve 26 e Napoli a 23. Poi alla fine della giostra scivolammo dietro il trio Milan-Juve-Torino. Per la verità anche lo scorso anno abbiamo girato a 33 punti, quarti in classifica a quattro punti dal Milan (37). In testa l’irraggiungibile Inter a quota 43. E bisogna tornare ancora più indietro, nell’89/90, la stagione dello scudetto per vederci in testa: Napoli 25 punti, Inter 23. Nell’88/89 virammo secondi dietro l’Inter poi tricolore. E noi? A vincere la Coppa Uefa eliminando Juve, Bayern e Stoccarda. Con la Juve, guarda un po’, vincemmo 3-0 al san Paolo. Sto mischiando un po’ di cose, lo so,  ma che fa.  Secondi anche nell’85/86 dietro la Juve che vinse lo scudetto. Ometto la statistica relativa al titolo italiano partendo di rincorsa. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché quest’anno il mio obiettivo è la Champions, ma dico una cosa. Difficilmente negli ultimi anni chi vira secondo non va in Coppa Campioni. Ebbene sì, l’ho detta. Ed ora consolidiamo e guardiamoci le spalle. Sabato c’è la Fiorentina.
Paolo Carafa

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